Omicidio Willy, reddito di cittadinanza agli arrestati: chiesto sequestro beni a famiglie

Lazio

La cifra ammonta a circa 27mila euro. La richiesta, effettuata nei confronti dei nuclei familiari dei 4 accusati dell’uccisione di Willy Monteiro Duarte, verrà formulata dalla guardia di finanza ai pm di Velletri in seguito agli accertamenti svolti sul sussidio percepito in modo indebito

Un sequestro preventivo di beni e conti correnti per circa 27mila euro nei confronti dei nuclei familiari dei quattro del branco accusati dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte. La richiesta che verrà formulata ai pm di Velletri dalla guardia di finanza in seguito agli accertamenti svolti sul reddito di cittadinanza percepito in modo indebito dai nuclei familiari dei fratelli Gabriele e Marco Bianchi, di Francesco Belleggia e di Mario Pincarelli (LE INDAGINI - LA BANDA - I FUNERALI).

Il reddito di cittadinanza

Si tratta di una iniziativa legata agli accertamenti svolti sul reddito di cittadinanza percepito in modo indebito dalle famiglie per un totale di circa 33 mila euro. In base alla denuncia che verrà trasmessa in procura i familiari degli indagati avrebbero avuto accesso al fondo "omettendo di indicare nelle autocertificazioni compilate i dati dovuti" e dunque violando la legge che regola il sussidio, un fondo che nasce per essere distribuito alle famiglie indigenti o senza reddito. E lo stile di vita dei "gemelli" Bianchi, viene sottolineato, non è conciliabile con quello di semplici titolari di un banco di frutta. Auto sportive, viaggi in località esclusive, vestiti firmati: dalle foto postate sui social network dai due esperti di arti marziali emerge infatti una vita extralusso che da subito ha insospettito gli inquirenti.

Bianchi: "Mai chiesto, non sappiamo neanche cosa sia"

Già nell'interrogatorio di convalida dell'arresto il gip ha chiesto agli indagati se percepivano il sussidio ricevendo però risposta negativa. "Non l'abbiamo mai chiesto e non sappiamo neanche cosa sia", hanno fatto mettere a verbale. Parole che alla luce dell'attività svolta dalle Fiamme Gialle potrebbe portare a nuove contestazioni e nuovi profili penali. Nel passato dei due, il cui difensore ha rinunciato al ricorso al Riesame, ci sono almeno otto precedenti penali relativi ad episodi di rissa e spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini sull'omicidio

Per quanto riguarda l'indagine sui fatti del 6 settembre, gli inquirenti proseguono nell'ascolto di testimoni. Una attività andata avanti per tutta la settimana e che potrebbe culminare con nuove iscrizioni nel registro degli indagati. Chi indaga sta ascoltando, al momento in veste di testimoni, i ragazzi che erano con il branco quella notte. In particolare sono almeno tre le posizioni al vaglio e per le quali potrebbe scattare accuse che vanno dal concorso, al favoreggiamento o all'omissione di soccorso. Un lavoro legato all'analisi dei cellulari e in particolare su almeno quattro telefonate intercorse tra le persone che erano nella zona del pub dove è scoppiata la prima lite e che chiedevano l'intervento dei Bianchi in quel frangente allontanatisi con alcune ragazze nella zona del cimitero.

Individuato presunto autore degli insulti online a Willy

Uno studente universitario di Treviso, 23 anni, esperto di informatica, sarebbe l'autore del post di odio e intolleranza razziale contro Willy. Il giovane è stato identificato e denunciato dalla polizia. Lo studente, che aveva postato la frase "Come godo che avete tolto di mezzo quello scimpanzè. Siete degli eroi", oltre ad aver creato un personaggio virtuale, cui aveva dato il nome di Manlio Germano, il sottosegretario interpretato da Claudio Amendola nel film "Caterina va in città", si connetteva ai social network attraverso provider esteri, utilizzando tecniche di anonimizzazione in grado di mascherare le tracce informatiche della navigazione, convinto che sarebbe stato impossibile rintracciarlo. "All'esito di un'attenta e meticolosa indagine, espletata attraverso le più moderne tecniche di analisi informatica e di ricostruzione del traffico telematico, resa ulteriormente complessa dalle connessioni sui provider esteri - fa sapere la Polizia - gli uomini della polizia Postale di Roma e Latina con la collaborazione dei colleghi specialisti di Firenze e Venezia, è riuscita comunque a risalire all'autore dello spregevole post, a rintracciarlo presso un albergo del capoluogo toscano ed a deferirlo alla Procura della Repubblica di Latina che ha coordinato le complesse indagini informatiche".

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