Coronavirus, Antonelli: "La terapia intensiva regge. Aumento dei pazienti proporzionale"

Salute e Benessere

Il professor Massimo Antonelli del Policlinico Gemelli e membro del Cts assicura che la rete delle terapie intensive può resistere alla situazione attuale e a un’eventuale nuova ondata di contagi da Covid-19

Massimo Antonelli, direttore del dipartimento Anestesia e Rianimazione del Policlinico Gemelli e membro del comitato tecnico scientifico per il contenimento del coronavirus assicura in un’intervista al Corriere della Sera che, nonostante i pazienti ricoverati in terapia intensiva siano in leggera salita, l’Italia, per il momento, non deve allarmarsi. Il nostro paese, spiega, “regge bene”, grazie “all’organizzazione che ci siamo dati” e “i ricoverati non sono aumentati in modo significativo”.

La terapia intensiva può reggere un’altra ondata

 

“C’è una leggera crescita – dice Antonelli riguardo i numeri delle terapie intensive - ma proporzionale all’aumento dei nuovi casi e comunque non preoccupante. Anche i malati gravi sono in numero minimale”. “La percentuale rispetto ai positivi – aggiunge interpellato dal quotidiano - è sotto l’unità, mentre nel periodo acuto dell’epidemia era del cinque per cento. In Italia nei centri di rianimazione sono ricoverati poco più di 50 persone”. Se si presentasse un’altra ondata di contagi da Covid-19 come quella dei primi mesi del 2020, la terapia intensiva non andrebbe in difficoltà, assicura il direttore del dipartimento Anestesia e Rianimazione del Policlinico Gemelli: “Le risorse ci sono e abbiamo acquisito conoscenze sui trattamenti efficaci”. Il professore riferisce poi che i posti letto di terapia sono cresciuti da 5.300 a ottomila unità, numero che sarebbe sufficiente per sostenere un secondo impatto. "Il numero di letti intensivi è passato da 12 a 14 ogni 100 mila abitanti. Sembrano piccoli numeri – sottolinea Antonelli - invece significano avere la consapevolezza di poter intervenire con tempestività in qualsiasi momento”.

 

L’età media si abbassa

 

Di pari passo con l’età media dei nuovi positivi al coronavirus in Italia, si abbassa anche quella dei ricoverati in terapia intensiva. “La forbice è 40-60 con la tendenza a scendere verso i 40 anni”, conferma Antonelli al Corriere. “Non siete invincibili” è l’appello che aveva rivolto ai giovani, giovedì 20 agosto, il direttore generale dell'ufficio Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità, Hans Kluge. Antonelli è sulla stessa lunghezza d’onda: “Non sono esenti specie se soffrono di altre patologie, come il diabete”. “Ora però con l’esperienza guadagnata si è in grado di trattare più precocemente ed efficacemente i pazienti critici, riuscendo spesso ad evitare l’intubazione e la ventilazione invasiva» conclude.

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