I ricercatori hanno dimostrato che nel 2013 sia il rover Curiosity che la sonda Mars Express hanno rilevato il gas nell’atmosfera sopra il cratere Gale nello stesso istante. L’ipotesi è che il metano possa avere origine organica
Un nuovo passo verso una maggiore conoscenza di Marte è stato fatto. Questa volta il merito è di una ricerca italiana, che ha confermato la presenza di metano nell’atmosfera del pianeta rosso in corrispondenza del cratere Gale, proprio dove si trova Curiosity, il rover della Nasa che nel 2013 ha rilevato una prima volta il gas. I risultati dello studio, guidato da Marco Giuranna dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), sono stati pubblicati sulla rivista Nature Geoscience. Ciò che i ricercatori dovranno ora capire è se il metano ha origine organica oppure no.
I rilievi del 2013
Le prime tracce di metano nell’atmosfera marziana sono state rilevate circa 10 anni fa dalle sonde in orbita attorno al pianeta. Nel giugno del 2013, il rover Curiosity ha individuato la presenza di questo gas nel cratere Gale, che sta esplorando dal 2012, mentre il giorno successivo, il 16 giugno 2013, anche la sonda Mars Express, dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), ha rilevato il gas in prossimità del cratere, come dimostra la ricerca. "Finalmente adesso abbiamo la prima osservazione simultanea di metano su Marte, nello stesso luogo e nello stesso momento, da parte di due strumenti indipendenti e molto diversi tra loro: un rover in superficie e uno spettrometro in orbita attorno al pianeta", spiega Giuranna, soddisfatto per i risultati ottenuti. "Il risultato più importante - aggiunge - è che due studi completamente indipendenti suggeriscono lo stesso luogo di origine”.
Cercare l’origine del metano
Gli autori della ricerca pensano che il gas possa avere origine da una regione di faglie situata nelle vicinanze del cratere Gale e c’è chi, nella comunità scientifica, sostiene che il metano potrebbe provenire da microrganismi o che potrebbe essere il prodotto di reazioni geochimiche. "Non abbiamo scoperto l'origine ultima del metano”, continua Giuranna. "Molti processi abiotici e biotici possono generare metano su Marte. Tuttavia - conclude - il primo passo per capire la sua origine sul pianeta è determinare i luoghi di rilascio. Un'analisi dettagliata di questi luoghi, alla fine, ci aiuterà a rivelare l'origine e il significato del metano rilevato”. Oltre a Giuranna, per l'Inaf hanno partecipato al lavoro anche Vittorio Formisano, Alessandro Aronica, insieme a Giuseppe Etiope, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e Marilena Amoroso dell’Agenzia Spaziale Italiana.