La Mostra della ripartenza è trascorsa nel rispetto assoluto delle norme anti-Covid e con un programma di tutto rispetto, nonostante le tante assenze: ecco i temi e gli istanti più memorabili della rassegna
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Covid-free
Venezia 77 ha navigato nell'incertezza fino al giorno stesso dell'inaugurazione, mentre in Italia la "seconda ondata" di fine agosto seminava ulteriore preoccupazione. Ma dal punto di vista dell'emergenza sanitaria è andato tutto bene, grazie al rigoroso sistema di controlli non solo all'ingresso, ma anche nelle stesse sale di proiezione, dove le "maschere" ricordavano in continuazione l'obbligo agli spettatori. Esame superato alla grande, che sarà modello per tutti i festival del mondo al via nelle prossime settimane.
Tutto online
L'esigenza del distanziamento sociale ha portato alle famose (e un po' tristi) file un posto sì e un posto no, con prenotazioni da effettuare rigorosamente online attraverso una app più efficace da cellulare che da computer. Anche in questo caso, però, dopo un paio di giorni di rodaggio, è filato tutto liscio, senza code e con ordinate file indiane di spettatori, molti anche stranieri. Si parla spesso del nostro senso d'inadeguatezza rispetto all'estero: Venezia è stata eccellente esempio di organizzazione italiana agli occhi di tutto il mondo.
Le conferenze a distanza
Purtroppo a ritirare il Leone d'Oro non c'erano né la regista né la protagonista e produttrice Frances McDormand, collegate via Zoom da Pasadena: l'assenza di molte star, ampiamente prevedibile per ovvi motivi, e del conseguente poco glamour di red carpet riempiti soprattutto da influencer, è stata l'unica nota dolente del Festival della ripartenza. Merita una menzione chi è arrivato dall'estero, da Pedro Almodovar al Leone d'Oro alla Carriera Tilda Swinton.
La città delle donne
Veniamo al cinema e all'edizione più "rosa" della storia di Venezia, a cominciare dalla presidente Cate Blanchett. Chloé Zhao è stata la quinta donna a vincere il Leone d'Oro, a dieci anni dall'ultima (Sofia Coppola 2010): il premio principale a Nomadland mette insieme le esigenze artistiche tipiche di ogni Festival e le istanze politiche di un film che fa luce su un fenomeno marginale come quello dei "workampers" americani, raccontato con compostezza e senza pietismi.
E' nata una stella
La Coppa Volpi 2020 celebra la nascita di una nuova stella nel cinema anglosassone: l'inglese Vanessa Kirby, già conosciuta dai fan di The Crown nel ruolo della principessa Margaret, e protagonista a Venezia con due ruoli molto forti e molto diversi per ambientazione, epoca e carattere in The World to Come e in Pieces of a Woman (per il quale è stata premiata). La sua bellezza algida, quasi irreale, non è passata inosservata né sul grande schermo né sui red carpet.
Finalmente Favino
Alla sovrabbondanza di ruoli femminili ha fatto da contraltare un numero mai così esiguo di personaggi maschili memorabili. Anche per questo la Coppa Volpi è andata al sempre impeccabile Pierfrancesco Favino per Padrenostro, un film di cui forse non è nemmeno il protagonista (occupa molto più spazio la storia del piccolo Mattia Garaci) ma che "riempie" con la sua presenza silenziosa e massiccia. L'ennesimo riconoscimento per uno dei migliori attori europei del momento.
Zero polemiche
Nessuna polemica, nessuno scandalo mediatico, nessun polverone com'eravamo (purtroppo?) abituati nelle precedenti edizioni: l'unico piccolo motivo di trambusto l'ha fornito Matteo Salvini accorso al Lido per guardare Padrenostro, un film che comunque relega in secondo piano la politica e la cronaca degli anni di piombo. Un'edizione "serenissima" anche dal punto di vista climatico, accompagnata da uno splendido sole dall'inizio alla fine.
La scena più bella
Il più grande virtuosismo tecnico? Probabilmente la lunghissima e straziante scena iniziale di Pieces of a Woman, il film dell'ungherese Kornél Mundruczó che ha avuto anche la benedizione di Martin Scorsese: 25 minuti in tempo reale attorno al parto (finito tragicamente) della protagonista Martha (Vanessa Kirby).
Il film più divertente
In un Festival un po' troppo serio, a tratti serioso, con molti bei film incentrati quasi tutti su drammi privati o tragedie storiche del presente e del passato, il film più sinceramente divertente è passato fuori concorso: il francese Mandibules di Quentin Dupieux, con Adèle Exarchopoulos, una commedia demenziale spensierata e genuina sull'amicizia. Ha trovato una distribuzione anche da noi, lo vedremo nelle sale italiane nelle prossime settimane.
La perla di Almodovar
Il nome più illustre e "pesante" tra tutti è stato quello di Pedro Almodovar, aficionado della Mostra che ha presentato il suo corto di mezz'ora The Human Voice, ispirato all'omonima opera teatrale di Jean Cocteau e interpretato da una splendida Tilda Swinton: un lavoro sul potere della parola e della rappresentazione, in cui la finzione del mezzo cinematografico è esibita e compiaciuta, che ha riscosso applausi convinti da pubblico e critica.