Gli antibiotici potrebbero ridurre l’efficacia del vaccino influenzale

Salute e Benessere

A sostenerlo è una ricerca dell'Università di Stanford che è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell. Per arrivare a questa conclusione gli esperti hanno esaminato 33 persone che si sono vaccinate tra il 2014 e il 2016 

Gli antibiotici assunti per bocca possono uccidere i cosiddetti batteri 'buoni' che vivono nell'intestino e questo può alterare in qualche modo la risposta immunitaria alla vaccinazione antinfluenzale che di solito si fa prima dell'inverno. A sostenerlo è una recente ricerca dell'Università di Stanford che è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell.

Gli studi sui topi

L'idea di partenza della ricerca si basa sul fatto che i trilioni di batteri che abitano l'intestino umano svolgono un ruolo importante nella nostra salute, valutazione fatta dagli esperti, ma non ancora scientificamente dimostrata. I dati concreti nell'uomo infatti sono ad oggi incompleti, ma quelli più certi arrivano principalmente da alcuni studi sui topi. E proprio a questi studi si è ispirato il team di ricerca guidato da Bali Pulendran, professore di patologia, microbiologia e immunologia presso la Stanford University. In particolare, uno studio sui topi condotto dallo stesso professore nel 2011 aveva evidenziato come i topi allevati dalla nascita per avere tratti intestinali privi di germi non sono riusciti a creare una risposta immunitaria alla vaccinazione tanto importante quanto altri topi non allevati allo stesso modo. Facendo riferimento allo studio del 2019 invece, gli esperti hanno affermato che "si tratta della prima dimostrazione degli effetti degli antibiotici ad ampio spettro sulla risposta immunitaria nell'uomo, indotta direttamente attraverso la debilitazione dei nostri batteri intestinali".

Gli step della ricerca

Lo studio si è basato sull’analisi di 22 adulti di età compresa tra 18 e 45 anni, avvenuto durante la stagione influenzale 2014-15. La metà di loro, 11 partecipanti, hanno preso antibiotici ad ampio spettro per cinque giorni e hanno ricevuto un vaccino antinfluenzale il quarto giorno, mentre altri 11 non hanno preso antibiotici, ma è stato comunque somministrato loro il vaccino antinfluenzale il quarto giorno. Una volta terminato il lavoro, gli esperti hanno evidenziato come gli antibiotici abbiano abbassato la popolazione batterica intestinale di circa 10.000 volte, dato rilevabile fino a un anno dopo l'assunzione degli antibiotici. Tuttavia, 30 giorni dopo la vaccinazione, gli aumenti indotti dal vaccino di anticorpi in grado di prevenire l'infezione da influenza erano comparabili tra i due gruppi. Per vedere se un basso numero di batteri intestinali poteva rappresentare un ostacolo maggiore alla capacità del sistema immunitario di rispondere a elementi precedentemente non valutati dal vaccino, gli esperti hanno reclutato altri 11 partecipanti di pari età per la stagione 2015-16. Ma questa volta, hanno selezionato solo soggetti il cui basso livello di anticorpi influenzali indicava una bassa esposizione precedente al virus o al vaccino stesso. Nessuno dei nuovi partecipanti aveva ricevuto vaccinazioni antinfluenzali da almeno tre anni. Tra questi cinque invece hanno ricevuto antibiotici ad ampio spettro, come l'anno precedente. Gli altri sei sono serviti da gruppo di controllo, mentre tutti e 11 sono stati vaccinati.

Le valutazioni finali

In tutto quindi gli studiosi hanno coinvolto 33 persone che si sono vaccinate tra il 2014 e il 2016. La metà di loro è stata sottoposta ad un ciclo di antibiotici ad ampio spettro (neomicina, vancomicina e metronidazolo) prima di ricevere il vaccino. Analizzando i campioni prelevati dai pazienti fino a un anno dopo la vaccinazione, Pulendran ed il suo team ha monitorato la risposta immunitaria e la diversità e l'abbondanza degli organismi dei loro microbiomi intestinali: il risultato è stato che la maggior parte dei partecipanti che ha preso gli antibiotici aveva livelli ridotti di batteri intestinali. I ricercatori hanno inoltre scoperto che le persone che assumevano gli antibiotici maturavano cambiamenti all’interno del loro sistema immunitario che generava uno stato pro-infiammatorio, simile a una condizione notata nelle persone più anziane che erano state vaccinate contro l'influenza. Secondo i ricercatori questo stato pare sia legato al processo con il quale il microbioma, che muta con l’avanzare dell’età, regola il metabolismo dell'acido biliare.  

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