Influenza, arriva la variante australiana? Sintomi e cosa aspettarsi

Salute e Benessere
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Introduzione

Pochi giorni fa, a Novara, presso l'Azienda ospedaliero-universitaria, è stato individuato il primo caso italiano di influenza della stagione 2024-2025. "A seguito della tipizzazione molecolare il caso è risultato provocato da un virus influenzale di tipo H1N1pdm”, hanno spiegato i sanitari. 

 

Dunque, almeno per ora, “non si tratta quindi del tipo virale H3N2 che nell'emisfero sud del mondo ha causato una grave stagione influenzale durante i mesi freddi, con un elevato numero di ricoveri e di pazienti in terapia intensiva". Ma cosa aspettarsi da questo virus proveniente dall'Australia se arrivasse a colpire anche da noi? Ecco cosa sapere

Quello che devi sapere

Il primo caso italiano della stagione

La stagione influenzale è alle porte e sta per riguardare anche il nostro Paese. A confermarlo l’identificazione, lo scorso 9 ottobre a Novara presso l'Azienda ospedaliero-universitaria, del primo caso italiano della stagione 2024-2025

 

 

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Il virus individuato a Novara

Il virus, in particolare, è stato individuato attraverso metodiche di biologia molecolare, effettuate presso il Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Aou, coordinato dal dottor Stefano Andreoni. Il paziente su cui è stato individuato il virus è un adulto di 42 anni, le cui condizioni sono stabili. "A seguito della tipizzazione molecolare il caso è risultato provocato da un virus influenzale di tipo H1N1pdm”, hanno sottolineato i sanitari del nosocomio novarese

 

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Il virus individuato a Novara

Il tipo virale H3N2

“Non si tratta quindi del tipo virale H3N2 che nell'emisfero sud del mondo ha causato una grave stagione influenzale durante i mesi freddi, con un elevato numero di ricoveri e di pazienti in terapia intensiva", hanno ribadito ancora i medici

 

 

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Il caso dell'Australia

In Australia, infatti, questo virus ha provocato la seconda stagione influenzale più aggressiva degli ultimi 10 anni. Il tipo H1N1pdm, invece, è un virus che non sembrerebbe manifestare un’aggressività maggiore rispetto a quanto riscontrato negli anni scontri. Ma quanto successo a Novara indica comunque che la stagione di circolazione dei virus influenzali in Italia è già avviata, come d’altronde era stato preventivato dai dati emersi dalla sorveglianza epidemiologica globale

Il caso dell'Australia

La conferma dell'esperto

Al momento (ma l’evoluzione è piuttosto rapida ed imprevedibile) nel nostro Paese non si parla ancora del virus di tipo virale H3N2 che, come detto, nell'emisfero sud del mondo ha causato diversi disagi nella popolazione, con un elevato numero di ricoveri e di pazienti in terapia intensiva. “In Australia questo virus ha provocato la seconda stagione influenzale più aggressiva degli ultimi 10 anni”, ha confermato anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale e direttore sanitario dell'Irccs ospedale Galeazzi- Sant'Ambrogio di Milano

I sintomi dell'influenza australiana

E se la situazione dovesse mutare? “Se davvero circolerà H3N2 anche nel nostro Paese dobbiamo tener conto che si tratta di una variante "particolarmente immunoevasiva, in grado di eludere parte delle difese del sistema immunitario", ha sottolineato ancora Pregliasco. Considerando, tra l’altro, che l'influenza “porterà febbre oltre i 38 gradi, sintomi respiratori come tosse, ma anche naso che cola e occhi arrossati, dolori muscolari e articolari”, ha spiegato ancora l’esperto

I sintomi dell'influenza australiana

La sorveglianza in Italia

Intanto da ieri, 14 ottobre, ha ufficialmente preso il via la sorveglianza epidemiologica delle sindromi simil-influenzali condotta dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss) attraverso la rete RespiVirNet. Comincerà invece l'11 novembre la sorveglianza virologica mentre i primi datie le prime valutazioni effettive sono attesi tra circa due-tre settimane

Il 4% della popolazione

La sorveglianza RespiVirNet si avvarrà del contributo dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, coinvolgendo anche i referenti presso le Asl e le Regioni e una rete di laboratori di riferimento regionali. Il sistema mira a monitorare quanto meno il 4% della popolazione, una percentuale comunque sufficiente a stimare l'andamento delle malattie respiratorie nella popolazione generale

Il 4% della popolazione

Gli agenti monitorati e i dati della scorsa stagione

Gli agenti monitorati sono i differenti virus influenzali (tipi A e B, nonché il sottotipo di appartenenza), il virus SarsCoV2, quello respiratorio sinciziale, i Rhinovirus, virus Parainfluenzali, l'Adenovirus, il Metapneumovirus, il Bocavirus e altri coronavirus umani diversi dal SarsCoV2. Nella scorsa stagione influenzale, raccontano i dati della precedente stagione, 14,6 milioni di persone sono stati colpiti da sindromi simil-influenzali, con un picco registrato nelle ultime due settimane del 2023. Invece, 10,5 milioni sono state le dosi di vaccino antinfluenzale somministrate   

L'importanza del vaccino

Stante la situazione attuale, secondo i medici diventa ancora più importante vaccinarsi, specialmente per le persone fragili, con l’obiettivo di ridurre il rischio di complicanze. Ma per risollevare le coperture vaccinali che in Italia continuano a scendere "ci vuole un cambio di paradigma, un impegno istituzionale forte, reale e serio, non solo a livello regionale. Anche a livello nazionale serve slancio per una campagna di vaccinazione sistematica", ha spiegato ancora Pregliasco

L'importanza del vaccino

Modalità organizzative nuove

Serve, ha aggiunto, una campagna che punti "innanzitutto sulla formazione, in primis degli operatori sanitari affinché trasmettano ai propri pazienti l'importanza cruciale dell'opportunità vaccinale, e poi su modalità organizzative nuove". In sostanza, l’obiettivo è che “vaccinarsi debba diventare più semplice

Le categorie più a rischio

Il vaccino anti-influenza "va offerto proattivamente in ogni contesto possibile", ha ribadito ancora il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'università Statale di Milano. A chi, in special modo? “Ai pazienti ricoverati, al momento delle dimissioni, nei centri diurni per anziani, negli ambulatori specialistici, soprattutto quando seguono pazienti cronici fidelizzati a quella determinata struttura. Lo specialista deve arrivare a poter dire al suo paziente: è importante che ti vaccini, entra nella porta qui accanto e fallo. Serve una modalità organizzativa nuova che renda più facile l'arrivo alla vaccinazione, specie da parte delle categorie più a rischio", ha concluso