Vaccini mRna contro i tumori, a che punto è l'Europa e quanto pesano i tagli di Trump
Salute e BenessereIntroduzione
L'oncologia è l'area terapeutica che più di tutte ha visto crescere la ricerca sulla tecnologia a mRNA, seguita da lontano dalle malattie infettive (120 studi in corso). Una vera e propria corsa all'oro che rischia una brusca battuta d'arresto a causa dei tagli ai fondi da parte dell'amministrazione Trump, che solo nei primi 3 mesi del 2025 ha ridotto del 31% i finanziamenti del National Cancer Institute
Quello che devi sapere
Oltre 230 trial in corso
Dal melanoma ai tumori del polmone, della prostata, del pancreas, del seno fino al cancro ai reni, alla vescica e a molti altri ancora. In totale sono 20 i tipi di tumore contro i quali sono attualmente in corso, nel mondo, oltre 230 studi clinici (GlobalData) che mirano a sviluppare vaccini e terapie basate sull'mRNA. L'oncologia è l'area terapeutica che più di tutte ha visto crescere la ricerca sulla tecnologia a mRNA, seguita da lontano dalle malattie infettive (120 studi in corso).
I tagli ai fondi di Trump
Una vera e propria corsa all'oro che rischia una brusca battuta d'arresto a causa dei tagli ai fondi da parte dell'amministrazione Trump, che solo nei primi 3 mesi del 2025 ha ridotto del 31% i finanziamenti del National Cancer Institute e che ha annunciato l'interruzione di 22 progetti mirati allo sviluppo di vaccini a mRNA per un valore di 500 milioni di dollari, non nascondendo un certo scetticismo verso questa tecnologia.
Un'occasione per Italia e Ue
In questo quadro, tuttavia, l'Italia e l'Europa potrebbero guadagnare una posizione leader, candidandosi a diventare un nuovo polo di riferimento. Ma sono necessari maggiori investimenti. "Di fronte a un potenziale rallentamento dei finanziamenti americani, l'Europa e l'Italia hanno l'opportunità di valorizzare le loro eccellenze con maggiori investimenti", afferma Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma Onlus e direttore dell'Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto Pascale di Napoli.
I vaccini a mRna durante il Covid
I vaccini a mRna sono conosciuti soprattutto per il loro utilizzo durante la pandemia di Covid-19. Nel caso del Covid si è trattato di vaccini preventivi: veniva iniettato l'mRna utile a far produrre la proteina spike del Covid-19 e generare così anticorpi contro di essa. Nel caso del cancro si tratta, invece, di vaccini terapeutici, il cui obiettivo è innescare una risposta contro una proteina specifica (antigene tumorale) della cellula cancerosa assente invece nelle cellule sane. In questo modo il sistema immunitario combatte il tumore risparmiando le altre cellule, riconoscendo e distruggendo le cellule tumorali. Tali vaccini funzionano come terapie complementari o adiuvanti dopo l'intervento chirurgico, riducendo drasticamente il rischio di recidiva.
Contro il melanoma
La buona notizia è che vari di questi vaccini stanno affrontando le fasi finali dei test. È, ad esempio, in dirittura d'arrivo il vaccino a mRna per il melanoma. "Siamo alle battute finali dello studio clinico di fase III - sottolinea Ascierto, il primo a dare il via a questa sperimentazione in Italia -. I risultati finali sono attesi per l'anno prossimo, ma i dati preliminari sono molto promettenti: sembra infatti che il vaccino, in combinazione con l'inibitore dei checkpoint immunitari pembrolizumab, sia in grado di migliorare la sopravvivenza nei pazienti dopo la resezione chirurgica del tumore".
Il vaccino contro il cancro al polmone al pancreas
Alte le aspettative anche per uno studio di fase III contro il cancro al polmone: anche in questo caso il vaccino a mRna viene somministrato insieme al pembrolizumab. È invece in fase II il trial del vaccino a mRna per la prevenzione delle recidive del cancro al pancreas: uno studio pubblicato su Nature ha dimostrato che il vaccino personalizzato ha ridotto il rischio di ritorno della malattia dopo l'intervento chirurgico in 16 pazienti, con 3 anni di follow-up. Altri vaccini a mRna sono ancora in fase iniziale di sviluppo. Ad esempio, nel maggio 2024, il Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito ha reclutato partecipanti per uno studio clinico personalizzato su un vaccino a mRna contro il cancro del colon-retto.
Il vaccino fisso, più semplice ed economico
Il futuro riserva grandi innovazioni anche in termini di semplicità di somministrazione dei farmaci immunoterapici, come le terapie sottocute con nivolumab. "L'equivalenza dell'efficacia terapeutica nelle modalita' di somministrazione sottocute e' ampiamente dimostrata, e non solo in oncologia", spiega Ascierto. "Parliamo di una piccola iniezione che dura solo pochi minuti al mese, ma con tutta la sicurezza della gestione ospedaliera e monitorata del trattamento. Questo segnerà un netto miglioramento della qualità di vita del paziente oncologico", aggiunge. Inoltre, sono promettenti i primi risultati relativi al primo vaccino "fisso", piu' semplice ed economico da produrre rispetto a quelli personalizzati, che mira a colpire un set di quattro antigeni presenti nella maggior parte dei melanomi. In un recente studio condotto dal professore Ascierto, il vaccino "fisso" BNT111 si è dimostrato in grado di raddoppiare il tasso di risposta nei pazienti con melanoma avanzato e resistenti a più trattamenti standard, sia in combinazione con l'immunoterapia (cemiplimab) che da solo.
T-cell engagers per alcuni tumori del sangue
"Infine, molto positivi sono i risultati degli studi sulle cosiddette 'T-cell engagers', un tipo di immunoterapia che sfrutta i linfociti T per attaccare le cellule tumorali, agendo come una sorta di 'ponte' tra le due cellule", spiega Ascierto. "Funzionano legandosi simultaneamente alle cellule T e a un antigene tumorale specifico, attivando cosi' le cellule T per distruggere il tumore. Sono gia' efficaci in alcuni tumori del sangue, nel melanoma uveale e sono in fase di studio per i tumori solidi", aggiunge.
I tagli ai finanziamenti negli Usa
I tagli ai finanziamenti negli Stati Uniti tuttavia, "minacciano di rallentare quella che è stata definita una delle vie terapeutiche più promettenti del secolo", evidenzia Ascierto. In questo contesto potrebbe però aprirsi una finestra di opportunità strategica per l'Europa, e in particolare per l'Italia: "Di fronte a un potenziale rallentamento della ricerca americana, i Paesi Ue possono cogliere l'occasione per rafforzare il loro ruolo ed entrare a pieno titolo come nuovo polo di riferimento in questa tecnologia salvavita. L'Italia vanta una straordinaria qualità della ricerca: aumentando i fondi pubblici e privati - conclude Ascierto - potrebbe attrarre investimenti e startup biotecnologiche che vedono incertezza oltreoceano".