Deficit di attenzione? La soluzione è manipolare le onde alfa del cervello
ScienzeLo rivela uno studio del Mit che ha fornito ai soggetti coinvolti in un esperimento un feedback in tempo reale sulla propria attività cerebrale: è così emerso che regolando le onde alfa è più facile concentrarsi su oggetti o mansioni
Potrebbe trovarsi nel cervello stesso il rimedio alle difficoltà di attenzione che impediscono alle persone di concentrarsi per un periodo prolungato. Regolando le proprie onde alfa cerebrali, infatti, sarebbe possibile riuscire a focalizzarsi in maniera migliore su determinati oggetti o mansioni: lo suggeriscono i risultati di uno studio condotto dal Massachusetts Institute of Technology (Mit), che sono riusciti a dimostrare l’efficacia di questo metodo attraverso un esperimento condotto su diverse persone che hanno ricevuto un feedback in tempo reale sulle proprie onde alfa.
Cervello, la funzione delle onde alfa
Come spiegato dai neuroscienziati del Mit, i miliardi di neuroni presenti nel cervello producono segnali elettrici che, combinati tra loro, danno vita ad oscillazioni note come onde cerebrali. In passato, i ricercatori avevano già ipotizzato un ruolo importante delle onde alfa, che oscillano nella frequenza da 8 a 12 hertz, nel filtrare le informazioni sensoriali che possono distrarre. Per osservare il legame di questi segnali con l’attenzione, il team ha ideato un esperimento nel quale le persone hanno ricevuto un feedback relativo alle proprie onde alfa in tempo reale mentre svolgevano alcune mansioni. L’attività cerebrale è stata analizzata con una precisione al millisecondo grazie a una magnetoencefalografia (Meg); inoltre, ai volontari è stato chiesto di effettuare uno sforzo mentale per aumentare il contrasto tra uno schema a griglia posto al centro di un display e lo sfondo, in modo da renderlo più visibile.
Deficit di attenzione: nelle onde alfa la possibile soluzione?
Grazie all’esame svolto, come spiegato sulla rivista Neuron, i ricercatori hanno misurato i livelli alfa negli emisferi destro e sinistro della corteccia parietale, osservando alcuni interessanti cambiamenti: quando l’asimmetria tra i due emisferi aumentava, lo schema a griglia guardato dai partecipanti diventava visibile in maniera sempre più chiara. Pur senza sapere esattamente in che modo, dopo 20 prove i soggetti risultavano in grado di incrementare il contrasto tra la griglia e lo sfondo, un risultato ottenuto proprio controllando l’asimmetria delle onde cerebrali. Secondo l’autore principale dello studio Yasaman Bagherzadeh tutto ciò è stato possibile poiché le persone hanno gradualmente appreso a regolare questo meccanismo, rinforzandolo per via delle ripetute prove: “Solitamente nessuno dà alla gente un feedback sulla propria attività cerebrale, ma se glielo forniamo e li ricompensiamo, i soggetti imparano con la pratica”. I ricercatori stanno ora organizzando nuovi studi per capire se il feedback neurale possa rivelarsi utile anche per chi soffre di disturbi dell’attenzione e per valutare quanto siano duraturi gli effetti ottenuti controllando le onde alfa.