
Consumo di alcol e danni alla salute: cosa sappiamo. Le opinioni di esperti e politici
Il via libera dell'Unione europea a una legge irlandese che prevede l’inserimento di "alert sanitari" ha scatenato un lungo dibattito che coinvolge non solo esponenti del mondo politico e delle associazioni di categoria, ma anche ricercatori e professionisti medici: ecco che cosa sta succedendo

Dibattito sui rischi del consumo di alcol per la salute, dichiarazioni politiche infuocate e un caso che rischia di trasformarsi in tensione diplomatica: la decisione dell’Irlanda di apporre etichette sulle bottiglie di vino sulla falsariga di quelle presente sui pacchetti di sigarette tiene banco ormai da settimane non solo in Italia, ma anche in Europa
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La polemica è nata ormai un paio di settimane fa, quando il silenzio-assenso dell'Unione europea ha dato di fatto il via libera a una legge irlandese che prevede l’inserimento di "alert sanitari" in etichetta sul vino. I testi potrebbero ricalcare quelli attualmente esistenti sulle sigarette, come "il consumo di alcol provoca malattie del fegato" e "alcol e tumori mortali sono direttamente collegati"
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Il via libera alla legge non è definitivo, perché l'Irlanda dovrà essere autorizzata anche dall'Organizzazione mondiale del commercio, "in quanto questa normativa rappresenta una barriera anche a livello internazionale. Un processo che prevede una durata di circa 60 giorni”, ha spiegato Paolo De Castro, membro della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo
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Nonostante questo, la polemica è subito esplosa: Italia, Francia e Spagna, insieme ad altre sei capitali, hanno provato ad opporsi mettendo nero su bianco la protesta con un parere inviato a Bruxelles che evidenziava come l'eccezione irlandese discrimini i produttori degli altri Paesi Ue, costretti alla doppia etichetta
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Sul tema si sono esposti anche importanti esponenti del governo italiano: il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato il ricorso al Wto. E il ministro dell’Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha spiegato la decisione di Roma perché “crediamo che dietro questa scelta un'altra volta si miri non a garantire la salute ma a condizionare i mercati"

Più cauto, invece, l'Istituto Superiore di Sanità che per bocca del direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol, Emanuele Scafato, ha puntualizzato: “L’etichetta garantisce al consumatore una scelta informata, perché le evidenze scientifiche indicano che non è possibile definire una quantità 'sicura' di alcol rispetto ad eventuali danni alla salute"

La discussione è passata, in breve, dal tavolo della politica a quello della scienza. La professoressa Antonella Viola, biologa, ricercatrice e docente all’Università di Padova, ha affermato in una intervista al Corriere della Sera di essere d’accordo con la scelta irlandese: “Perché bisogna far sapere che l’alcol è incluso nella lista delle sostanze cancerogene di tipo 1, come amianto e benzene”, affermando anche che “chi beve ha il cervello più piccolo”
L'intervista di Antonella Viola al Corriere della Sera
Parole che hanno fatto discutere: Viola è stata sostenuta dall'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, mentre hanno preso distanza da queste affermazioni l'infettivologo Matteo Bassetti (in foto), il mondo produttivo, il leghista Gian Marco Centinaio, Assoenologi e quattro Consorzi del vino pugliese lamentando "terrorismo e disinformazione"

Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed epidemiologia della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, ha detto: "Può esserci un danno cerebrale con un abuso enorme e prolungato di alcol. In questo caso i neuroni piano piano diminuiranno, ma parliamo di grandi bevitori che hanno una dipendenza dall'alcol. Un normale consumo di vino, un bicchiere ogni tanto a cena con gli amici, non può arrivare a fare danni al cervello"

Sul tema è intervenuto anche la ricercatrice nutrizionista del Crea - il Consiglio per la ricerca in agricoltura e analisi dell’economia agraria del Ministero dell’Agricoltura - Laura Rossi ha detto. “Non c'è alcuna dose di alcol esente da rischio, questo deve essere ben chiaro a tutti”. Secondo la ricercatrice “quanto alle dosi ammesse nella dieta mediterranea di un bicchiere al giorno per gli uomini e due per le donne, sono delle 'concessioni' da consumare durante i pasti e questo proprio per attenuare gli effetti di rischio”

Massimo Fantini, direttore Ricerca e sviluppo di Precision Biologics negli Usa, esperto di oncologia e immunoterapia, ha detto: "Il danno da alcol rappresenta un tema serio su cui fare informazione seria, senza fare del gossip stupido o le solite litigate tra scienziati che lasciano il tempo che trovano”. Per l’esperto “I due messaggi seri che devono essere veicolati sono: ridurre al minimo il consumo di alcolici per ridurre i rischi alla salute correlati all'alcol e fare campagne di informazione serie per contrastare il fenomeno di abuso di alcol tra i giovani"

Non sono però solo gli esperti scientifici a discutere del caso, ma anche le associazioni di categoria: per Coldiretti, le polemiche sull'allarme in etichetta rischiano di spaventare più di 1 italiano su due (54%) che beve vino. Il giusto impegno dell'Unione per tutelare la salute dei cittadini, secondo la Coldiretti, non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate

Da parte sua la Commissione europea è tornata sulla vicenda tramite il portavoce Stefan De Keersmaecker, secondo cui “nessuno è contro il vino, penso che un bicchiere di vino piaccia a tutti, ciò di cui si occupa il Piano per battere il cancro è il consumo dannoso di alcol, che è una preoccupazione di salute pubblica”. Il Piano Ue, ha ricordato De Keersmaecker, prevede una riduzione del consumo dannoso di alcol "di almeno il 10% entro il 2025”

Sul tema specifico del regolamento irlandese che prevede messaggi sugli effetti dell'alcol sulla salute in etichetta, il portavoce della Commissione ha detto che "è una norma tecnica che contiene i dettagli di un provvedimento già adottato nel 2018, la Commissione non ha fatto commenti e in assenza di una opinione negativa non deve più intervenire sul tema"

"L'etichettatura è un argomento molto importante e abbiamo già annunciato nella Strategia Farm to Fork e nel Piano per battere il cancro che lavoriamo a una revisione" delle norme Ue in materia, per "rendere i consumatori capaci di fare scelte informate su alimenti sostenibili e salutari". Su questo aspetto, ha concluso De Keersmaecker, "una valutazione di impatto è in preparazione, e il lavoro tecnico è in corso"

Parole che però non hanno convinto l’Unione italiana vini, che ha espresso "delusione" per le dichiarazioni del portavoce della Commissione europea: “Ancora una volta nessun chiarimento è stato presentato rispetto a una proposta - quella dell'Irlanda - che secondo Uiv contrasta con il principio della libera circolazione delle merci all'interno dell'Ue, principio che la Commissione dovrebbe difendere”

Sul caso, infine, è tornato a intervenire il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che a margine del consiglio affari esteri a Bruxelles ha parlato di un attacco alla dieta mediterranea, sottolineando come l'Italia deve difendere i propri interessi, anche commerciali. Tajani ha confermato di aver avuto uno scambio di vedute con il collega irlandese: "Mi ha dato disponibilità ad approfondire le questione", ha detto, aggiungendo però ha anche detto che si aspetterebbe un intervento della Commissione al riguardo
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