
Covid, il confronto dei dati del 2020 e del 2021 con le variabili varianti e lockdown
La pandemia è mutata nel corso dei mesi. Quali sono i numeri oggi e perché sono diversi da quelli di un anno fa? Tra gli elementi che hanno completamente cambiato lo scenario la variante Delta e l'assenza di una chiusura quasi totale delle attività nel 2021, a differenza di quanto accaduto tra marzo e maggio 2020

"Dobbiamo essere sicuri di aver fatto di tutto per evitare che la pandemia si aggravi: che basti o no non lo sappiamo. Tutto viene fatto sulla base delle evidenze e dei dati di oggi". Così il premier Mario Draghi a Palazzo Chigi, prima della pausa ferragostana, ha parlato della situazione Covid. Nelle parole del premier un pizzico di incertezza per un’epidemia che è mutata nel corso dei mesi. Ma quali sono i dati oggi e perché sono diversi da quelli di un anno fa?
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Innanzitutto, bisogna tenere conto delle variabili che hanno completamente cambiato lo scenario: le varianti, soprattutto la Delta, e l’assenza di un lockdown totale nel 2021, a differenza di quello attuato tra marzo e maggio nel 2020
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Nei giorni scorsi, il Fatto Quotidiano, ha messo accanto i numeri della pandemia che riguardano i primi giorni dei mesi di giugno, luglio e agosto del 2020 e del 2021, precisando che “alla fine della primavera del 2020, reduci da tre mesi di lockdown nazionale con l’epidemia confinata al Nord, i pazienti Covid trattati nelle terapie intensive erano in numero inferiore a quelli dello stesso periodo di quest’anno. Così le ospedalizzazioni”
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L’1 giugno 2020 erano 424 i pazienti Covid in terapia intensiva e 6.099 nei reparti ordinari. L’1 giugno 2021 erano 989 le persone ricoverate in rianimazione e 6.292 quelle negli altri reparti ospedalieri
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L’1 luglio 2020, erano 87 i pazienti in terapia intensiva e 1.025 nei reparti Covid. L’1 luglio 2021 si registravano 225 ricoverati in terapia intensiva e 1.532 pazienti nei reparti ordinari

L’1 agosto 2020, erano scese a 43 le persone in terapia intensiva e a 705 i ricoveri nei reparti Covid. L’1 agosto 2021 si contavano 230 pazienti nei reparti di rianimazione e 1.954 pazienti negli altri reparti degli ospedali italiani

Per quanto riguarda, i decessi, nel mese di luglio 2021, sono stati in totale 497 mentre nel luglio 2020 furono 373. Nei primi 5 giorni di agosto 2021 sono stati 100 i morti, nello stesso periodo di agosto 2020 furono 40

Come hanno, però, spiegato gli esperti dell’Istituto superiore di sanità, il calo dei contagi e dei ricoverati del 2020 è da associare alla chiusura dell’intero Paese tra marzo e maggio. Il lockdown totale ha bruscamente frenato la circolazione del virus

Nel frattempo, nonostante l’arrivo dei vaccini, che proteggono dagli effetti gravi del Covid e riducono le possibilità di contagio ma non le eliminano, sono comparse le varianti del coronavirus. Nel dicembre 2020, quasi in contemporanea con le prime somministrazioni del farmaco anti-Covid, è stata identificata per la prima volta nel Regno Unito la variante Alfa. E successivamente, fra le altre, è stata individuata anche la variante indiana, poi ribattezzata variante Delta

La variante Delta è più trasmissibile del 40-60% di quella inglese. Chi ha ricevuto solo la prima dose di vaccino è meno protetto. Nell’ultimo report di aggiornamento, l’Iss, parlando dell’aumento dei contagi a luglio 2021, rileva come questo abbia riguardato soprattutto maschi di età compresa tra i 10 e i 39 anni. "Verosimilmente tale andamento –scrive l’Iss – può essere dovuto a cambiamenti comportamentali transitori, ad esempio feste e assembramenti per gli Europei di calcio"

L'Iss ha anche analizzato l'impatto delle vaccinazioni nel prevenire nuove infezioni, infezioni gravi e decessi e ha rilevato nel bollettino del 30 luglio, che per ciò che riguarda i contagi "la maggior parte dei casi segnalati in Italia sono stati identificati negli ultimi 30 giorni in soggetti non vaccinati"

L'Iss ha calcolato anche le stime di efficacia vaccinale dal 4 aprile 2021 al 25 luglio 2021 per fascia di età: "L’efficacia complessiva della vaccinazione, aggiustata per età, è superiore al 65% nel prevenire l’infezione in vaccinati con ciclo incompleto (67,5%, IC95%: 67,1%-67,8%) e superiore all’85% per i vaccinati con ciclo completo (86,7%, IC95%: 86,5%-86,9%)"

L’efficacia nel prevenire le ospedalizzazioni, rileva ancora l'Iss, "sale all’81,7% con ciclo incompleto (IC95%: 81,1%-82,4%) e al 95% con ciclo completo (IC95%: 94,7%-95,2%)», così come l’efficacia nel prevenire i ricoveri in terapia intensiva «è pari all’89% (IC95%: 87,4%-90,4%) con ciclo incompleto e 97,2% con ciclo completo (IC95%: 96,4%-97,8%)"

Per quanto riguarda l’efficacia nel prevenire i decessi dei vaccini, secondo l'Istituto superiore di sanità "è pari all’80,3% (IC95%: 78,8-81,8%) con ciclo incompleto e a 96,4% con ciclo completo (IC95%: 95,9%-96,8%)"

L’Iss mette in rilievo anche che "nel momento in cui le vaccinazioni nella popolazione raggiungono alti livelli di copertura, si verifica il cosiddetto effetto paradosso per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nei volumi di questi ultimi"

Per esempio, spiega l'Iss, "nella fascia di età 80+, dove la copertura vaccinale è alta, si osserva che il numero di ospedalizzazioni fra vaccinati con ciclo completo e non vaccinati è simile", ma "se si considera invece il tasso di ospedalizzazione negli ultimi 30 giorni, si riscontra come questo per i non vaccinati sia circa 9 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo (27 vs 3 ricoveri per 100.000 abitanti)"