
Il vaccino contro l'influenza può aumentare le difese anti-Covid? Cosa dicono gli esperti
Il tema è ancora controverso e sono numerose le ricerche in corso. Tra queste una, ancora non definitiva, su 137mila persone dalla quale emergerebbe che i soggetti protetti dal batterio influenzale hanno il 47% di possibilità in meno di essere contagiati dal coronavirus. Secondo uno studio dell’Università di Hong Kong l’influenza amplificherebbe i recettori del Sars-Cov2

Il vaccino contro l’influenza può parzialmente proteggere dal coronavirus? Se lo stanno chiedendo i ricercatori di università e istituti medici di diverse parti del mondo già da qualche mese al lavoro per provare a trovare soluzioni in grado di contrastare con efficacia la pandemia

Gli studi sinora disponibili, alcuni non definitivi, sostengono che qualche difesa anti-Covid possa arrivare non solo nei soggetti protetti dall'Haemophilus influenzae, ma anche da altri vaccini tradizionali come l’antipolio o quello contro lo pneumococco
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Giuseppe Remuzzi, direttore scientifico dell’Istituto Mario Negri, in un articolo del Sole 24 Ore, interpellato sul tema, afferma: "Il problema è ancora controverso, ma i dati fino ad ora disponibili sembrano indirizzare in questo senso"
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“Per l’Italia - aggiunge Remuzzi - stiamo ancora valutando i risultati dello studio del nostro Istituto e del Policlinico di Milano su quanto avvenuto nei mesi scorsi tra persone vaccinate per l’influenza e non, in termini di possibilità di ammalarsi di Covid-19 e di gravità della malattia”
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Dalle prime evidenze di una ricerca condotta dalla Mayo Clinic, no-profit per la pratica e la ricerca medica, su oltre 137.000 persone sottoposte ad esami per sospetta infezione da Sars-CoV-2 viene fuori una riduzione del rischio di contagio da Covid-19 in soggetti già vaccinati contro altre malattie
La ricerca della Mayo Clinic
“Il rischio d’infezione da Sars-CoV-2 - spiega Remuzzi - sarebbe ridotto del 43% dopo vaccinazione anti-polio, del 47% in chi è protetto dall’Haemophilus influenzae, del 28% dopo vaccino anti-pneumococco. Si tratta di ricerche pubblicate sulla piattaforma medRxiv, quindi non ancora sottoposte a rivalutazioni di terzi - specifica Remuzzi - ma si tratta comunque di dati incoraggianti”

La stessa analisi della Mayo Clinic riporta che la riduzione percentuale del rischio d’infezione da Sars-CoV-2 in chi si è sottoposto a vaccinazione nell’ultimo anno è del 26% negli over-65 e si attesta al 15% considerando ogni età, per scendere rispettivamente al 19 e 8% in chi si è protetto durante gli ultimi due anni

“Ovviamente questi dati - precisa ancora il direttore del Mario Negri - vanno confermati e soprattutto occorre comprendere i meccanismi immunologici che possono spiegare queste situazioni, ma si tratta di informazioni di grande interesse”

A luglio, sempre sulla piattaforma medRxiv è stato pubblicato uno studio su oltre 92.000 persone affette da Covid-19 in Brasile che prova a capire gli effetti del vaccino contro l’influenza

I ricercatori dello Swiss Tropical and Public Health Institute, dell'Università di Basilea e di quella di San Paolo del Brasile, hanno rilevato che nei pazienti Covid le probabilità di morte sono più basse del 17% per chi è stato di recente vaccinato contro l’influenza
La ricerca sui 92mila pazienti affetti da Covid-19 in Brasile
Secondo lo stesso studio, i pazienti che hanno ricevuto un recente vaccino antinfluenzale avevano in media una probabilità inferiore dell'8% di venir ricoverati in terapia intensiva, una probabilità inferiore del 13% di aver bisogno di ventilazione meccanica, ma l’effetto non si verificava in chi era stato vaccinato solo nelle stagioni precedenti

La ricerca condotta in Brasile ha incluso persone con un'età media di 59 anni, il 37% di questi ha avuto bisogno di cure intensive e il 23% è stato sottoposto a ventilazione meccanica, circa il 47% dei pazienti è deceduto. Circa il 66% aveva già malattie cardiovascolari, il 55% aveva diabete mellito, l'11% era obeso e il 12% aveva una malattia renale

Circa un terzo dei 92mila pazienti brasiliani presi in esame, per lo più tra gli over 60 anni, aveva ricevuto un vaccino trivalente durante l'ultima campagna per la vaccinazione antinfluenzale

A maggio scorso, uno studio dell’Università di Hong Kong pubblicato su The Lancet ha invece evidenziato come alcuni ceppi influenzali amplifichino la presenza dei recettori che il coronavirus usa per attaccare le nostre cellule. In altre parole, pare che i virus influenzali facilitino l’ingresso del coronavirus nell’apparato respiratorio

Quest’ultima strada esplorata dai ricercatori di Hong Kong è solo una delle possibili ipotesi in grado si spiegare la correlazione tra vaccino contro influenza e difese contro il Covid-19. Ma sono numerosi gli studi ancora in corso che dovranno dare ulteriori risposte