Grazie ad una ricerca di un team di esperti dell’Università della Borgogna Franca-Contea, è stato possibile scoprire come la musica che amiamo particolarmente sia in grado di attivare diverse aree cerebrali in contemporanea, provocando una sorta di tempesta di piacere
Perché succede che ascoltando brani musicali particolarmente amati vengano i brividi? Perché a casa, ad un concerto o in auto, il luogo non fa la differenza, un brivido corre lungo la schiena quando si ascoltano tracce a cui si è molto legati? A tentare di rispondere a queste e ad altre domande ci hanno pensato un team di ricercatori dell'Università della Borgogna Franca-Contea, in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Frontiers in Neuroscience”. E, tra le risposte, ottenute, quella secondo cui queste sensazioni provocate dalla musica attivino diverse aree del cervello nello stesso momento, scatenando una sorta di tempesta di piacere.
I pazienti coinvolti nello studio
Per arrivare alle loro conclusioni, i ricercatori francesi, hanno coinvolto nel loro studio 18 volontari, 11 femmine e 7 maschi, con un'età media di 40 anni, tutti abituati a provare i brividi durante l'ascolto della loro musica preferita. Per scatenare queste sensazioni e ricreare quelle situazioni in laboratorio, i partecipanti allo studio sono stati invitati ad ascoltare 90 estratti musicali per un totale di 15 minuti. Durante l'esperimento, i partecipanti dovevano indicare i momenti in cui sentivano i brividi sulla pelle e l'intensità del piacere provato. Parallelamente i pazienti sono stati sottoposti ad un'elettroencefalografia ad alta intensità (HD- ECG), una misura diretta dell'attività elettrica del cervello che conferisce un'elevata risoluzione temporale dell'ordine del millisecondo. E, sebbene i brividi musicali non siano ancora mai stati studiati da un'elettroencefalografia classico, l'HD-EEG consente di identificare le origini corticali delle attività di superficie del cervello.
Il ruolo della dopamina
Ciò che emerso, in base alle verifiche, è che i brividi si manifestano quando vengono registrati una serie di segnali elettrici a bassa frequenza, definiti “onde Theta”, nello specifico nell’area della corteccia orbitofrontale, una regione del cervello coinvolta in modo diretto nell'elaborazione delle emozioni, nell'area motoria supplementare, che coordina il controllo dei movimenti ed ancora nel lobo temporale destro, intensamente coinvolto nel processamento e nell’apprezzamento della musica. Secondo i ricercatori, tali aree del nostro cervello lavorano in concomitanza per rielaborare la musica ascoltata e innescare il sistema di ricompensa che porta, come conseguenza, al rilascio del neurotrasmettitore del piacere, ovvero la dopamina. Il meccanismo, sottolineano ancora gli esperti, comporta una combinazione con la piacevole aspettativa generata dalle proprie note musicali preferite della canzone, che si tramuta nel brivido. Per i ricercatori francesi "la musica non sembra determinare benefici biologici, eppure l'implicazione della dopamina e del sistema di ricompensa suggerisce che abbia una funzione ancestrale", hanno detto. Questa potrebbe consistere nell'attesa in cui si prevede l’arrivo dei brividi legati al brano musicale: "Essere in grado di prevedere ciò che accadrà da un punto di vista evolutivo è essenziale per la sopravvivenza", hanno poi concluso i ricercatori francesi.