Cuore, individuati i rischi associati alle mutazioni del gene Cd36

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Agenzia Fotogramma)

Queste variazioni possono causare un comportamento anomalo delle piastrine, le quali, in determinate condizioni, possono aggregarsi e contribuire alla formazione di placche 

Nel corso di un nuovo studio, i ricercatori della Thomas Jefferson University, coordinati da Leonard Edelstein, hanno scoperto due variazioni genetiche che possono incidere sul comportamento delle piastrine e incrementare la probabilità di sviluppare patologie cardiovascolari. Le analisi dei ricercatori, infatti, hanno dimostrato che due piccole variazioni del gene Cd36 possono determinare un comportamento anomalo delle piastrine, le quali, in determinate condizioni, possono aggregarsi e contribuire alla formazione di placche (proprio come avviene nell’aterosclerosi). Tutti i risultati della ricerca sono stati pubblicati sulle pagine della rivista specializzata Plos Genetics.

Le mutazioni del gene Cd36

Il gene Cd36 ha il compito di regolare i livelli piastrinici. A causa delle mutazioni genetiche individuate dai ricercatori, la particella cromosomica può comportarsi in modo anomalo e incrementare il numero di piastrine presenti nell’organismo, con conseguenze negative sulla coagulazione. Ora gli autori dello studio sono impegnati a testare 3.500 varianti genetiche di Cd36 per valutare la loro possibile influenza sulla funzione piastrinica. Il loro obiettivo è consentire uno screening per il rischio genetico di malattie cardiovascolari e contribuire allo sviluppo di terapie mirate.

Affaticamento e problemi cardiaci

Nel corso di un altro studio, i ricercatori della John Hopkins Bloomberg School of Health di Baltimora sono riusciti a dimostrare che la sensazione di stanchezza provata al termine di una sessione di attività fisica leggera è una possibile spia di problemi cardiaci. Per giungere a questa conclusione, gli esperti hanno testato la tenuta fisica di oltre 600 persone sopra i 65 anni dopo averne valutato il rischio cardiovascolare. Dai risultati emerge che i soggetti con più possibilità di soffrire di problemi quali infarto o ictus erano proprio coloro che tendevano a sentirsi esausti più facilmente. Jennifer Schrack, l’autrice dello studio, spiega che spesso sono le persone in sovrappeso a risultare affaticate anche dopo gli esercizi fisici più leggeri. “In questi casi è importante prestare maggiore attenzione alla salute cardiovascolare e apportare modifiche che potrebbero ridurre il rischio, come seguire una dieta equilibrata e mantenere il giusto livello di attività fisica”, spiega l’esperta. 

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