E’ quanto emerso dalla pubblicazione dell’Arctic Animal Movement Archive (AAMA), una raccolta di oltre 200 studi standardizzati sul tracciamento degli animali terrestri e marini dell’Artico dal 1991 ad oggi. E’ emerso come, ad esempio, le aquile reali migrino prima e le renne inizino ad anticipare il periodo del parto, mettendo in pericolo la sopravvivenza dei cuccioli
Gli animali dell'Artico stanno modificando i loro comportamenti e le loro abitudini con lo scopo di adattarsi alle conseguenze del cambiamento climatico: le aquile reali migrano prima, le renne iniziano ad anticipare il periodo del parto, con relative problematiche per la sopravvivenza dei cuccioli. Sono solo alcune delle tesi sostenute da un team di ricercatori, guidato Sarah Davidson dell'americana Ohio State University, che ha presentato il nuovo Arctic Animal Movement Archive (AAMA), una raccolta di oltre 200 studi standardizzati sul tracciamento degli animali terrestri e marini dell’Artico dal 1991 ad oggi. “Con i casi di studio basati su AAMA, abbiamo documentato le influenze climatiche sulla fenologia della migrazione delle aquile, le differenze geografiche nella risposta adattativa della fenologia riproduttiva dei caribù ai cambiamenti climatici e i cambiamenti nei tassi di movimento dei mammiferi terrestri in risposta all'aumento della temperatura”, hanno specificato i ricercatori.
I movimenti di 8.000 animali
I dati relativi al progetto di ricerca, pubblicato sulla rinomata rivista “Science”, sono riusciti dunque a tracciare i movimenti di 8.000 animali marini e terrestri negli ultimi 30 anni. “Le attività umane stanno rapidamente alterando la natura. In nessun luogo questo fenomeno è così evidente, forse, che nell'Artico, eppure questa regione rimane una delle più remote e difficili da studiare”, scrivono i ricercatori nella premessa del loro studio, confermando l’importanza dell’analisi dei dati di tracciamento degli animali che vivono in queste regioni per comprendere al meglio le risposte delle singole specie ai cambiamenti climatici. “Ma se vogliamo comprendere il cambiamento su scala più ampia, dobbiamo integrare la nostra comprensione tra le specie”, hanno sottolineato. Per questo, Davidson ed il suo team hanno lavorato su un archivio di dati open source che attualmente ospita più di 15 milioni di analisi sulla posizione di 96 specie, utilizzandolo per evidenziare le risposte distinte ai cambiamenti climatici evidenti tra le specie artiche.
I cambiamenti evidenziati
L'Artico, ribadiscono gli esperti, sta vivendo cambiamenti climatici e ambientali molto veloci: le temperature medie sono ormai aumentate di 2,3 gradi in 50 anni e dal momento che questi cambiamenti così rapidi influenzano la capacità di adattamento delle specie, comprendere come rispondono gli animali è importante per prevedere il futuro generale dell’area artica. Aquile reali, orsi, renne, alci e lupi: sono state solo alcune delle specie monitorate nello studio. E' emerso, ad esempio, che le temperature più calde stanno spingendo le aquile reali a migrare prima in primavera, con conseguenze dirette sulla nidificazione e sulla sopravvivenza dei piccoli. Le mandrie più settentrionali di renne, invece, stanno iniziando a partorire prima in primavera e anche questo comportamento, dicono gli esperti, può mettere a rischio i cuccioli che potrebbero non riuscire a sopravvivere alle nevicate e alle temperature della tarda primavera. Inoltre, monitorando i movimenti di alci e renne sempre nell’area artica, è stato possibile capire che questi animali si muovono maggiormente nei giorni più caldi, ma il rischio che possono correre è quello di andare incontro alla difficoltà di reperire le indispensabili fonti di cibo di cui necessitano.