
Covid, variante Lambda: dalle mutazioni all’efficacia dei vaccini, cosa sappiamo
La C.37 è stata rilevata per la prima volta in Perù nel dicembre 2020 e l’Oms l'ha designata come “di interesse”. Al momento - secondo i dati Gisaid - è più diffusa in Sudamerica e America settentrionale, meno in Europa, con 13 casi in Italia. Gli esperti hanno rilevato tre mutazioni sulla proteina Spike che rendono la Lambda più infettiva, ma alcuni studi spiegano che i farmaci anti coronavirus funzionano

Alle prese con la diffusione della mutazione Delta, ormai arrivata a rappresentare l’83% dei nuovi casi, negli Stati Uniti gli esperti stanno studiando e osservando anche la variante Lambda (C.37)
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La C.37 è stata rilevata per la prima volta in Perù nel dicembre 2020: il 14 giugno 2021 l'Organizzazione mondiale della sanità l'ha denominata variante Lambda e l'ha designata come mutazione di interesse (VOI, mentre la Delta è una VOC, “variante di preoccupazione”)
Il monitoraggio delle varianti sul sito dell'Oms
Negli Stati Uniti il primo caso di variante Lambda è stato rilevato a luglio in Texas, allo Houston Methodist Hospital, e da allora il sequenziamento genomico ha identificato 1.060 contagi a essa riconducibili, secondo l'iniziativa indipendente di condivisione dei dati Gisaid
Il sito di monitoraggio Gisaid delle varianti
Al momento, secondo i dati della banca internazionale Gisaid, la variante Lambda è diffusa in Sudamerica, soprattutto in Perù, Argentina, Cile ed Ecuador
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Si rilevano molti casi di Lambda anche in tutta l'America settentrionale, mentre in Europa si osservano soprattutto in Spagna e Germania, mentre sono 13 quelli rilevati in Italia. Bassa anche la diffusione in Asia e Oceania
Covid, Ecdc-Ema: "La vaccinazione completa protegge dalla variante Delta"
Secondo una ricerca coordinata dall'Università di Tokyo - accessibile online sul sito bioRxiv che accoglie gli articoli non ancora sottoposti all'esame della comunità scientifica - la variante Lambda ha due mutazioni che la rendono altamente infettiva
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Le due mutazioni che hanno attirato l'attenzione dei virologi perché rendono la variante Lambda più infettiva sono indicate con le sigle T76I e L452Q, e si trovano sulla proteina Spike con la quale il virus penetra nelle cellule umane
Variante Lambda, vaccini e mutazioni: cosa sappiamo. VIDEO
Una terza mutazione, indicata con RSYLTPGD246-253N, si trova nella parte terminale della proteina Spike e grazie a essa questa variante riesce a sfuggire agli anticorpi. È soprattutto quest'ultima mutazione a essere monitorata dagli autori della ricerca: i dati indicano che potrebbe essere "strettamente associata alla massiva diffusione dell'infezione della variante Lambda in Sudamerica"

Per quanto riguarda l’efficacia dei vaccini, i ricercatori della scuola di Medicina di New York Mount Sinai hanno testato una serie di varianti virali - tra cui B.1.526 (Iota), B.1.1.7+E484K (Alpha), B.1.351 (Beta), B.1.617.2 (Delta) e C.37 (Lambda) - su 76 individui vaccinati con mRNA-1273 (Moderna) o BNT162b2 (Pfizer/BioNTech)

A ridurre con più forza il potere degli anticorpi è stata la variante Lambda, della quale tuttavia è stata usata una “sottovariante” con 84 ulteriori cambiamenti rispetto alla sequenza C.37

La ricerca spiega comunque che i vaccini rimangono efficaci: “Tutti i 30 sieri hanno mantenuto almeno un’attività di neutralizzazione parziale contro questo virus variante C.37, il che potrebbe indicare che i vaccini mRNA rimarranno efficaci e che l’evasione immunitaria mostrata dovrebbe essere vista come lo scenario peggiore per la variante C.37”

"Per fortuna gli studi suggeriscono che i vaccini attualmente disponibili rimangono efficaci - conferma Preeti Malani, direttore sanitario nella divisione delle malattie infettive presso l'Università del Michigan - Abbiamo appreso durante la pandemia che le cose possono cambiare rapidamente, quindi controllare la diffusione del Covid-19 in generale aiuterà a gestire la Lambda"

"Finché ci sarà una diffusione incontrollata di SARS-CoV-2, vedremo più varianti in futuro. L'unica via d'uscita è una vaccinazione diffusa per controllare la diffusione e prevenire ulteriori mutazioni. Di fatto - conclude Malani - c'è una sorta di gara tra l'aumento della copertura vaccinale e lo sviluppo di nuove varianti meno reattive alle contromisure"