
La maledizione del Dakota, misteri del palazzo di NY in cui fu ucciso Lennon
Il saggio La maledizione del Dakota racconta la storia di uno degli edifici più affascinanti e inquietanti di New York: il Dakota. Dimora delle star (ci hanno abitato da Judy Garland a Lauren Bacall) e di misteri (avvistamenti di fantasmi, di demoni e di extraterrestri, anche da parte di Lennon), è un vero e proprio monumento dello spettacolo. La giornalista di Sky Tg 24 Camilla Sernagiotto rivela collegamenti inediti tra fatti di sangue che sembrano legati a qualcosa che pare si celi dietro il Dakota: il satanismo

Il Dakota Building (The Dakota) è uno dei più famosi edifici di New York. Si trova nell'Upper West Side di Manhattan. È considerato un vero e proprio monumento dello spettacolo, per tanti motivi. Innanzitutto perché da sempre è scelto da star del cinema e della musica, che fanno a gara per vivere qui dentro. Tuttavia non è così facile: un comitato formato dagli inquilini del Dakota decide chi può andare ad abitare lì e chi no. Molte star sono state respinte, per esempio pare siano state lasciate fuori dalla porta Melanie Griffith e Antonio Banderas, tra gli altri

Il Dakota Building è considerato un monumento dello spettacolo anche perché molte pellicole lo hanno scelto come scenario. Parecchi film statunitensi mostrano sullo sfondo o anche in primo piano questo palazzo. La cui pellicola a cui la fama cinematografica del Dakota è maggiormente legata? “Rosemary’s Baby” (1968) di Roman Polanski

Ecco una scena del film “Rosemary’s Baby” dove vediamo la protagonista, Mia Farrow, tenere in mano una copia del Time con scritto “Is God Dead?”. Quella copertina è davvero uscita sul Time nel 1968 ma risulta ancora più significativa in base alla trama del film: questa pellicola infatti parla della nascita dell'anticristo. “Rosemary’s Baby” è uno dei primi film di serie A (con attori famosi e badget considerevoli) di genere horror. E uno dei primi a sdoganare un tema fino ad allora tabù: quello del satanismo, appunto

Mia Farrow in una delle scene clou di “Rosemary’s Baby”. Qui è verso la fine del film, quando si avvicinerà alla culla nera satanica per vedere suo figlio. Suo figlio è il figlio di Satana, dato che la donna è stata ingravidata a sua insaputa dal diavolo, a cui è stato consegnato il suo ventre dal marito Guy in cambio di successo a Hollywood

Questo frame che mostra la reazione devastata e devastante di Mia Farrow-Rosemary quando scorge nella culla suo figlio è qualcosa che entra nell’inconscio. La bravura di Farrow in questa pellicola è indicibile. Ma il regista, Roman Polanski, non voleva lei come protagonista: per lui Rosemary doveva essere sua moglie, l’attrice Sharon Tate

Sharon Tate, come ben sappiamo, non ha interpretato Rosemary. Lo voleva fortemente Roman Polanski, ma la Paramount gli ha imposto Mia Farrow (che allora era la neosposina giovanissima di un attempato Frank Sinatra, quindi per via dello scandalo creato era sempre sulle prime pagine dei giornali). Qui vediamo Sharon Tate nella locandina di un altro film di suo marito (anche se ai tempi di questo titolo i due non erano ancora sposati): “Per favore, non mordermi sul collo!” del 1967. Regista e attrice si sposarono alla fine di quell’anno

Una scena del film “Per favore, non mordermi sul collo!” diretto da Roman Polanski con Sharon Tate nel cast

In questa scena del film “Per favore, non mordermi sul collo!” vediamo Sharon Tate nella vasca da bagno assieme a Roman Polanski stesso: il regista ha anche recitato nella pellicola, nei panni di Alfred l'assistente

Charles Manson finisce sulla copertina di Life il 19 dicembre del 1969. Il serial killer americano è stato il guru della seta chiamata Family. Il 9 agosto 1969 Manson inviò alcuni suoi seguaci nella villa di Cielo Drive, a Los Angeles, a massacrare Sharon Tate (incinta all’ottavo mese e mezzo di gravidanza) e altri ospiti presenti nella casa. Roman Polanski si salvò: il regista si trovava a Londra per cercare la location di un film

Judy Garland nei panni di Dorothy, ne Il Mago di Oz. Anche Judy Garland e grande protagonista del saggio “La maledizione del Dakota” di Camilla Sernagiotto. Per tanti motivi, tra cui il principale: abitava nel palazzo Dakota. Ma non solo…

Altri grandi protagonisti del saggio di Sernagiotto sono i Beatles. Non soltanto John Lennon ma in generale l'intero gruppo inglese. Un fulcro del saggio sul Dakota è Aleister Crowley, il celebre esoterista a cui si sono ispirati tanti satanisti. La figura di Crowley è molto apprezzata da star della musica e del cinema, dai Led Zeppelin ai Beatles. Nella copertina del disco “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band” compare tra gli idoli dei Beatles: è il secondo da sinistra, nella fila più in alto

Ecco l'ingresso del palazzo Dakota, quello dove l'8 dicembre 1980 venne ucciso John Lennon. L'ex cantante dei Beatles, che qui abitava assieme a Yoko Ono e al figlio Sean, È stato freddato con cinque colpi di pistola dal fan psicotico Mark David Chapman

In tutta la storia che viene raccontata e analizzata nel saggio “La maledizione del Dakota”, ogni fatto di sangue sembra essere stato ispirato da opere della cultura pop: Charle Manson ha detto che a ispirarlo a uccidere è stato il White Album dei Beatles, invece Chapman confessa che l’ispirazione gli è venuta dal libro “Il giovane Holden” di J.D. Salinger. Al momento dell'omicidio di John Lennon, oltre al revolver ha in mano il libro. Dopo aver sparato, rimarrà sulla scena del crimine a leggere “Il giovane Holden”

“La maledizione del Dakota” di Camilla Sernagiotto svela per la prima volta che – per quanto sia stato il White Album dei Beatles a entrare nel processo dell’omicidio della moglie di Roman Polanski – in realtà forse non è stato quel disco a ispirare il delirio omicida ma un altro famoso “monumento” dello spettacolo: il Dakota. Nella foto: l’autrice Camilla Sernagiotto con il libro edito per Arcana Edizioni

“La maledizione del Dakota” di Camilla Sernagiotto, pubblicato da Arcana Edizioni