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Cellule, l'origine delle malattie a partire dal loro albero genealogico

Salute e Benessere
©Getty

Grazie al lavoro dei ricercatori dell'Università di Yale, guidati dalla neuroscienziata italiana Flora Vaccarino ed in collaborazione con la Mayo Clinic di Rochester, è stato possibile risalire alle primissime divisioni cellulari avvenute allo stadio di embrione, partendo dalle cellule della pelle di due individui. Il processo, in futuro, potrà facilitare il tracciamento dell'origine di molte malattie legate allo sviluppo, tra cui autismo e schizofrenia

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Risalire alle primissime divisioni cellulari avvenute allo stadio di embrione, partendo dalle cellule della pelle di due individui. E’ attraverso questo particolare processo che i ricercatori dell'Università di Yale, guidati dalla neuroscienziata italiana Flora Vaccarino, in collaborazione con la Mayo Clinic di Rochester, sono riusciti a ricostruire l'albero genealogico delle cellule del corpo umano, stabilendo i loro rapporti di parentela attraverso le mutazioni scritte nel Dna.

Il tracciamento dell'origine di molte malattie legate allo sviluppo

Il risultato di questo lavoro di ricerca, pubblicato sulla celebre rivista “Science”, può rappresentare adesso, come sottolineato dagli esperti coinvolti, la chiave di volta per comprendere il meccanismo secondo cui una sola cellula possa dare origine ai 37.000 miliardi di cellule che compongono l'organismo umano. Facilitando anche, in futuro, il tracciamento dell'origine di molte malattie legate allo sviluppo, tra cui ad esempio l'autismo e la schizofrenia. "Abbiamo trovato un modo mininvasivo per aprire una finestra sulla storia delle cellule di una persona: per i nostri corpi è come il sito Ancestry.com", che permette di ricostruire la propria storia familiare, ha spiegato Vaccarino. “Come le vicissitudini della nostra famiglia influiscono su quello che siamo, allo stesso modo la storia delle cellule può avere conseguenze", ha aggiunto.

I dettagli della ricerca

Per arrivare ad ottenere questo risultato, i ricercatori coinvolti nello studio hanno prelevato, come detto, alcune cellule della pelle (i cosiddetti “fibroblasti”) dal braccio e dalla gamba di due individui. In seguito, hanno provveduto a coltivarle e a farle regredire nel tempo, per poi sequenziare il loro genoma alla ricerca delle mutazioni comparse nel corso delle precedenti divisioni cellulari. Una volta ricostruita così tutta la loro storia, le mutazioni sono state messe a confronto con quelle di altri tessuti adulti, con l’obiettivo primario di capire in quale fase dello sviluppo sarebbero comparse. Ne è emerso come le mutazioni insorte all'inizio dello sviluppo embrionale, ad esempio, possano essere presenti anche in altri tessuti tra cui il sangue, la saliva e l’urina. In ultima istanza, i ricercatori hanno potuto sottolineare il fatto che la cellula uovo fecondata, va incontro ad un processo particolare: una prima divisione più “asimmetrica del previsto”. Con questo meccanismo, infatti, una cellula figlia va a formare il 90% dei tipi cellulari del corpo umano, mentre l'altra dà origine solo alla placenta che nutrirà l'embrione.

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