
Il Festival di Venezia omaggia Ezio Bosso con "Le cose che restano". FOTO
Il grande direttore d'orchestra e musicista scomparso nel 2020 è il protagonista speciale della giornata odierna del Festival di Venezia. Sarà, infatti presentato Fuori Concorso oggi, il nuovo documentario di Giorgio Verdelli “Ezio Bosso. Le cose che restano”. Il film uscirà nelle sale italiane con Nexo Digital solo il 4,5 e 6 ottobre SEGUI LA DIRETTA

Nella pellicola, grazie soprattutto alle suggestioni sonore, ai duetti voce musica ed alle testimonianze degli intervistati viene raccontata la storia umana, artistica e professionale del grande compositore e direttore d’orchestra recentemente scomparso, dalle prime esperienze a Torino ai grandi riconoscimenti internazionali
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Ezio Bosso è stato contrabbassista, pianista, arrangiatore, compositore, direttore d’orchestra e raffinato divulgatore. In tutte le anime musicali della sua intensissima esistenza c’è sempre stato l’amore per l’arte, vissuta come disciplina e ragione di vita
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Nel film il racconto è affidato allo stesso Bosso, attraverso un lavoro minuzioso di ricerca tra le tante interviste audio e video che ha rilasciato nel tempo. Il ritmo scorre fluido e spontaneo, proprio perché il docufilm è privo del solito narratore frontale: è il maestro stesso a svelarsi agli spettatori, a farci entrare nel suo mondo e nel suo immaginario, come in un diario
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Le parole di Bosso si alternano alla sua seconda voce, la musica: quella grandiosa delle rassegne internazionali e dei concerti e quella intima delle prove, dello studio, della ricerca stilistica. Quella che ha composto e quella che ha diretto, in particolare gli amati Beethoven e Schubert
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Dai colleghi musicisti del Conservatorio fino alla band degli Statuto e ai primi spettacoli teatrali, c’è nel film anche la Torino creativa degli anni Ottanta. Il documentario coglie qui l’occasione per tracciare un ritratto antropologico delle origini di Bosso, nato e cresciuto in un quartiere operaio composto quasi solo da immigrati: la sua famiglia era “la sola piemontese di tutto il caseggiato”.
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Le testimonianze si intrecciano al racconto dello stesso Bosso, della famiglia e del repertorio sino ad arrivare ai successi al Regio di Torino, all’Arena di Verona con i Carmina Burana, alla Fenice di Venezia, a Piazza Maggiore a Bologna e alle prime colonne sonore registrate a New York come a Londra agli Abbey Road Studios
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Il regista Gabriele Salvatores ricostruisce il loro sodalizio artistico spiegandoci le vicissitudini umane del musicista: poi ancora, Silvio Orlando, Paolo Fresu e tanti collaboratori, amici e addetti ai lavori contribuiscono a tracciare un mosaico puntuale e spesso inedito della sua figura
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Il docufilm contiene anche un brano inedito The Things That Remain, un ultimo messaggio di Bosso alsuo pubblico e a tutti perché come luistesso ha dichiarato: “Ognuno si racconterà la propria storia e io posso solo suggerire la mia”
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Portatore di un potente messaggio motivazionale nella sua vita e nella sua musica, ancora prima della malattia che non ha fatto che acuire il suo bisogno di raccontarsi agli altri, Ezio Bosso è stato e sarà sempre una fonte d’ispirazione per chiunque vi si avvicini, una “presenza, non un ricordo”, come intende lo stesso regista del film, Giorgio Verdelli
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Per contestualizzare il mondo di Bosso, il film è stato realizzato gran parte delle interviste in luoghi che avevano un legame con la sua vita. Per esempio, la Cantina Bentivoglio di Bologna, il Palazzo Barolo di Torino, L’Hotel Locarno di Roma, il pub e il ristorante che frequentava a Londra, il Teatro Comunale di Bologna, il Regio di Torino, piazza Statuto a Torino, l’Arena di Verona, l’Auditorium Santa Cecilia di Roma
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Ezio Bosso ha cominciato la sua carriera nel mondo della musica classica a 16 anni, quando aveva cominciato a studiare composizione e direzione d’orchestra, ma era diventato popolare in tutta italia grazie alla sua esibizione al festival di Sanremo del 2016, invitato da Carlo Conti. Fu l’esibizione all’Ariston che portò il suo primo album in classifica
Ezio Bosso, in una raccolta la sua vita per la musica
In realtà il compositore era già molto noto nell'ambiente, pur avendo un solo album pubblicato pochi mesi prima della sua esibizione sul palco dell'Ariston. Nonostante una carriera già avviata, "The 12th Room", uscito nell'ottobre del 2015 fu il suo primo album ufficiale: un doppio cd che conteneva da un lato quattro inediti e sette brani di repertorio, dall'altro la Sonata No. 1 in Sol Minore per piano solo, composta dallo stesso Bosso
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Adolescente, Ezio Bosso entrò a far parte degli Statuto, storica band ska torinese, col nome di Xico, grazie alla conoscenza del fondatore Oscar Giammarinaro

La carriera classica del Maestro cominciò quando aveva 16 anni, in Francia, come solista, prima di cominciare a studiare composizione e direzione d'orchestra all’Accademia di Vienna collaborando con realtà importanti europee, esibendosi, tra le altre cose, alla Royal Festival Hall di Londra, alla Sydney Opera House, al Palacio de Bellas Artes di Città del Messico, al Teatro Colón di Buenos Aires, alla Carnegie Hall NYC e al Teatro Regio di Torino, dirigendo orchestre come la London Symphony Orchestra, la Czech National Symphony e l'Orquesta de Cámara de Madrid

Negli anni '90 , per il teatro cura la parte musicale de "La stanza di Emily", di "Cuori", di "A score for Amleth", di "Sogno di una notte di mezza estate" e di "Studio su Amleto", con Valter Malosti; tra il 1998 e il 2001, invece, lavora a "La confessione biologica", con Antonio Catania, a "Qoeleth e il cantico dei cantici", con David Riondino, a "Moi je s'addresse" e ad "Aspettiamo quello simpatico", con Rocco Papaleo

Nel 2001 , Bosso si occupa della colonna sonora del film "Ribelli per caso", mentre due anni più tardi realizza quella di "Io non ho paura", diretto da Gabriele Salvatores, con protagonista Diego Abatantuono, grazie alla quale riceve una nomination al David di Donatello

Nel 2011 Ezio Bosso scopre di essere ammalato: quello che l'ha colpito è un tipo di malattia neurodegenerativa i cui effetti sono analoghi a quelli della sclerosi laterale amiotrofica (Sla), patologia neurologica che, con il passare del tempo, compromette la sua possibilità di camminare, di muoversi liberamente e di esprimersi verbalmente

Nel 2015 Ezio Bosso viene candidato al David di Donatello per le musiche de "Il ragazzo invisibile", film per cui è tornato a collaborare con Gabriele Salvatores, e viene chiamato dall'Università Alma Mater di Bologna per realizzare e dirigere una composizione incentrata sulla Magna Charta dell'ateneo. Inoltre, registra il suo primo album ufficiale da solista, commercializzato per Egea Music il 30 ottobre con il titolo "The 12th Room", la dodicesima stanza

Ezio Bosso si spegne a Bologna il 15 maggio 2020, all'età di 48 anni.