Terapia genica corregge difetto della distrofia più comune: lo studio

Salute e Benessere

Lo ha sottolineato un lavoro di ricerca, condotto dagli esperti dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e da quelli del Gruppo San Donato Foundation, grazie a cui è stato possibile realizzare “un sistema modulabile basato sull’uso di CRISPR-Cas9 per eliminare definitivamente la mutazione che causa la DM1”. Si tratta della distrofia miotonica di tipo 1, la forma più comune di distrofia muscolare

Grazie ad un lavoro di ricerca, condotto dagli studiosi dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e di quelli del Gruppo San Donato Foundation, in collaborazione con l’IRCCS Policlinico San Donato, è stato possibile individuare una strategia mirata, capace di correggere il difetto genetico della distrofia miotonica di tipo 1 (DM1), la forma più comune di distrofia muscolare negli adulti con 1 caso ogni 5000 individui colpiti.

Un sistema modulabile basato sull’uso di CRISPR-Cas9

In particolare, nello studio, i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Molecular Therapy Nucleic Acids”, i ricercatori sono riusciti a mettere a punto e a realizzare “un sistema modulabile basato sull’uso di CRISPR-Cas9 per eliminare definitivamente la mutazione che causa la DM1”, come sottolinea un comunicato apparso sul sito del Cnr. Nello specifico, “gli Rna guida, appositamente disegnati per posizionare l’enzima Cas9 sulle sequenze di Dna adiacenti la mutazione e rimuoverla, possono essere regolati mediante la somministrazione di una molecola attivante”, hanno riferito gli esperti. Si tratta, infatti, di un processo che consente di avere “uno stretto controllo dell’azione di taglio e di ridurre il rischio di possibili effetti non desiderati in altre regioni genomiche”. Tutto, come detto, grazie al sistema CRISPR-Cas9 che si basa proprio sull'impiego della proteina Cas9, una sorta di forbice molecolare in grado di tagliare un Dna bersaglio, che può essere programmata per effettuare specifiche modifiche al genoma di una cellula, sia questa animale, umana oppure ancora vegetale. “Nel nostro laboratorio ci occupiamo da anni di studiare i meccanismi molecolari che sono alla base delle manifestazioni patologiche della DM1. Questa tecnologia ci ha permesso di ottenere una efficiente correzione del difetto genetico e conseguente recupero delle alterazioni molecolari tipicamente associate alla malattia, sia in cellule in coltura derivate da pazienti affetti da DM1, sia nel muscolo scheletrico di modelli murini, che contengono nel loro genoma un gene DMPK umano mutato”, ha sottolineato Germana Falcone, tra i firmatari dello studio. “Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti a livello molecolare e stiamo perfezionando gli studi preclinici sul modello murino per ottenere anche un recupero sulle funzioni motorie e comportamentali. I dati ottenuti ci hanno confermato che è possibile ottenere la correzione del difetto genetico in maniera modulabile, sicura ed efficace ed è quindi plausibile che in un prossimo futuro questa terapia genica possa essere applicata ai pazienti affetti dalla DM1”, ha poi aggiunto l’esperta.

Cos’è la distrofia miotonica

La distrofia miotonica (DM1), hanno sottolineato gli studiosi, colpisce vari organi, in particolare i muscoli e il sistema nervoso centrale, “con conseguenti disturbi della funzionalità cardiaca, atrofia muscolare e alterazione delle funzioni cognitive”. E, specie nelle sue forme più gravi, la qualità e l'aspettativa di vita delle persone affette risultano particolarmente compromesse. Cosa causa la malattia? Principalmente l’aumento decisivo del “numero di triplette di CTG (le basi citosina, timina e guanina, elementi costitutivi del DNA) presenti in un gene denominato DMPK e nella produzione di un RNA messaggero ‘tossico’ per le cellule, che provoca una alterazione generalizzata dell’espressione genica”. Ad oggi, nonostante numerosi tentativi di approccio terapeutico, soprattutto con l’obiettivo di alleviare i sintomi, non è ancora stata individuata una cura definitiva per la malattia.

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