Chiamata vespa velutina o calabrone dalle zampe gialle, è originaria del sud-est asiatico e ha fatto strage di api nello stato di Washington. E' stata segnalata anche tra Toscana e Liguria
Si chiama vespa velutina, ha le dimensioni di un calabrone tanto da venir chiamato anche “calabrone asiatico” o “calabrone dalle zampe gialle” ed è originaria del sud-est asiatico. Di recente ne ha parlato il New York Times perché questo insetto è stato avvistato negli Stati Uniti, nello stato di Washington, allarmando biologi e apicoltori, a causa della sua abitudine a devastare la popolazione delle api. Anche nel nostro Paese ci sono stati alcuni avvistamenti, segnalati da esperti dell'Università di Firenze e di Pisa, tra la riviera ligure di ponente e la Toscana.
Le segnalazioni tra Toscana e Liguria
La diffusione di questo insetto, se non fermata, potrebbe avere effetti devastanti non solo sull'apicoltura ma anche sull’ecosistema e sulla biodiversità, sostengono gli scienziati. E la primavera, tra l’altro, è uno dei momenti più decisivi per fermare l'azione di questo insetto attraverso le trappole utili per catturare la “regina” che gli apicoltori hanno già iniziato a posizionare nelle loro arnie. Proprio nelle settimane scorse, ben cinque di esse, le “mamme” delle vespe operaie che insidieranno gli alveari nei mesi estivi, sono state catturate nei territori italiani, l'ultima solo pochi giorni fa a Massa. Ma perché è importante bloccare la “regina”? Farlo significa eliminare eliminare la formazione di nuove colonie con migliaia e migliaia di cacciatrici. "Già cinque avvistamenti a inizio stagione non sono un bel segnale", ha spiegato la professoressa Rita Cervo, etologa nel Dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze e professore associato di Zoologia, punto di riferimento della rete Stop Velutina. "Il fronte avanza. In Liguria, zona di penetrazione in Toscana della vespa, la situazione è drammatica, sebbene la sua diffusione sia stata in qualche modo rallentata rispetto a quanto avvenuto in altri paesi europei. Ora, dopo il focolaio di un anno fa a Massa, registriamo il primo avvistamento a Carrara".
Arginare il fenomeno
L'obiettivo, ha detto l’esperta, sarà ora quello di continuare ad arginare il fenomeno. “Noi, grazie agli apicoltori, facciamo monitoraggio per conoscere la sua localizzazione sul territorio e cerchiamo di sensibilizzare la gente comune al problema perchè ci aiuti a controllare la diffusione di questa specie aliena attraverso segnalazioni che possono avvenire sul sito dedicato”. Come si verifica la strage, è la stessa esperta a spiegarlo. "Essendo una specie aliena, e quindi un predatore che le nostre api non conoscono, queste non hanno ancora evoluto una strategia di difesa. Cosiì finiscono per uscire sempre meno dal nido, impaurite, e la colonia senza scorte di cibo si indebolisce".
Gli avvistamenti negli Stati Uniti
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, il New York Times, che ha sottolineato come il calabrone asiatico sia capace di uccidere circa 50 persone l'anno, come successo in Giappone, ha spiegato che le autorità hanno deciso di installare una serie di trappole nell'area in cui è stata avvistata la prima colonia con l'obiettivo di “etichettarla” o attraverso bollini di radiofrequenze con i quali seguire gli spostamenti. L’articolo riporta la storia dell’apicoltore Ted McFall che lo scorso novembre, mentre controllava alcuni alveari della sua azienda situata vicino a Custer, nello stato di Washington, ha visto numerose carcasse di api sul terreno. Inoltre, osservando all'interno dell’alveare stesso, ha potuto scorgere migliaia di api con la testa strappata dai rispettivi corpi. La soluzione al mistero è arrivata in fretta: due degli insetti predatori sono stati scoperti, lo scorso autunno, nell'area nord-ovest dello stato di Washington, a pochi chilometri a nord della sua proprietà. Sono stati i primi avvistamenti negli Stati Uniti. Da allora gli scienziati si sono adoperati per una caccia su vasta scala, preoccupati che gli insetti potessero decimare le popolazioni di api negli Stati Uniti e stabilire una presenza così profonda da perdere ogni speranza di eradicazione. “Stiamo agendo da subito", ha detto Chris Looney, un entomologo che lavora presso il Dipartimento dell'Agricoltura dello Stato di Washington. "Se non possiamo farlo nei prossimi due anni, probabilmente non riusciremo più a farlo”, ha detto.