Covid, ministero Salute: ok a unica dose di vaccino entro 6-12 mesi per i guariti
Lo prevede una circolare, firmata dal direttore della Prevenzione Gianni Rezza, che contiene nuove indicazioni sulle vaccinazioni per chi ha contratto il coronavirus. Nel documento si legge inoltre che "non sono raccomandati" i test anticorpali per stabilire se procedere o meno con la somministrazione. Tutti i dettagli
"È possibile considerare la somministrazione di un'unica dose di vaccino anti-Covid nei soggetti con pregressa infezione da Sars-CoV-2, decorsa in maniera sintomatica o asintomatica". A stabilirlo è una circolare del ministero della Salute, che aggiorna le indicazioni sulla vaccinazione dei soggetti che hanno contratto il coronavirus
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L'estensione dei tempi, annunciata dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, diventa ufficiale con la circolare del ministero che, approvata nella serata del 20 luglio e firmata dal direttore della Prevenzione Gianni Rezza, aggiorna la tempistica vaccinale per i soggetti guariti
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Il documento ministeriale prevede dunque che "l’unica dose per chi è già stato contagiato sarà valida purché la vaccinazione venga eseguita preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa e comunque non oltre 12 mesi dalla guarigione"
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L'indicazione, si precisa, vale sia per chi ha avuto una malattia sintomatica sia asintomatica. Il provvedimento prevede però un'eccezione
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Per i soggetti con condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici, in caso di pregressa infezione da Sars-CoV-2 "resta valida la raccomandazione di proseguire con la schedula vaccinale completa prevista"
Per questi soggetti fragili, dunque, resta l'indicazione di effettuare la somministrazione di due dosi nonostante la pregressa infezione
Altra indicazione contenuta nel nuovo provvedimento riguarda l'utilizzo dei test anticorpali, che non vanno effettuati prima di vaccinarsi per decidere se procedere con la dose o meno
"Come da indicazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità - ribadisce infatti il ministero - l'esecuzione di test sierologici, volti a individuare la risposta anticorpale nei confronti del virus, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale"
Secondo Carlo Signorelli, professore ordinario di Igiene presso l'Università San Raffaele di Milano, la scelta di prolungare i tempi vaccinali per i guariti "dal punto di vista scientifico ha senso"