In Evidenza
altre sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

L’isola dei resuscitati morti, il geniale corto di Domenico Montixi in concorso a Sitges

Cinema

Paolo Nizza

Dopo aver trionfato al Tokyo Horror Film Festival, l’opera è stata selezionata dalla prestigiosissima kermesse catalana dedicata al cinema fantastico. Per l’occasione abbiamo intervistato il vulcanico e talentuoso regista sassarese

Condividi:

L’ultimo successo in ordine di tempo parla catalano. L’isola dei resuscitati morti, infatti, parteciperà all’edizione 2023 del Sitges - Festival internazionale del cinema fantastico della Catalogna. Il titolo è stato inserito nella sezione nella sezione Brigadoon (in concorso per il Paul Naschy Brigadoon Award for the best fantastic genre short film e per i Melies D'argent). Così dopo aver vinto il premio come miglior corto e il premio del pubblico al Tokyo Horror Film Festival, l’opera diretta da Domenico Montixi sarà protagonista della più importante kermesse cinematografica internazionale dedicata al cinema fantastico. E si tratto un riconoscimento meritatissimo. L’isola dei resuscitati morti è un’intrigante, sardonica, sorprendente lettera d’amore dedicata agli zombie movie italiani immortalati da Lucio Fulci e Bruno Mattei. Con perizia filologica, talento visionario e ironia, Montixi ci trasporta negli anni Settanta. Un gruppo di ruvidi mercenari, capitanati da una provocante e ambigua dottoressa, un giornalista indomito e una caparbia ragazza, si avventurano su di un’isola tropicale alla ricerca di un noto scienziato scomparso. I malcapitati, loro malgrado, sono all'oscuro del fatto che sull'isola sta capitando qualcosa di terribile e sovrannaturale. Riusciranno i nostri eroi a trovare il professore e scoprire cosa sta succedendo? Ma soprattutto, riusciranno a sopravvivere?  

Domenico Montixi, un eclettico fuoriclasse 

Se L’isola dei resuscitati morti  ha circumnavigato intero globo terracqueo, dal Trieste Science + Fiction Festival (dove ha vinto il premio Cinelab Spazio Corto), al Camp Horror Film Festival (Montana) dal Vespertilio Awards allo Shock Stock Festival (Canada), il  merito è soprattutto del regista Domenico Montixi, nato a Sassari nel 1980, un videomaker colto e di talento che già in No redemption with... Don Mitraglia (2012), un corto mascherato da trailer, ha sperimentato le atmosfere del cinema di genere tra i 70/80, che poi contraddistingueranno i suoi lavori tra citazioni esplicite e riferimenti oscuri. Un regista lontano anni luce dalle mode passeggere, dall’ossessione per gli algoritmi, dalle corrive parodie del cinema bis. Sapido quanto un Vermentino sardo, fiammeggiante come il Filu 'e ferru (la nota acquavite), Domenico è un autentico e autorevole fuoriclasse, innamorato del cinema in ogni sua forma. E come se non bastasse, con lo pseudonimo di Billy Alcantara, crooner confidenziale con la passione per il bel canto, ha realizzato una serie di gustosissimi videoclip musicali in cui reinterpreta classici come Besame Mucho. Insomma, un talento volitivo e proteiforme con cui risulta piacevolissimo e molto stimolante conversare.

approfondimento

Vespertilio Awards 2023, ecco tutti i vincitori della seconda edizione

Intervista a Domenico Montixi

 

 

Come è nato L’isola dei resuscitati Morti?

Ha avuto un percorso molto travagliato. Ero stato contattato da un regista romano che stava realizzando un documentario sugli zombie movie italiani composto da interviste ad attori e registi. Io avrei dovuto girare delle scene di un immaginario film perduto da inserire all’interno del doc. Avevo carta bianca e un piccolo budget. Così ho deciso di girare un vero e proprio cortometraggio. Un’opera che avesse il mood di questo genere cinematografico e che contenesse il meglio e il peggio di questo filone, quindi da un capolavoro come Zombie 2 di Fulci a titoli meno riusciti come Virus di Bruno Mattei. Anche se poi, pure in questo film ci sono scene memorabili e divertenti. Perché non mi interessava parodiare quelle pellicole. Ho un grande rispetto per questi lungometraggi e l’intento era omaggiarli con ironia, ma non sbertucciarli.

 

Infatti, si percepisce nel tuo lavoro un approccio sincero, empatico. Mi ricorda la sensibilità e l’amore per cinema nella sua totalità di Tim Burton che nel film Ed Wood immagina l’incontro tra il peggior regista del mondo e Orson Welles (interpretato da Vincent D’Onofrio).

Sono onorato da questo paragone. A me interessa tenere separati l’omaggio dalla parodia. Trovo stimolante sperimentare le condizioni in cu registi dell’epoca si trovavano a dover lavorare. Quindi low budget ed esigenze produttive ben specifiche. Per esempio, inserire in un determinato momento una scena erotica, oppure gli squali se in quel periodo andavano di moda. E al netto di tutte queste limitazioni riuscivano comunque a dare un’impronta, un taglio personale alle loro opere. Per esempio, quello che amo molto dei film di Fulci, oltre alle sequenze splatter, sono il lirismo, la poesia che a volte si palesa in certi frammenti. Parimenti. una delle scene che preferisco del mio corto è quando vengono rivelate le identità del giornalista e della ragazza con i due protagonisti ripresi di spalle, in campo lungo sulle note di una musica romantica. Insomma, erano registi che cercavano di lavorare al meglio, con i mezzi a loro disposizione.

Quindi ti senti più vicino a Piraña di Joe Dante che alla saga di Sharknado?

Direi di sì. Peraltro, mi piace molto Joe Dante. Tornando al corto, alla fine il documentario non si è più realizzato. E quindi insieme al produttore austriaco, Alex Wank abbiamo deciso di mandare L’Isola dei resuscitati morti ai Festival.

Come sono andate le riprese?

È stata una lavorazione molto difficile.  Abbiamo girato in soli 5 giorni. Molti hanno partecipato a titolo gratuito e soprattutto, in certi casi, hanno avuto un’infinita pazienza. Per quanto concerne il cast, gli attori sono in parte professioni come Stefano Deffenu, un mio caro amico, che ha recitato in Perfidia e I Giganti, entrambi diretti Bonifacio Angius. Altri, invece, sono esordienti assoluti. È il caso della protagonista Francesca Cavazzuti, che si rivelata un’autentica rivelazione. Per scelta stilistica non ho registrato niente in presa diretta e tutto il cast è stato doppiato. Comunque, sono stati tutti bravissimi spontanei oppure teatrali come lo erano gli attori di quel filone cinematografico a cui ho reso omaggio

Perché hai scelto di girare in Sardegna, la tua terra d’origine?

Sicuramente c’è una questione logistica. Per questioni di budget, non avrei potuto girare nella giungla delle Filippine, come facevano all’epoca. Poi penso che in Sardegna ci siano una molteplicità di scenari naturali davvero straordinari. Adatti alle situazioni più diverse. Magari nello specifico la giungla è difficile da replicare. Però per esempio ci sono location perfette per un western

Anche gli effetti speciali di L’Isola dei resuscitati morti sono notevoli?

Li ha realizzati Eleonora Dessì, diplomata in effetti speciali e trucco areografico all’Accademia di Roma della “Vittorio Sodano Studio”. Si è presentata sul set con litri di sangue finto, arti mozzati, teste decapitate. È stata bravissima.

La colonna sonora invece è firmata da Flai.

Il suo vero nome è Federico Flai. L’ho conosciuto grazie a Facebook una decina di anni fa. Gli ho proposto di realizzare la colonna sonora di L’Isola dei resuscitati morti e ha accettato immediatamente. Ha realizzato le musiche in assoluta libertà e ha prodotto un lavoro eccezionale caratterizzato da una melodia molto piacevole da ricordare. Poi come ho fatto per tutto l’audio del corto ho realizzato un lavoro di sporcatura del suono. Infatti, in alcune scene del corto si percepiscono dei fuori sincrono, assolutamente voluti.

Come mai hai scelto proprio gli zombie come mostri del tuo corto?

Mi piace molto George Romero, ma gli zombie movie non sono il mio genere horror preferito in assoluto.  Credo però che sia un filone cinematografico molto adatto per raccontare la nostra attuale società. E ho cercato di inserire nel finale del corto quel tipo di critica presente in quella tipologia di film. Anche se io ho una visione meno pessimistica

C’è anche qualche scena di nudo, ormai pressoché invisibile, soprattutto nei titoli proposti dalle piattaforme.

Sulla falsariga del cinema di quegli anni ho inserito alcune scene di erotismo più o meno gratuito come accadeva nei film di quel periodo. Mi sono divertito a omaggiarle con ironia, puntando sull’esagerazione e cercando di inventare qualcosa di nuovo, come la sequenza del capezzolo morsicato.

Quali sono i tuoi film horror preferiti?

Il primo titolo che mi viene in mente è L’Armata delle Tenebre di Sam Raimi. È il mio film preferito, non solo del genere horror. È uno di quei lungometraggi che potrei guardare ogni 3 giorni per tutta la vita, senza mai annoiarmi. È l’opera che mi ha colpito di più quando ero un ragazzino. All’epoca le pellicole orrorifiche mi facevano molta paura. Con questo film ho capito che non c’era solo la tensione continua in questo filone cinematografico. Quella mescolanza di generi mi ha conquistato, grazie anche a un protagonista tonitruante come Ash Williams, interpretato da Bruce Campbell. Poi amo molto il cinema di Lucio Fulci, in special modo L’Aldilà. Adoro anche Hausu di Nobuhiko Obayashi, un’opera geniale, folle, psichedelica. Inoltre, voglio citare Phantasm di Coscarelli. Prediligo il mix e in questo senso questa pellicola risponde appieno alle mie aspettative, centrifugando il meglio della produzione americana e di quella europea. E poi quel finale, surreale, metafisico, realizzato con due lire. Infine, Scuola di mostri di Fred Dekker, pellicola che miscela perfettamente i classici villain horror della Universal con il coming of age di film quali Stand By Me e I Goonies.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Vorrei trasformare L’Isola dei resuscitati morti in un lungometraggio, con lo stesso mood e utilizzando lo stesso cast e la medesima troupe. La storia è forse troppo compressa in certi momenti e come mi hanno fatto notare in molti, quando la vicenda entra nel clou e si fa interessante, il cortometraggio finisce.

Poi mi piacerebbe girare un corto con gli stilemi del poliziottesco, ma in chiave grottesca.  Un mix tra Il giustiziere della notte e Fantozzi. Ho scritto il soggetto e sto lavorando alla sceneggiatura.

approfondimento

I 45 migliori fim horror