Giornata del fiocchetto lilla, disturbi Dca già a 7 anni: i dati in Italia

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Ogni anno il 15 marzo si celebra l’iniziativa che ha l’obiettivo di sensibilizzare le persone sul tema dei disturbi del comportamento alimentare, che affliggono oltre 55 milioni di individui nel mondo e 3 milioni nel nostro Paese. Secondo gli esperti i casi segnano un trend che, sia pure in flessione rispetto agli anni della pandemia, è ancora lontano dai livelli del 2019. Fra le cause tra bambini e ragazzi ci sono situazioni di ansia, stress, pressioni sociali e modelli sbagliati che arrivano dai social

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Ogni anno il 15 marzo si celebra la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, promossa nel 2012 dall'Associazione "Mi Nutro di Vita" e nata dall’iniziativa di Stefano Tavilla, che nel 2011 ha perso la figlia 17enne Giulia a causa della bulimia mentre era in lista d'attesa per il ricovero in una struttura (LO SPECIALE DI SKY TG24). Il 15 marzo è proprio la data della scomparsa di Giulia, e nel 2018 la Giornata è stata sancita dalla Presidenza del Consiglio con l’obiettivo di sensibilizzare le persone sul tema dei disturbi del comportamento alimentare (Dca).

I dati e i centri di cura

I Dca affliggono oltre 55 milioni di persone nel mondo e 3 milioni in Italia: l'8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi. Se con la pandemia si è assistito a un aumento di queste patologie, il numero dei casi resta tuttora alto e si è ancora lontani dai livelli pre-Covid. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità relativi al 2023, nel nostro Paese sono 126 i centri dedicati ai Dca, di cui 112 pubblici e 14 di privati accreditati: la metà, ovvero 63, si trova al Nord (di cui 20 in Emilia Romagna e 15 in Lombardia), al Centro ce ne sono 23 (di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria), mentre 40 sono distribuiti tra il Sud e le Isole (12 in Campania e 7 in Sicilia). Sono 1.491 i professionisti che vi lavorano: soprattutto psicologi (25%), psichiatri e neuropsichiatri infantili (18%), infermieri (15%), dietisti (12%), educatori professionali (8%), medici specialisti in nutrizione clinica (7%), internisti o pediatri (5%) e altri specialisti (tra tecnici della riabilitazione psichiatrica, assistenti sociali, fisioterapisti e operatori della riabilitazione motoria). Rispetto alla fascia d’età presa in carico dai centri, l’84% ha dichiarato di accogliere persone di età pari o superiore a 18 anni, l’82% la fascia d’età 15-17 anni e il 48% i minori fino a 14 anni.

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I Dca colpiscono persone sempre più giovani

Secondo gli esperti, i disturbi del comportamento alimentare, dall'anoressia alla bulimia, colpiscono sempre prima, tanto che nei centri si segnalano casi di esordio a 6-7 anni. "Così come si sta avendo un fenomeno di long Covid - dice all'Ansa Valeria Zanna, responsabile dell'Unità Operativa Anoressia e Disturbi Alimentari dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma - allo stesso modo possiamo dire che anche sul piano psico-patologico i ragazzi non siano tornati a una normalità pre-Covid e i casi di Dca segnano un trend che, sia pure in flessione rispetto agli anni della pandemia, è ancora lontano dai livelli del 2019 pre-pandemia". Ad allarmare, rileva, "è anche l'abbassamento dell'età di esordio dei sintomi a 11-13 anni, con casi però che si registrano già a 6-7 anni e che sono in crescita. Nei più piccoli osserviamo un particolare disturbo, definito Arfid: i bambini non mangiano, ma non hanno l'angoscia di ingrassare tipica dell'anoressia".

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Le cause dei Dca nei più piccoli

Tra le cause dei Dca tra bambini e ragazzi, spiega Zanna, situazioni di ansia, stress, pressioni sociali e modelli sbagliati che arrivano dai social. Il Covid "è stato un acceleratore, ma più in generale emerge un malessere dovuto a vari fattori: le bambine ad esempio, arrivano al menarca sempre prima, anche per le mutate abitudini alimentari, e questo significa che si trovano rapidamente dentro dei corpi adulti sentendosi però ancora 'piccole'. Ciò, in soggetti predisposti e più fragili, può portare a un profondo disagio che si manifesta con i disturbi dell'alimentazione". Altro elemento è la sempre maggiore influenza dei social, "con modelli ideali che spesso istigano all'anoressia. Alla base c'è una forte insicurezza e l'insoddisfazione rispetto al proprio corpo". E i dati parlano chiaro: "Nell'ultimo anno solo nel nostro Ospedale sono stati oltre 100 i ricoveri per Dca gravi, mentre in Day hospital - continua l’esperta - seguiamo oltre 250 ragazzi l'anno, ma la domanda è molto più alta". In questa situazione, avverte, "la priorità è garantire centri di cura diurni e i Day Hospital, perchè la soluzione non possono essere le residenze dal momento che la cura è importante che si integri nella vita quotidiana e 'normale' del ragazzo o della ragazza".

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