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Dampyr, tra vampiri e guerra. Recensione del film tratto dal fumetto Bonelli

Cinema

Gabriele Lippi

Ph. Credit: Gianfilippo De Rossi

La origin story del cacciatore di vampiri mezzosangue creato da Mauro Boselli pone le basi per un nuovo universo cinematografico che si annuncia particolarmente promettente. E si rivela un esperimento decisamente riuscito, un film di genere che convince

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“Il sangue ha memoria”. Non si può scappare dal proprio passato, si può affrontarlo, sicuramente, scenderci a patti, persino ribellarsi, ma non è possibile cancellarlo. Sembra questo il messaggio racchiuso nella frase che Tesla dice ad Harlan quando Dampyr ha già scavallato la prima metà della sua durata. Il primo film di Bonelli Entertainment, divisione audiovisiva della Sergio Bonelli Editore, prodotto con Brandon Box e distribuito dalla Eagle Pictures, parla di sangue, di retaggio, di destino, ma anche di libero arbitrio.

Nascita di un antieroe

Dampyr è un racconto di scoperta e accettazione della propria identità, il viaggio di un antieroe piuttosto tradizionale, a tinte fortemente dark, ambientato in un contesto quasi contemporaneo, storicamente realistico, che solo nella sua parte iniziale concede spazio a una lieve vena umoristica. Harlan (Wade Briggs) è un Dampyr, figlio di un Maestro della Notte e di una donna, metà vampiro e metà umano destinato a dare la caccia ai vampiri. Ma non sa di esserlo.

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Ph. Credit: Gianfilippo De Rossi

LA SCOPERTA DI SÉ STESSI

O meglio, è convinto che le voci che circolano su di lui siano solo leggende, ottime da sfruttare per spillare qualche soldo e un po’ di pane ai poveri creduloni che popolano i Balcani lacerati dalla sanguinosa guerra dell’ex Jugoslavia all’inizio degli anni 90. “Sono una presa per il culo. I vampiri non esistono”, dice al comandante Kurjak ma proprio gli incontri che farà e gli eventi in mezzo ai quali si troverà lo porteranno però a scoprire chi è davvero, a riconoscere i suoi incubi come frammenti di ricordi impressi nel sangue, a decidere se restare un ciarlatano truffatore o trasformarsi in eroe accettando le enormi responsabilità che derivano dai suoi grandi poteri.

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UNA QUESTIONE DI SCELTE

Harlan però non è l’unico a seguire un percorso di crescita in un film che, fondamentalmente, parla di scelte. Si può decidere di accogliere la propria identità o di costruirsene una diversa, scegliere il bene e ribellarsi al male, condurre una vita seguendo determinati valori o meno. Tutti i protagonisti si trovano davanti a questo tipo di scelta, tutti sono messi a confronto con il loro passato nel cercare di costruire il loro futuro, combattendo una guerra al male che diventa metafora della guerra vera, quella capace di lacerare un Paese, devastare città, mettere uno contro l’altro parenti, amici, vicini di casa, lasciando una lunghissima scia di sangue, corpi e macerie al suo passaggio.

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CAST E PERSONAGGI

Wade Briggs è un Dampyr convincente ben oltre la somiglianza fisica col personaggio del fumetto creato da Mauro Boselli, capace di passare con disinvoltura attraverso un forte cambio di caratterizzazione all’interno del film, trasformandosi da ciarlatano a guerriero. Frida Gustavsson è la Tesla perfetta, gelida nella sua bellezza e passionale nella sua interpretazione. Stuart Martin ha nel volto il rigore di Kurjak, un soldato convinto che una guerra debba essere combattuta con onore e rispetto, ancora di più in un contesto di continui crimini di guerra. Ma forse il personaggio più carismatico è Gorka, interpretato da David Morrissey, un villain freddo e orgoglioso, un Maestro della Notte capace di manipolare e muovere come burattini i vampiri che ha creato.

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UN BUDGET BEN SPESO

Se la sceneggiatura di Mauro Boselli, Giovanni Masi, Alberto Ostini e Mauro Uzzeo ha un impianto solido (con uno sviluppo dei personaggi forse lievemente accelerato per l'esigenza di scendere a patti con la durata del film e la necessità di entrare presto nel vivo dell'azione) supportato da una recitazione di buon livello da parte di tutto il cast, il comparto tecnico spicca per qualità. I 15 milioni di budget dichiarati da Bonelli Entertainment e Brandon Box si vedono tutti e l’impressione è che siano stati spesi decisamente bene.

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UNA PRODUZIONE DI LIVELLO

Ottimo l’esordio alla regia di Riccardo Chemello, supportato da una bella fotografia firmata da Vittorio Omodei Zorini che punta tanto sui toni scuri e grigi, il film tradisce la presenza al suo interno di alcune tra le più importanti maestranze del cinema italiano e internazionale, dall’hair designer Giorgio Gregorini (Premio Oscar per Suicide Squad), alla Makeup Designer Francesca Galafassi (Game of Thrones). I costumi sono di Giovanni Casalnuovo (WantedRomeo & JulietBeowulf). Le scene di combattimento, avvincenti e credibili, sono affidate al fight coreographer Vladimir ‘Furdo’ Furdik (SkyfallGame of ThronesThe Witcher) e al supervisore degli stunt Lubomir Misak (Game of ThronesThe Last LegionKingdom of Heaven). Gli effetti speciali sono curati da Alps Studios (Bones and AllCuronThe Stand).

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Un film di genere di qualità

Dampyr è un film di genere fatto con maestria e passione, da chi conosce e ama il materiale di origine e da chi ha saputo dargli una nuova visione su un mezzo diverso e complicato. Un esperimento certamente riuscito e un punto di partenza promettente per quello che sarà l'universo cinematografico di Bonelli Entertainment, un patrimonio di personaggi e storie che possono avere una loro versione molto più che dignitosa sullo schermo.

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