Si tratta di piccoli e lenti scivolamenti delle placche terrestri, lungo una faglia, che possono durare settimane o mesi. Se ne sono occupati esperti mondiali, tra cui anche la professoressa Francesca Meneghini dell’Università di Pisa
I terremoti silenti, “slow slip events” in gergo, sono scivolamenti lenti delle placche terrestri lungo una faglia che possono essere di pochi millimetri ma arrivare anche a qualche decimetro e durare settimane o mesi. Oggi, grazie alla spedizione oceanografica dell'International Ocean Discovery Program, in Nuova Zelanda, è stato possibile fare luce su questi particolari sismi, scoprendo che si verificano lungo faglie in rocce con caratteristiche geologiche molto diverse tra loro. I primi risultati sono stati pubblicati all’interno della rivista scientifica “Science Advances”.
L’obiettivo della spedizione
Alla spedizione, cui hanno partecipato 32 ricercatori provenienti da Stati Uniti, Europa, Nuova Zelanda, Giappone, Gran Bretagna, Cina, Corea e Brasile, perforando e campionando 4 pozzi a profondità di circa 1 km e sotto una colonna d'acqua di 3,5 km nei pressi di Hikurangi, proprio in Nuova Zelanda, ha partecipato anche la professoressa Francesca Meneghini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, unica italiana a bordo della nave statunitense Joides Resolution. Lo scopo della spedizione era quello di studiare un particolare tipo di movimento lungo faglie che genera appunto gli “slow slip events” o "slow earthquakes", i cosiddetti terremoti silenti. Obiettivo era quello di capire quali siano i legami tra questi eventi e quelli sismici ben più catastrofici: “Gli slow slip events sono stati scoperti e registrati tramite stazioni Gps solo negli ultimi 20 anni e rappresentano un tipo di movimento ‘intermedio’ tra quello delle placche tettoniche, che si muovono di pochi centimetri l'anno senza che noi lo percepiamo, e il movimento lungo faglie di pochi metri al secondo che libera energia in maniera catastrofica generando terremoti e tsunami”, ha spiegato Meneghini.
Un potenziale pericolo
Questi cosiddetti "terremoti silenti" non sono, per l’appunto, terremoti in senso stretto, ha detto l’esperta in un articolo pubblicato proprio sul portale dell’ateneo toscano, “perché sono caratterizzati da piccoli incrementi di scivolamento che rilasciano poca energia per giorni e settimane, e che si ripetono ogni anno o ogni due anni”. Ma, nonostante non rilascino energia in modo sismico, possono essere ugualmente causa di tsunami e rappresentare per questo motivo un pericolo per l’essere umano. “I primi risultati della spedizione mostrano come la placca che entra in subduzione, cioè in scorrimento, nella zona sorgente di slow slip events sia caratterizzata da rocce e sedimenti molto diversi tra loro in composizione e caratteristiche meccaniche e fisiche, nonché da una topografia molto frastagliata che include pianure abissali alternate a seamounts, montagne sottomarine che possono superare un km di altezza rispetto al fondo oceanico", ha annunciato Meneghini, entrando nel dettaglio della spedizione.
Esperimenti di laboratorio
Si tratta di dati molto importanti, ha raccontato la professoressa dell’Università di Pisa, “perché sono direttamente collegati ad una delle ipotesi sul tavolo della comunità scientifica secondo la quale gli slow slip events sarebbero favoriti in faglie che attraversano rocce con caratteristiche molto diverse, con blocchi rigidi che interagiscono con materiali più morbidi e duttili intorno”, ha detto. Ipotesi che sembra supportata anche da modelli e simulazioni numeriche nonché da esperimenti in laboratorio. Ora, dopo questi risultati, gli esperti saranno impegnati proprio in laboratorio, per riprodurre movimenti sismici su campioni prelevati durante la spedizione, come farà la professoressa Meneghini presso la sede dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma.