Coronavirus, uno studio: il lockdown ha causato insonnia e ansia

Salute e Benessere

L’emergenza Covid-19 ha portato a un peggioramento della qualità del sonno. Lo dice uno studio italiano, che evidenzia l’aumento dei sintomi tipici della depressione

Qual è stato l’impatto del lockdown e del coronavirus sulla qualità e la durata del sonno? Una domanda che in queste settimane ha tenuto banco nel mondo scientifico, alla quale ha provato a rispondere uno studio dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano. In particolare, gli studenti e il personale amministrativo dell’ateneo, ai quali è stato sottoposto un questionario online messo a punto da psicologi e neurologi del Centro del sonno del San Raffaele, diretto da Luigi Ferini Strambi. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Neurology.

 

Aumenta l’insonnia e l'ansia

 

Quello che gli esperti dell'università hanno tratto dal questionario è che nei mesi della quarantena – i dati fanno riferimento al periodo che va dal 10 marzo al 3 maggio 2020 – si è registrato un aumento significativo di disagio psicologico, dei sintomi di malattia mentale e un generale peggioramento della qualità del sonno nella popolazione. “Abbiamo trovato – si legge nella ricerca - un aumento dell'orario in cui ci si corica, della latenza del sonno e del tempo di sveglia, considerando il periodo prima e durante l'emergenza sanitaria; oltre a un peggioramento della qualità del sonno e dei sintomi di insonnia”. In particolare, durante il blocco dovuto al Covid-19, l'impatto del ritardo del sonno è stato più pronunciato negli studenti. Nei lavoratori, invece, si è osservato un incremento dell'insonnia di mantenimento, ovvero i ripetuti risvegli notturni, che è passata dal 24% nel periodo pre-lockdown al 40%. I dati evidenziano sintomi della depressione nel 28% degli intervistati e di ansia del 34% di loro, in particolare studenti e donne.

 

Il campione degli intervistati

 

Si è anche registrato un’impennata del tempo trascorso a letto e uno spostamento in avanti dell'orario di addormentamento (40 minuti in più) e di risveglio (37 minuti nei lavoratori e 64 minuti negli studenti). Questo può essere letto come una conseguenza dello smart working - a cui hanno fatto ricorso molte aziende e imprese - così come dell’interruzione delle lezioni in presenza nelle scuole e nelle università. I partecipanti al sondaggio anonimo via web - che includeva domande su sonno e ansia e sintomi di depressione - sono stati 400: 307 studenti e 93 impiegati dell’università. Come detto, circa un terzo del campione ha mostrato sintomi depressivi o ansiosi.

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