Sanità, italiani insoddisfatti: liste d’attesa insostenibili per 9 intervistati su 10

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Oltre metà dei connazionali si dice in buona salute, ma aumentano i critici verso la qualità del Ssn. A sottolinearlo un’indagine condotta dal centro di ricerca dell'Università Cattolica di Cremona, diretto da Guendalina Graffigna

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Gli italiani sono sempre più attenti nella gestione della propria salute, ma si dicono insoddisfatti del Servizio sanitario nazionale, con circa il 90% che considera i tempi di attesa per le visite come il principale problema. L'attesa per la prima visita, gli esami diagnostici e le liste d'attesa per interventi chirurgici sono le principali fonti di frustrazione. Inoltre, la difficoltà nel reperire uno specialista e trovare medici competenti è un'altra preoccupazione diffusa. Sono alcuni dei dati emersi da un'indagine condotta su un campione rappresentativo del Paese, dall'EngageMinds HUB, il Centro di ricerca dell'Università Cattolica di Cremona, diretto da Guendalina Graffigna. Tuttavia, c'è una nota positiva: più della metà degli italiani si sente in buona salute.

I risultati dell’indagine nel dettaglio 

Circa 9 italiani su 10 considerano insostenibili le lista d’attesa. Nello specifico, dalla survey è emerso che per l’88% degli italiani si aspetta troppo per una prima visita, per l'85% per esami diagnostici specifici o per esami di controllo e per l'84% per interventi chirurgici. Inoltre, quasi 7 italiani su 10 considerano difficile reperire uno specialista, mentre 5 su 10 lamentano di non riuscire a trovare sempre medici competenti. In generale, l’indagine ha evidenziato che solo il 49% degli italiani ripone piena fiducia nel Sistema sanitario nazionale, mentre il 51% non si fida. Quasi 8 italiani su 10 sono critici sulla qualità del sistema sanitario regionale, che salgano a 9 su 10 se si guarda a quello nazionale, che sembra non stare al passo con le richieste dei cittadini.

Donne più critiche verso il Snn 

L’indagine, inoltre, evidenzia una spaccatura tra gli italiani per quanto riguarda la percezione della competenza dei medici: sono più critiche le donne (55%), coloro che si identificano politicamente a destra (59%) e chi ha scarsa fiducia nel Servizio sanitario nazionale (54%). Le donne, in particolare, manifestano maggiormente il disagio per i tempi di prenotazione per la prima visita (90%). Questo disagio è anche più pronunciato tra coloro che vivono nel Sud Italia e nelle Isole (90%), tra gli over 59 (94%) e tra gli italiani affetti da una malattia cronica (95%). 

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I dati positivi 

Ma non manca qualche dato positivo. La maggioranza degli italiani (6 su 10) riferisce di godere di un buono stato di salute, mentre poco più del 20% gode di una salute molto buona e quasi il 20% dichiara uno stato di salute non ottimale. In generale, il 67% ritiene di essere in grado di gestire la propria salute in modo efficace. Tuttavia, dalla survey è emerso che solo 4 persone su 10 si rivolgono al medico quando rilevano sintomi che ritengono inusuali o variazioni nel proprio stato di salute. I più abituali a confidarsi con i medici sono gli anziani (68%), e chi ha alta fiducia nel Servizio Sanitario nazionale (73%) e nella ricerca scientifica (65%); mentre il 47% degli italiani non condivide con i medici di famiglia le preoccupazioni sullo stato di salute. 

Italiani sempre più attenti alla salute

Un altro dato interessante riguarda la percentuale, in aumento, di chi dichiara di dare valore alla collaborazione con il personale sanitario: si è passati da un 71% del 2022 all’80% del 2024. "Le evidenze rilevate dall'ultimo Engagement Monitor - ha commentato Guendalina Graffigna, direttrice di EngageMinds Hub dell'Università Cattolica - tratteggiano sì il quadro di un cittadino italiano sempre più attento alla sua salute e proattivo nella gestione della cura, ma le cui aspettative di "engagement" nel percorso sanitario sono in qualche modo frustrate dall'esperienza di un personale sanitario non sempre disponibile o pronto a cogliere anche questa nuova dimensione partecipativa e psico-sociale del paziente".

Investimenti e Pnrr 

Infine, dalla survey è emerso che 7 italiani su 10 ritengono che il Governo debba investire più risorse nel Sistema sanitario pubblico, mentre solo 2 connazionali su 10  preferiscono orientarsi verso il privato. Inoltre, oltre 8 italiani su 10 nutrono dubbi sull'effettivo impatto del Pnrr in tema di riforme da attuare in ambito sanitario. “Gli italiani appaiono divisi tra chi guarda di buon grado la sanità privata (tendenzialmente tra i più giovani) e chi invece auspica maggiori investimenti e rilancio della sanità pubblica. In generale quello su cui si dovrebbe investire è anche la promozione di un engagement consapevole dei cittadini nella loro fruizione del sistema sanitario nazionale, volto a valorizzarne la dimensione di bene comune, e quindi di corresponsabilità dei fruitori stessi nella sua efficienza e sostenibilità”, ha concluso Graffigna. 

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