Secondo uno studio, condotto nell'unità operativa di Chirurgia epatica e del trapianto di fegato dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, l’età dei donatori non è fondamentale ai fini del buon esito di un trapianto
Alcuni tra i primi esperimenti mondiali di trapianto di fegato da donatori ultranovantenni hanno avuto esiti positivi. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista ‘Liver Transplantation’ e condotto nell’unità operativa di chirurgia epatica e del trapianto di fegato dell'azienda ospedaliero universitaria pisana, guidata dal professor Paolo De Simone. Lo studio si è basato su sedici casi di trapianto eseguiti con organi di donatori ultranovantenni in seguito ai quali, secondo gli autori, i risultati di sopravvivenza ottenuti sui pazienti che hanno ricevuto gli organi sono molto simili a quelli ottenuti utilizzando organi di donatori più giovani.
In Italia donatori sempre più anziani
Lo studio conforta soprattutto pensando al fatto che, specie nel nostro Paese, è in atto un vero e proprio aumento dell’età dei donatori di organi, che in Italia è vicina alla soglia dei 70 anni. Questo dato ha spinto i medici a considerare strategie volte ad ottimizzare il processo, senza rinunciare a valutare gli organi solo sulla base della loro età. Parametro, dunque, che in base a questo studio, potrebbe non diventare più fondamentale, come ha spiegato il dottor Davide Ghinolfi, chirurgo della struttura toscana e primo autore dell’articolo su ‘Liver Transplantation’. “Il nostro lavoro ha voluto dimostrare che l'età del donatore non è di per sé una controindicazione al trapianto. Lo sono piuttosto alcune patologie come diabete o ipertensione che il donatore porta con sé” ha detto.
Obiettivo ridurre il rischio di mortalità
Altri studi avevano già affrontato il tema. Nel 2011, ad esempio, uno studio americano della Fondazione Johns Hopkins, aveva evidenziato che i trapianti di rene eseguiti utilizzando organi da donatori vivi over 70 sono sicuri per i donatori e salvavita per i destinatari. Sebbene fosse emerso che i reni di donatori più anziani avevano maggiori probabilità di non adempiere alle proprie funzioni entro dieci anni dal trapianto rispetto ai reni da donatori di età compresa tra 50 e 59 anni (33,3% di fallimento rispetto al 21,6%), i pazienti che ricevevano organi da pazienti più anziani non avevano più probabilità di decesso entro un decennio rispetto a quelli i cui donatori di reni avevano tra i 50 ei 59 anni. L'esperienza del gruppo italiano, dunque, ha voluto confermare come sia possibile abbassare il rischio di mortalità o quello di estromissione dalle liste d’attesa.