Belve, Lunetta Savino: "Il cinema italiano non dà spazio alle donne"

Spettacolo
©Getty

Ospite di Francesca Fagnani, e con una carriera di successo tra teatro, cinema e televisione, l'attrice non ha nascosto gli ostacoli e i pregiudizi presenti nel mestiere che lei ama comunque con tutta sé stessa

“Ho visto attrici, anche molto brave, che purtroppo per emergere e avere dei ruoli importanti hanno dovuto aspettare di essere fidanzate col regista o con il produttore di turno, ovvero con qualcuno che costruisse per loro il personaggio giusto”. Ospite di Francesca Fagnani nella puntata di Belve del 27 maggio, Lunetta Savino ha espresso la propria opinione sulle difficoltà incontrate dalle donne nel mondo del cinema. Lei stessa, che ha costruito una carriera di successo tra teatro, film come Mine vaganti e Diamanti di Ferzan Ozpetek e televisione, dall’interpretazione dell’indimenticata Cettina di Un medico in famiglia alla prima volta come protagonista nella fiction Libera, aveva affrontato durante la gavetta alcuni ostacoli imprevisti. “I primi passi per entrare nel mondo dello spettacolo li fai meglio se hai le gambe lunghe. Una volta, dopo un provino, mi fu detto che non avevo il profilo del naso adatto per fare Ofelia. Mi sembrò una strana scusa”. Alla fine, anche senza “padrini” e “protettori”, ha sottolineato l’attrice pugliese, “ce l’ho fatta con le mie gambette”. In ogni caso, ha riflettuto, “il cinema italiano non dà molto spazio alle donne, la televisione molto di più”.

LA SFIDA AI PREGIUDIZI

Secondo Savino, inoltre, nel mondo del cinema gli artisti sono spesso vittime di pregiudizi. Lei l’ha vissuto sulla propria pelle, perché dopo il successo di un Medico in famiglia, “già alla seconda stagione mi dicevano: “Smettila di fare tv o non farai mai cinema. Ma se aspetti il cinema, campa cavallo. Meno male che ho continuato, non ho ascoltato nessuno e di stagioni ne ho fatte cinque”. L’attrice ha spiegato che “al cinema c’è questo equivoco, se hai fatto la caratterista ti vedono solo come il tuo alter ego. Per fortuna, mentre aspettavo che il cinema mi notasse, avevo il teatro e la tv”. Ha poi raccontato un aneddoto dal palcoscenico: “A teatro facevo un monologo sulla fellatio nei panni di Madame Pompinou nello spettacolo Prova orale per membri esterni. Prima di entrare in scena bevevo due gin tonic. Hai capito che prova ho dovuto affrontare? Ci ho messo due mesi se decidere se farlo o meno, ero terrorizzata. Alla fine ho deciso di buttarmi, ed è stato il periodo più divertente della mia vita. Ho capito che non potevo più farlo quando, dopo il successo di Cettina, qualcuno gridò dal pubblico: “E nonno Libero che dice?””. Ora, comunque, Savino non rinuncerebbe mai alla recitazione, una passione che dopo tanta gavetta le consente oggi di “scegliere i ruoli, di “guadagnare ed essere autonoma” e di “interagire con le persone che ti fermano per strada”.

Approfondimento

Cinema italiano: cosa dicono i dati sulla parità di genere

Spettacolo: Per te