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Nel cervello umano il ‘sesto senso magnetico’ tipico degli uccelli

Scienze
Cervello (Getty Images)

Anche l’uomo, come le tartarughe marine, si lascia guidare dai cambiamenti del campo magnetico terrestre. A rivelarlo uno studio del California Institute of Technology e dell’Università di Tokyo 

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Anche l’uomo, proprio come gli uccelli migratori e le tartarughe marine, si lascia guidare dai cambiamenti del campo magnetico terrestre.
Il 'sesto senso magnetico', molto meno evoluto rispetto ad altri animali, è celato nel cervello umano.
A rivelarlo è uno studio condotto da un team di ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) e dell’Università di Tokyo.
In natura, molti esseri viventi sono in grado di tracciare i propri percorsi sfruttando i campi magnetici della Terra. Gli uccelli migratori, per esempio, hanno un becco dotato di particolari sensori che permette loro di orientarsi seguendo il geomagnetismo.

Nel cervello un sistema simile a quello degli uccelli migratori

Per compiere lo studio, pubblicato sulla rivista eNeuro, i ricercatori coordinati dal geologo Joseph Kirschvink e dal neurobiologo Shin Shimojo hanno analizzato l’attività cerebrale di un campione costituito da individui dell’emisfero settentrionale della Terra. Grazie all’elettroencefalogramma, gli esperti sono riusciti a rivelare nel cervello umano un ’sesto senso magnetico' simile a quello presente negli uccelli migratori, ma molto meno sviluppato.
Serviranno ulteriori ricerche per confermare la sua effettiva presenza, confrontando i risultati ottenuti da questo test con future analisi condotte su persone dell’emisfero meridionale. Secondo gli esperti, il ‘sesto senso magnetico' potrebbe cambiare da persona a persona e il campo magnetico della Terra sarebbe percepito in maniera differente nelle diverse zone geografiche.

Il cervello costudisce l’’orologio biologico’

Oltre al ‘sesto senso magnetico', il cervello costudisce una sorta di ‘orologio biologico’, in grado di ordinare le esperienze. Un mezzo fondamentale per dare forma alla memoria episodica degli esseri umani.
La scoperta arriva da uno studio condotto dal Kavli Institute for Systems Neuroscience, secondo il quale l’intuizione temporale dell’uomo è permessa da una specifica rete di neuroni, nella corteccia entorinale laterale (EO).
“Cambiando le attività svolte e l’esperienza è possibile modificare il segnale temporale scandito dall’orologio e alterarne susseguentemente la percezione soggettiva”, ha spiegato Albert Tsao, uno degli autori della ricerca.