Sono i dati, diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, relativi all’ultima indagine rapida, pubblicata online sul tema. In totale, hanno partecipato all'indagine le 21 Regioni e Province Autonome e, complessivamente, 113 laboratori sparsi per il territorio italiano, con la collaborazione degli esperti della Fondazione Bruno Kessler
In Italia la cosiddetta “variante inglese” ha un’incidenza pari al 91,6% dei casi, mentre quella “brasiliana” riguarda il 4,5% dei casi. Lo ha evidenziato la nuova indagine rapida condotta dall'Istituto Superiore di sanità (Iss) e dal Ministero della Salute, in collaborazione con gli esperti della Fondazione Bruno Kessler. In particolare, è emerso come alla data del 15 aprile scorso, la prevalenza della “variante inglese” (B.1.1.7) del virus Sars-CoV-2 fosse dunque in crescita, rispetto all'86,7% del monitoraggio relativo al 18 marzo, con valori oscillanti tra le singole Regioni tra il 77,8% e il 100%. Per quanto riguarda quella “brasiliana” (P.1), invece, la prevalenza era del 4,5%.
I laboratori e le Regioni coinvolti
L'indagine, hanno spiegato gli esperti dell'Iss, "integra le attività di monitoraggio di routine, e non contiene quindi tutti i casi di varianti rilevate ma solo quelle relative alla giornata presa in considerazione". Per effettuarla, è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e delle Province autonome di selezionare una serie di sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, in base alle modalità descritte nella circolare del ministero della Salute, risalente allo scorso 15 aprile. Il campione richiesto, ha rilevato l’Iss, è stato scelto in maniera casuale fra i campioni positivi, garantendo così una certa rappresentatività geografica, oltre a quella per fasce di età diverse. In totale, hanno partecipato all'indagine le 21 Regioni/PPAA e complessivamente 113 laboratori.
Le altre varianti
Tra i dati pubblicati, anche quello secondo cui, sempre alla data del 15 aprile scorso, le altre varianti del virus Sars-Cov-2 monitorate in Italia, non considerando dunque quella inglese e brasiliana, risultano essere sotto lo 0,5%, con un singolo caso della cosiddetta “variante indiana” (B.1.617.2) e 11 di quella “nigeriana” (B.1.525).
La diffusione delle varianti a maggiore trasmissibilità
Nel contesto italiano, ha rilevato ancora l’Iss, in cui la vaccinazione "sta procedendo ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate". Nell’analisi, infine, è stato confermato il fatto che il lineage B.1.1.7, o variante inglese, sia ormai "ampiamente predominante”, ma particolare attenzione “va riservata alla variante P.1, brasiliana, la cui prevalenza è rimasta pressochè invariata rispetto alle precedenti indagini". Quindi, nell'attuale scenario europeo e nazionale, caratterizzato dalla emergenza di diverse varianti, l'indagine ha teso a sottolineare come sia “necessario continuare a monitorizzare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la circolazione delle varianti del virus Sars-CoV-2". Al fine di contenerne ed attenuarne l'impatto è importante, secondo gli esperti, “continuare a mantenere l'incidenza a valori che permettano il sistematico tracciamento della maggior parte dei casi”.