Ictus e infarto, una ‘porta molecolare’ può diminuire i danni al cuore

Salute e Benessere

Uno studio dei ricercatori dell’Università di Padova ha permesso di giungere ad una scoperta scientifica che concede nuove speranze nell’ambito della cura delle malattie cardiovascolari 

La ricerca e la medicina fanno un importante passo in avanti nell’ambito delle malattie cardiovascolari. Il merito si deve ai ricercatori dell’Università di Padova che hanno scoperto un canale ionico per far gonfiare i mitocondri con il potassio e farli così funzionare in modo più efficace. Si tratta di una sorta di ‘porta molecolare’, una speranza in più che permette di diminuire i danni al cuore in caso di infarto e ictus e che apre la strada allo sviluppo di nuovi farmaci per combattere queste malattie.

La ‘porta molecolare’

I ricercatori hanno individuato un nuovo bersaglio molecolare che è potenzialmente in grado di migliorare l’efficienza dei mitocondri durante le crisi energetiche. “Abbiamo scoperto un nuovo canale ionico mitocondriale, cioè una piccola ‘porta molecolare’ in grado di far entrare ioni, in particolare potassio, all’interno dei mitocondri. Questo evento fa gonfiare i mitocondri, facendoli funzionare in modo più efficiente e assicurando quindi una maggiore produzione di energia", ha commentato Rosario Rizzuto, Rettore dell’ateneo padovano.

Il ruolo dei mitocondri

Ma su cosa si basa la scoperta? Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica ‘Nature’, parte da un concetto basilare, ovvero che tutte le cellule del nostro organismo hanno bisogno di energia per poter funzionare correttamente. Come spiega nel dettaglio un articolo pubblicato sul sito dell’ateneo veneto, le cellule sono costruite con compartimenti intracellulari destinati in particolare alla produzione di energia. In gergo sono detti mitocondri, definiti anche dagli addetti ai lavori come ‘centrali energetiche’. Questi mitocondri si servono dell’ossigeno che respiriamo e dei nutrienti che assumiamo con la dieta e li trasformano in una una piccola molecola chiamata ATP, protagonista di moltissime reazioni che avvengono all’interno del nostro organismo. L’attività dei mitocondri, come raccontano gli esperti, non è costante, ma si basa su diversi fattori, tra i quali la disponibilità di energia, di nutrienti, di ossigeno e del fabbisogno della cellula stessa. Per comprendere meglio tale meccanismo basti pensare ad un muscolo che a risposo avrà bisogno di meno energia rispetto ad uno in attività. I mitocondri sono in grado di capire queste necessità e di adattare così la propria attività ma non sempre funzionano in modo ottimale. In diverse condizioni patologiche si verifica infatti quella che viene detta ‘crisi energetica’, cioè una condizione in cui i mitocondri sono chiamati a lavorare più del normale.

Cosa succede in caso di ictus o infarto

"Purtroppo, in situazioni estreme i mitocondri non riescono a fornire sufficiente energia” ha suggerito il dottor Diego De Stefani, coordinatore della ricerca e membro del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, “innescando l’inevitabile morte della cellula. Questo è quello che si verifica nelle malattie cardiovascolari, come l’infarto cardiaco o l’ictus”. Queste sono causate dall’ostruzione di un vaso sanguigno e rappresentano la principale causa di morte nel mondo occidentale, sottolineano gli esperti. “L’interruzione del flusso di sangue determina la riduzione di ossigeno e nutrienti a disposizione dei mitocondri, dando quindi inizio alla crisi energetica. Ma questa nuova scoperta scientifica apre finalmente nuove speranze per fronteggiare queste patologie", ha aggiunto De Stefani.  

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