“La carica virale è diventata molto bassa”, ha spiegato il direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri nel corso di un’intervista al Corriere della Sera. “Chiudere la Lombardia? Non è necessario”
Nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, Giuseppe Remuzzi, il direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha parlato della situazione in Lombardia e dei nuovi casi di coronavirus Sars-CoV-2 (segui la DIRETTA di Sky TG24). In primo luogo, l’esperto ha spiegato che non è necessario chiudere la regione e ha invitato l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e il governo a prendere atto dei cambiamenti avvenuti dal 20 febbraio a oggi e a modificare di conseguenza la loro comunicazione, in modo da non diffondere paure ingiustificate. Per fare chiarezza sugli ultimi dati, presto l’Istituto Mario Negri pubblicherà un nuovo studio. I risultati ottenuti indicano che la carica virale è diventata molto bassa e che i nuovi positivi non sono contagiosi.
“I nuovi positivi non sono contagiosi”
Prima di illustrare il contenuto nello studio, Remuzzi si è soffermato brevemente sul funzionamento dei tamponi. “Per la ricerca del virus si usa la tecnica della reazione a catena della polimerasi (Pcr), in grado di amplificare alcuni specifici frammenti di Dna in un campione biologico. Per il Covid-19 funziona così: il genoma del coronavirus presente sui tamponi, ovvero l’Rna, viene trascritto a Dna e amplificato mediante tecnica Pcr, che aumenta enormemente il materiale genetico di partenza. Più elevato è il contenuto sul tampone di Rna, quindi di virus, e meno dovrà essere amplificato”. Nel corso del nuovo studio, condotto su 133 ricercatori dell’Istituto Mario Negri e 298 dipendenti della Brembo, sono stati individuati quaranta casi di tamponi positivi. “Ma la positività di questi tamponi emergeva solo con cicli di amplificazione molto alti, tra 34 e 38 cicli, che corrispondono a 35.000-38.000 copie di Rna virale”, ha sottolineato Remuzzi. L’esperto ha spiegato che i nuovi positivi non son contagiosi, perché hanno una carica virale molto bassa. “Si tratta di positività che non hanno ricadute nella vita reale”.
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Il rischio di contagio
Remuzzi ha sottolineato che i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Nature indicano che sotto le centomila copie di Rna non c’è sostanziale rischio di contagio. Questo dato, confermato da diverse altre ricerche, indica “che il numero dei nuovi casi può riguardare persone che hanno nel tampone così poco Rna da non riuscire neppure a infettare le cellule”. Nel corso di un altro studio, i ricercatori del Center for Disease Prevention della Corea hanno rintracciato 790 persone entrate in contatto diretto con 285 asintomatici e non hanno riscontrato nessuna nuova positività. “L’Iss e il governo devono qualificare le nuove positività, o consentire ai laboratori di farlo, spiegando alla gente che una positività inferiore alle centomila copie non è contagiosa”, ha dichiarato Remuzzi.