Variante Delta, dai “nuovi” tamponi al sequenziamento a tappeto: le armi per combatterla
La mutazione, precedentemente identificata come indiana, in Gran Bretagna ha ormai sostituito la Alfa (ex inglese) e costretto il governo a rimandare di un mese le aperture. In Italia si attende l’avvio di un consorzio dedicato al sequenziamento e si pensa a diversi criteri di analisi per i test. Fondamentali i vaccini, l’uso della mascherina, l’igiene delle mani e il distanziamento
Sequenziamento, vaccinazioni serrate, nuovi criteri per analizzare i tamponi, oltre a mascherine e distanziamento. Sono questi gli strumenti a disposizione per contrastare la variante Delta del coronavirus, precedentemente nota come indiana perché identificata per la prima volta in India
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L’obiettivo è evitare quello che sta accadendo in Gran Bretagna, dove la variante Delta ha ormai sostituito la variante Alfa (ex inglese) e - alla luce dell’aumento dei casi - ha costretto il governo di Boris Johnson a rinviare le riaperture totali dal 21 giugno al 19 luglio
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"La variante indiana ci insegna che dobbiamo migliorare il sequenziamento", ha detto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Ottenere le sequenze genetiche del virus significa infatti poter seguire in diretta le varianti in circolazione
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In Italia avrebbe dovuto farlo un consorzio che, ha detto Sileri, "non è partito", ma "la rete di laboratori è stata creata e sappiamo che si stanno aggregando", anche se "servono più fondi": si tratta di raddoppiare i 15 milioni di euro previsti inizialmente
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In attesa che il programma nazionale di sequenziamento decolli, l'obiettivo è utilizzare al meglio gli strumenti già disponibili, come l'analisi dei tamponi: è il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca (nella foto), a lanciare un appello per promuovere nuovi criteri di analisi
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La procedura attuale consiste nel fare il tampone e, se positivo e con un'alta carica virale, si procede a un secondo test, specifico per verificare la presenza della variante Alfa
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"Questo andava bene mesi fa, quando era un'eccezione trovare la variante Alfa, ma oggi la variante Alfa è presente nel 95% dei tamponi positivi", osserva Broccolo. Vale a dire che "Alfa è ormai il nuovo virus di base"
Centrale anche il ruolo dei vaccini, con Sileri che invita a "correre con le seconde dosi", mentre Broccolo spiega che si deve considerare che in Italia "i vaccinati con una doppia dose sono il 25% e il 50% ha avuto solo la prima dose: questo significa che in estate il virus potrebbe trovare una via d'accesso e che la situazione potrebbe essere più grave che in Gran Bretagna perché siamo ancora indietro nella campagna vaccinale"
C'è anche il rischio che durante l'estate viaggi e spostamenti possano favorire la comparsa di nuove varianti e "rendere necessario mettere a punto un nuovo vaccino", dice Broccolo, per questo "è ancora molto importante continuare a usare le mascherine, rispettare il distanziamento, disinfettarsi e lavarsi le mani"
Nel frattempo continuano ad arrivare nuovi dati sull'efficacia dei vaccini contro le varianti, anche se non sono ancora abbastanza per tracciare un quadro preciso. L'azienda americana Novavax ha comunicato che il suo vaccino è efficace oltre il 90% contro il virus, incluse le sue varianti
Pfizer ha fiducia nell'efficacia del proprio vaccino nei confronti della variante Delta, ma allo stesso vaccino potrebbero sfuggire le varianti Alfa e Beta (ex sudafricana) secondo la ricerca pubblicata sulla rivista Nature Medicine dall'Università israeliana di Tel Aviv
In generale, però, i vaccini restano un'arma cruciale contro le varianti perché riescono a potenziare molti l'efficacia degli anticorpi, spiega una ricerca pubblicata su Nature dalla The Rockefeller University di New York
Una tesi confermata anche da uno studio scozzese pubblicato sulla rivista Lancet. Secondo l'autore della ricerca, Chris Robertson, professore di epidemiologia di salute pubblica dell'Università di Strathclyde, "è risultato evidente dallo studio delle infezioni esaminate, che la variante Delta più o meno raddoppia le probabilità di ospedalizzazione, tuttavia il rischio di ricovero diminuisce del 70% per chi ha ricevuto le due dosi di vaccino o una singola a seconda di quanto i prodotti richiedono”