Vivere in affitto farebbe invecchiare prima del previsto: lo studio
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La tesi proviene da uno studio internazionale pubblicato sulla rivista “Journal of Epidemiology & Community Health”. Gli effetti però, hanno spiegato i ricercatori, "sono reversibili e sottolineano l'importanza delle politiche abitative per il miglioramento della salute"
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- Vivere in una casa in affitto da un privato potrebbe contribuire ad un invecchiamento biologico più rapido. A sottolinearlo è stato uno studio internazionale pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of Epidemiology & Community Health”
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- Dai risultati emersi, ad esempio, gli esperti hanno potuto sottolineare come l'impatto dell'affitto nel settore privato, proprio in relazione con l’invecchiamento precoce e rispetto alla proprietà diretta che non prevede il mutuo, è stato quasi il doppio considerando situazioni come essere senza lavoro piuttosto che essere impiegato
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- Lo studio, inoltre, ha fatto luce sul fatto che il fattore di rischio legato ad un invecchiamento precoce è risultato maggiore del 50% rispetto a quello di un ex fumatore e rispetto anche a chi non ha mai fumato
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- Fortunatamente, hanno spiegato i ricercatori, “questi effetti sono reversibili e sottolineano l'importanza delle politiche abitative per il miglioramento della salute". Ad influire sui rischi, è stato poi sottolineato, ci sono diversi aspetti legati sia alla salute fisica sia a quella mentale. Tra questi, ad esempio, il freddo, la muffa, l'affollamento, lo stress o, ancora, lo stigma
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- Occorre segnalare, stando a quanto riferito dai ricercatori, che non è ancora del tutto chiaro ed evidente come tali aspetti possano esercitare i loro effetti. Per tentare di dare risposte in merito, sono state utilizzate informazioni epigenetiche al pari di dati relativi ad alcune indagini sociali e ai segnali dell'invecchiamento biologico, scoperti attraverso la metilazione del Dna
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- Nello specifico, l'epigenetica può aiutare a capire meglio come i comportamenti e i fattori ambientali possano indurre cambiamenti che modificano il funzionamento dei geni. La metilazione del Dna, invece, è una modifica chimica dello stesso che può alterare proprio l'espressione genica
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- Tra i dati più interessanti emersi dallo studio, è stato sottolineato ancora come anche le circostanze abitative, i possibili arretrati nel pagamento dell'affitto, l'esposizione all'inquinamento e ai problemi ambientali sono risultati correlabili ad un invecchiamento biologico più marcato
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- Gli stessi ricercatori, comunque, hanno parlato di questo lavoro come di uno studio osservazionale può comportare una serie di limiti ai risultati ottenuti. Per esempio, i dati sulla metilazione del Dna provenivano solamente da intervistati bianchi ed europei
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- "I nostri risultati suggeriscono che difficili condizioni abitative influiscono negativamente sulla salute, provocando un invecchiamento biologico più rapido", hanno ribadito gli esperti. "Tuttavia, l'invecchiamento biologico è reversibile, come evidenzia il significativo potenziale dei cambiamenti nelle politiche abitative per il miglioramento della salute"
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- "Il significato di essere un affittuario privato dipende dalle decisioni politiche, che finora hanno privilegiato i proprietari e gli investitori rispetto agli affittuari", hanno poi concluso i ricercatori. "Le politiche volte a ridurre lo stress e l'incertezza associati all'affitto privato, come la fine degli sfratti senza giusta causa, la limitazione degli aumenti degli affitti e il miglioramento delle condizioni, possono contribuire a ridurre gli impatti negativi dell'affitto privato", hanno sottolineato ancora