Cardiologia, il genere conta: ancora poche donne negli studi clinici

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Ancora oggi il dosaggio dei farmaci per il cuore viene calcolato ignorando le specificità per le donne. Il punto sulle differenze di genere nella salute del cuore in un convegno del Centro Cardiologico Monzino di Milano 

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Le malattie cardiovascolari colpiscono le donne circa tre volte più di tutti i tumori femminili messi insieme. E, secondo gli ultimi dati della Società Italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec), le donne muoiono di più di infarto rispetto ai maschi (43% rispetto al 38% dei maschi). Tuttavia, sembra che vi sia ancora una scarsa consapevolezza riguardo alle differenze di genere in quest'ambito. Per uomini e donne, infatti, le malattie a carico del cuore non sono sempre uguali: presentano importanti differenze, sia per quanto riguarda i sintomi, l’evoluzione e la terapia. Ma ancora oggi, farmaci e dispositivi medici sono testati più sul corpo maschile che su quello femminile. E il dosaggio dei farmaci per il cuore viene calcolato ignorando le specificità per le donne.  

Poche donne negli studi clinici

Il gender gap nella cura delle malattie del cuore sarà al centro del Forum Monzino “Ricerca clinica e malattie cardiovascolari nella donna”, che il 19 aprile riunirà cardiologi di tutta Italia presso il Centro Cardiologico Monzino di Milano. Ma quanto è stato fatto negli anni per colmare questo gender gap che da sempre caratterizza la medicina? Secondo un’analisi condotta dall’Irccs meneghino non è cambiato molto dagli anni ’90 ad oggi. “Esaminando oltre 20.000 studi clinici effettuati fra il 1993 e il 1997, abbiamo rilevato una clamorosa scarsità di partecipanti femminili e dunque di dati sulle donne. La situazione non è cambiata negli anni: negli studi fra il 2010 e 2017 le donne non erano rappresentate per più del 39%”, ha sottolineato Daniela Trabattoni Responsabile del Monzino Women Heart Center. E ancora oggi “il dosaggio di tutti farmaci per il cuore è calcolato per un giovane maschio di 70 kg di peso, ignorando le specificità delle donne, che negli studi clinici farmacologici sono rappresentate per meno del 40%”, spiegano dall'Irccs meneghino.

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Cardiologa: “È urgente rivoluzionare questo approccio”

“È urgente rivoluzionare questo approccio", ha sottolineato Trabattoni. "La medicina di genere non è una medicina in rosa, ma un approccio trasversale che deve tener conto delle differenze biologiche (definite dal sesso), socio-economiche (definite dal genere) e dalla specificità di ogni persona. In ambito cardiovascolare l'assenza di una medicina di genere ha creato gravi problemi, a partire dalle cure farmacologiche”, ha evidenziato l’esperta, per poi sottolineare: “Nella pratica le donne sono spesso sotto curate perché i farmaci comunemente utilizzati per le maggiori malattie cardiovascolari, a partire dall’infarto, essendo somministrati in dosaggi efficaci nell’uomo, possono causare nella donna effetti collaterali importanti e conseguente scarsa aderenza alla terapia. Anche i meccanismi di assorbimento dei farmaci nella donna possono essere diversi dall’uomo, ad esempio, l’aspirina è eliminata più rapidamente dal corpo femminile perché ha un’emivita più breve, mentre il paracetamolo è eliminato più lentamente”.

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