Il cervello custodisce un orologio biologico che gestisce le esperienze
ScienzeUno studio, compiuto dal Kavli Institute for Systems Neuroscience, ha scoperto e dimostrato che il merito della percezione temporale umana è da imputare a una rete specifica di neuroni
La codifica del tempo e il suo legame con gli eventi che si verificano nella quotidianità è fondamentale per la memoria episodica dell’essere umano. Finora, la scienza non era ancora riuscita a individuare le dinamiche cerebrali che permettono l’attuazione di questi processi. Nel cervello, come si evince da una ricerca pubblicata sulla rivista Nature, è ben costudito una sorta di ‘orologio biologico’ che ordina cronologicamente le esperienze giornaliere, permettendo l’effettiva percezione soggettiva del tempo.
Rete di neuroni responsabile della cognizione del tempo
Uno studio, compiuto dal Kavli Institute for Systems Neuroscience, ha scoperto e dimostrato che il merito dell’intuizione temporale umana è da imputare a una rete specifica di neuroni, localizzata nella corteccia entorinale laterale (EO), nei pressi della zona cerebrale responsabile della percezione dello spazio. L’EO è una particolare regione dell’ippocampo, posizionata bilateralmente nelle superfici mediali dei lobi temporali. L’area si estende fino al solco collaterale ed è la parte inferiore della circonvoluzione paraippocampale.
Esperimento sui topi di laboratorio
Per compiere lo studio, il neuroscienziato Edvard Moser ha monitorato il funzionamento cerebrale di alcuni topi di laboratorio. Grazie all’esperimento, il ricercatore è riuscito a registrare, per la prima volta in ambito scientifico, la presenza di un forte segnale proveniente dalla corteccia entorinale laterale del cervello, responsabile della codifica del tempo.
Come ha spiegato Moser, la marca temporale degli eventi e il loro posizionamento ordinato sarebbe gestito da un circuito neuronale, la cui specifica funzione era sconosciuta prima d’ora. I risultati del test suggeriscono, inoltre, come il cervello codifichi il segnale temporale, relazionandolo alle diverse mansioni che si svolgono quotidianamente. La rete cellulare, infatti, non lo identifica in modo oggettivo, ma opera una misurazione soggettiva direttamente proporzionale alle diverse esperienze giornaliere.
“Cambiando le attività svolte e l’esperienza è possibile modificare il segnale temporale scandito dall’orologio e alterarne susseguentemente la percezione soggettiva”, ha spiegato Albert Tsao, uno degli autori della ricerca.