
Covid, si lavora a un vaccino universale contro varianti e nuovi virus: il punto
Varie ricerche condotte negli Stati Uniti puntano alla creazione di un farmaco capace di neutralizzare non solo i ceppi dell'infezione già in circolazione, ma anche quelli che potrebbero nascere in futuro. Alcune analisi puntano su un anticorpo presente nel sangue di chi è stato contagiato dalla Sars, altre su una nanoparticella che agirebbe contro le mutazioni della proteina Spike

È corsa contro il tempo nel mondo medico per riuscire a mettere a punto un vaccino anti-Covid che riesca a proteggere sia dalle forme del virus già in circolazione che da possibili future varianti o nuovi virus dalla struttura simile
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Da tempo viene invocata la necessità di sviluppare farmaci che non vedano diminuire la protezione immunitaria fornita contro nuovi ceppi del virus. I vaccini somministrati finora sono infatti progettati per combattere principalmente la prima forma di Covid che ha dato inizio alla pandemia, quella scoperta in Cina, a Wuhan
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L’arrivo delle varianti, soprattutto Omicron, ha messo in allerta i ricercatori medici. Le mutazioni sulla proteina Spike, quella che il virus utilizza per attaccare le cellule dell’organismo, riescono infatti a indebolire, anche se parzialmente, lo scudo protettivo generato dai vaccini a oggi disponibili
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Guardano avanti gli Stati Uniti. Il consulente medico della Casa Bianca Anthony Fauci (in foto), in un discorso al Congresso dello scorso 11 gennaio, ha parlato degli sforzi che il Paese sta facendo per sviluppare vaccini universali che funzionino contro il Covid, le sue varianti e futuri coronavirus che potrebbero nascere
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"Non dovremo più rincorrere la prossima variante” nel breve periodo, ha detto Fauci, mentre sul lungo periodo "potremo prevenire la prossima pandemia globale". Per questo, il National Institutes of Health statunitense (Nih) ha lanciato un appello, chiedendo al mondo medico internazionale di unire gli sforzi per raggiungere gli obiettivi esplicitati da Fauci. Una sottodivisione dell’istituto, la NIAID (National Institute of Allergies and Infectious Diseases) ha stanziato oltre 1,2 miliardi di dollari in ricerche sui vaccini contro il coronavirus
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Al momento, una data a cui guardare per la distribuzione dei vaccini universali contro il coronavirus ancora non c’è. Come detto da Fauci, sono però diversi gli studi clinici che si stanno muovendo in questa direzione, con risultati che sembrano promettenti

Una ricerca condotta dalla Duke University nell’aprile dello scorso anno, riporta Cnbc, ha evidenziato un’efficacia al 100% di vaccini universali contro i coronavirus condotti su esseri viventi diversi ma molto simili agli umani, come ad esempio sui primati. A settembre 2021, gli studi della Duke University - cui si aggiungono progetti sulla stessa linea dell’Università del Wisconsin e del Women’s Hospital di Boston - sono stati rifinanziati con oltre 36 milioni di dollari

All’interno della Duke University, a seguire la ricerca sui vaccini contro i coronavirus è il Duke Human Vaccine Institute. Il suo direttore Kevin Saunders, intervistato dalla CNN, ha spiegato che i lavori per ora si sono concentrati sul trovare un elemento che riesca a combattere le parti di virus che non mutano tra una variante e l’altra

Il team di ricerca diretto da Saunders ha scoperto che un anticorpo presente nel sangue di soggetti già contagiati in passato dalla Sars, della famiglia dei coronavirus, ha la capacità di neutralizzare anche il Covid-19

Si tratta dell’anticorpo DH1047. Analizzando la sua struttura, e andando a capire come riesce a combattere due virus diversi ma con struttura comune, si sta proseguendo con l’elaborazione del vaccino universale

Anche la Difesa Usa si sta muovendo in questo senso. Il Walter Reed Army Institute of Research ha annunciato lo scorso dicembre di essere al lavoro su un farmaco che “oltre a comportare una risposta immunitaria potente potrebbe garantire una protezione più ampia contro le varianti SARS-CoV-2 e altri coronavirus”

Il vaccino per ora ha completato sola la prima fase di studi clinici, alla quale hanno partecipato 72 adulti. Si basa su una nanoparticella di ferritina, la SpFN, capace di combattere diverse proteine Spike. Per questo sarebbe in grado di neutralizzare le varianti Covid che presentano mutazioni della particella originaria