Covid, i soggetti infetti non vaccinati dopo un anno non avrebbero più anticorpi

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Un dato rilevato in particolar modo nei fumatori e negli over 60. A contribuire al livello di protezione anche l’età e la presenza di malattie mentali

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Secondo uno studio condotto dagli scienziati del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), le persone non vaccinate risultate positive al SARS-CoV-2, a distanza di un anno dall’infezione, non mostrerebbero più anticorpi rilevabili. La ricerca, pubblicata sulla rivista BioMed Central Medicine, è stata guidata da Manolis Kogevinas, Marianna Karachaliou e Gemma Moncunill.

Cosa dice lo studio

 

Al fine di sostenere la tesi, i ricercatori hanno esaminato la sieroprevalenza nella popolazione catalana, confrontando i livelli di anticorpi tra soggetti vaccinati e soggetti che avevano solamente contratto il Covid-19. Tramite analisi sieroepidemiologiche, spiegano gli autori, si può valutare l’immunità di una popolazione, che si costruisce tramite infezione e vaccinazione. La maggior parte degli studi sierologici eseguiti dopo la vaccinazione per Covid-19, si è concentrata su gruppi specifici, come gli operatori sanitari. Il nostro lavoro ha preso in considerazione una coorte di popolazione della Catalogna, iscritta all'indagine COVICAT”, ha spiegato Kogevinas. Per identificare la durata, e l’entità, della risposta anticorpale nelle persone vaccinate, non vaccinate e infettate, i ricercatori hanno utilizzato delle informazioni raccolte tramite un questionario e delle cartelle cliniche di 1.076 persone, d’età compresa tra i 43 e i 72 anni. 

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I risultati

 

Secondo quanto emerso dai risultati, il 36% dei pazienti infetti, ma non vaccinati, non presentava più anticorpi specifici a distanza di un anno dalla malattia. Un dato rilevato in particolar modo nei fumatori e negli over 60. La vaccinazione, secondo gli esperti, poteva indurre livelli di anticorpi significativamente più elevati nelle persone che avevano avuto una precedente infezione. "Questi risultati sottolineano l'importanza di vaccinare le persone anche se sono state precedentemente infettate e confermano che l’immunità ibrida è associata a una protezione migliore e più duratura”, commenta Karachaliou. Inoltre, dalle analisi sarebbe emerso che il vaccino Spikevax di Moderna, è associato a livelli di anticorpi più elevati rispetto alle altre alternative. A contribuire al livello di protezione, incredibilmente, anche l’età e la presenza di malattie mentali. Concludono gli studiosi: "L'associazione tra salute mentale e risposte anticorpali richiede ulteriori indagini ma è noto che le persone con disturbi come depressione, stress cronico o schizofrenia hanno una risposta più bassa alla vaccinazione in generale. C'è da precisare che il nostro lavoro è stato condotto prima che la variante Omicron diventasse dominante”.

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