Covid, studio Iss: durante i lockdown aumentata la depressione anche tra i giovani

Salute e Benessere

Lo ha rilevato uno studio realizzato dall'Istituto Superiore di Sanità, basato sul sistema di sorveglianza PASSI. Nel lavoro di ricerca è emerso "un più severo peggioramento, rispetto agli anni precedenti, in alcune categorie demografiche, in particolare nei giovani, tra i 18 ed i 34 anni”, hanno evidenziato gli studiosi

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Le fasi di lockdown durante la pandemia di Covid-19 hanno reso la popolazione italiana più depressa, con particolare attenzione alla fascia d’età che riguarda i giovani tra i 18 e i 34 anni. Si tratta del risultato di uno studio realizzato dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss), basato sul sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia, che dal 2008 raccoglie informazioni sulla presenza di sintomi depressivi, in campioni di adulti rappresentativi, per genere ed età, della popolazione generale adulta residente in Italia), i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Journal of Affective Disorders”.

I risultati emersi

Nello specifico, spiega una nota diffusa sul sito dell’Iss, si tratta del “primo studio italiano che abbia esaminato l’andamento temporale dei sintomi depressivi durante la pandemia in campioni rappresentativi della popolazione generale adulta, ed uno dei pochi studi nel mondo che abbia esaminato un arco temporale lungo”. Per giungere ad una conclusione, gli esperti, si sono serviti dei dati relativi ad oltre 55.000 interviste effettuate tra il 2018 e il 2020. “I risultati hanno mostrato un incremento dei sintomi depressivi nel bimestre marzo-aprile 2020 con una prevalenza del 7,1% rispetto al 6,1% del 2018-19, seguito da un decremento (4,4%) nel bimestre maggio-giugno, dopo la revoca del lockdown e poi da un nuovo e più cospicuo incremento in luglio-agosto (8,2%)”, ha spiegato l’Iss. Inoltre, “è stato rilevato un ritorno graduale, entro la fine del 2020, ai livelli registrati nel biennio prima della pandemia: 7,5% nei mesi di settembre-ottobre e 5,9% a novembre-dicembre”. 

Il dato riguardante i più giovani

Ecco poi un dato particolare sottolineato dallo studio. “Mentre in media la risposta della popolazione italiana depone per una buona resilienza di fronte allo stress generato dalla pandemia, un più severo peggioramento, rispetto agli anni precedenti, è stato osservato in alcune categorie demografiche, ed in particolare nei giovani, tra 18 e 34 anni”, hanno evidenziato i ricercatori. E, tra l’altro, si tratta della prima volta, nella storia del sistema di sorveglianza PASSI nella quale “i dati hanno evidenziato un rischio aumentato di sintomatologia depressiva nei giovani, che in passato risultavano essere tipicamente un gruppo protetto a minor rischio”. Senza dimenticare che, rispetto a prima della pandemia, è aumentato anche il rischio legato alle donne o alle persone con difficoltà economiche.

Azioni rispetto a nuovi bisogni di salute mentale

“La pandemia ha comportato molte sfide in particolare per i giovani preoccupati per il loro futuro, le donne e i lavoratori i cui mezzi di sussistenza sono stati minacciati”, ha riferito Antonella Gigantesco, esperta del reparto ricerca clinico-epidemiologica in Salute mentale e comportamentale dell’Iss. “Sarà importante, nel breve e lungo periodo, promuovere azioni e interventi specifici e innovativi rispetto a nuovi bisogni di salute mentale emergenti come il potenziamento dei servizi per la salute mentale e politiche che coinvolgano anche i luoghi di lavoro e le scuole”, ha poi aggiunto. E, in quest’ottica, “la World Health Assembly, nel maggio 2021, ha riconosciuto, all’interno del piano d'azione globale per la salute mentale 2013-2030, la necessità di potenziare i servizi di salute mentale, e l’Ocse nel suo documento sull’impatto della pandemia sulla popolazione, ha raccomandato l’adozione di un approccio integrato che dovrebbe anche prevedere programmi di promozione della salute mentale non solo nel settore sanitario”, ha precisato, in conclusione, l'Iss.

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