Lo ha detto all’Ansa il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), parlando di quello che potrà accadere una volta terminata la fase di lockdown nel nostro Paese
Utilizzare una serie di test rapidi per cercare di capire quali persone abbiano sviluppato l’immunità contro il nuovo coronavirus e possano così, primi tra gli altri, tornare al lavoro quando sarà terminata la fase di lockdown e ci sarà la “riapertura” del Paese e delle attività lavorative ed economiche. E' questa, secondo Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) una "possibile soluzione una volta che tali test verranno perfezionati, si auspica a breve termine e che l'Iss li avrà validati", ha detto in un’intervista rilasciata all’Ansa. (MILANO, IL NUOVO REPARTO DEL S. RAFFAELE)
Un piano di screening
L’idea, argomenta ancora Anelli, specie per quei soggetti contagiati e poi considerati guariti, "sarebbe pensare ad un piano di screening e questo potrebbe essere un sistema sulla base del quale programmare il rientro a lavoro". Per fare queste operazioni, però, occorre dare spazio ai test rapidi, anche perché l'utilizzo a tal fine dei test con tampone "sarebbe complicato, anche per i tempi necessari per disporre dei risultati. Al contrario, se i test rapidi attualmente allo studio o in sperimentazione fossero ritenuti affidabili, potrebbero essere proprio questi a permettere uno screening per decidere chi può tornare a lavorare, permettendo di capire chi ha sviluppato immunità al virus ed è dunque guarito”, ha detto l’esperto, specificando come la ricerca si stia muovendo velocemente su questo fronte. (COVID-19, LA SITUAZIONE IN ITALIA)
Attenzione alle fasce più deboli
Sul tema legato a ciò che succederà una volta che la fase di lockdown sarà terminata in Italia, si è espresso, sempre all’Ansa, anche il virologo Fabrizio Pregliasco, secondo cui le attuali misure di rigore ed isolamento "saranno necessarie ancora per settimane, ma quando si avrà la riapertura del Paese sarebbe opportuno effettuarla gradualmente per quanto riguarda le aziende, sulla base dell'utilità sociale delle produzioni". Ciò che sarebbe opportuno, durante quei momenti, “sarebbe anche prevedere una tempistica differenziata per il ritorno alla vita sociale e l'uscita da casa, con le fasce anziane e fragili che andrebbero protette in modo particolare". (ISS, IMPORTANTI I DATI A PASQUA)
Una ripresa graduale
Tutte le accortezze del caso, saranno necessarie, spiega il virologo dell’Università di Milano, anche perché alla riapertura delle attività ci potrebbe aspettare “una vita da sorvegliati speciali”. Parola d’ordine, dunque, “gradualità”. "Non possiamo pensare che la ripresa e la riapertura di attività e vita sociale avvenga da un giorno all'altro e come se nulla fosse cambiato. La ripresa dovrà infatti avvenire con una exit-strategy graduale e credo che dovremo comunque mantenere alcune limitazioni", ha spiegato Pregliasco. Ad esempio, ha detto l’esperto, "penso che si dovranno mantenere delle limitazioni ancora a lungo per gli eventi che determinano grandi assembramenti". E per quanto riguarda il ritorno alla normalità in scuole ed aziende, Pregliasco ritiene che "dovremo comunque continuare ad adottare misure di precauzione quali la distanza di sicurezza". (SILERI, PICCO TRA 7-10 GIORNI)
Il parere di Lopalco
Ha invitato alla massima cautela in vista del post emergenza anche Pierluigi Lopalco, docente all'Università di Siena e responsabile di epidemiologia nella task force per il coronavirus della Regione Puglia. Alla ripartenza "bisognerà adottare misure di prudenza per prevenire il rischio di una epidemia di ritorno, anche considerando il ruolo dei soggetti positivi ma asintomatici", ha detto. E' ipotizzabile che, anche dopo la ripartenza, di "nuovi focolai potranno essercene. Per questo bisogna pensare ad un sistema di sorveglianza molto forte". (UN TEST RAPIDO DA BOSCH)