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Guasti alle scale mobili, quattro misure cautelari per dipendenti Atac e Metro Roma

Lazio
Foto di Archivio (ANSA)

L'accusa è di frode nelle pubbliche forniture e lesioni personali colpose aggravate. La sindaca Raggi: "Chi ha sbagliato finalmente pagherà". Per il Gip "appare evidente il perdurare del preoccupante stato di pericolo per l'incolumità pubblica"

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A Roma la polizia ha eseguito un'ordinanza di misura cautelare interdittiva nei confronti di quattro persone, tre dipendenti Atac e uno di Metro Roma, in merito ai guasti sulle scale mobili delle stazioni metro di Roma, Repubblica e Barberini. I reati contestati sono quelli frode nelle pubbliche forniture e lesioni personali colpose aggravate.

Le indagini

Dalle indagini condotte dopo l'incidente sulla scala mobile a Repubblica, avvenuto nell'ottobre 2018, sarebbe emersa "la mancata effettuazione delle manutenzioni, ovvero la loro incompleta esecuzione, oltre che, in alcuni casi, la dolosa manomissione di dispositivi di sicurezza degli impianti di traslazione". Secondo gli inquirenti, questo fatto ha reso "conseguentemente concreto lo stato di pericolo per l'incolumità pubblica in relazione a svariate stazioni della metropolitana della Capitale". La stazione di Repubblica era stata chiusa per 246 giorni. Quella di Barberini, invece, è ancora chiusa. A oggi le scale mobili sono fuori servizio in numerose fermate dell'intera metropolitana: otto sulla linea A, sei sulla linea B e una sulla linea C.

Il Gip: "Permane lo stato di pericolo"

"Il pm ha evidenziato il grave allarme sociale - scrive il Gip di Roma, Massimo Di Lauro, nell'ordinanza - in quanto, nonostante i gravi incidenti presso le stazioni di Repubblica e Barberini, appare tuttavia evidente, dall'ascolto delle numerose conversazioni, che permane il preoccupante stato di pericolo per l'incolumità pubblica e nello specifico dei fruitori della metropolitana di Roma". Secondo il Gip continuano a "verificarsi incidenti che sebbene noti tanto a Metroroma Scarl, che Schindler nonchè agli organi addetti alla sicurezza Atac, non vengono segnalati e anzi opportunamente occultati, così come permangono problematiche tecniche legate a pregressi o attuali manomissioni, il tutto da rendere non escludibile l'avverarsi di ulteriori sinistri che potrebbero trovare epilogo di minore gravità solo per il verificarsi di concomitanti circostanze favorevoli agli utenti", afferma il Gip.

"Indegna gestione degli impianti"

"La amara verità - sottolinea il Gip - è che se non vi fosse stata la vigoria di alcuni tifosi di cittadinanza russa che con il loro peso corporeo sono riusciti a scatenare l'inferno all'interno della centralissima stazione di Repubblica, molto probabilmente l'indegna gestione degli impianti di traslazione, subita con rassegnazione dagli utenti della metro, ormai avvezzi a percorrere a piedi scale mobili spesso ferme non sarebbe mai venuta alla luce". Il magistrato definisce la vicenda come "riprovevole: gli indagati, per cariche rivestite e conseguente possibilità di incidere sui processi decisionali, hanno dimostrato un particolare disinteresse per la sicurezza degli impianti di traslazione della metro capitolina. Sono emerse gravi problematiche concernenti la sicurezza degli impianti - aggiunge il Gip -, non solo delle stazioni sequestrate dalla autorità giudiziaria ma anche di molte altre più periferiche anche delle linee B e B1". E ancora: "Si consideri che la commissione interna dell'Atac che ha visionato le telecamere di sorveglianza e ha così agevolmente scoperto gli altarini è stata istituita, come accade di sovente nel nostro Paese, solo dopo il clamore mediatico succitato dalla chiusura di centralissime stazioni della metro capitolina".

La nota di Atac

"Preso atto delle notizie di stampa - scrive Atac in un nota -, che riportano gli sviluppi delle indagini sui fatti avvenuti sulle scale mobili di alcune stazioni metro, Atac ribadisce la piena fiducia nel lavoro della magistratura", alla quale è stata offerta "piena collaborazione", sottolinea l'azienda. Quest'ultima, si legge nella nota, è impegnata "per garantire la piena sicurezza degli impianti nelle stazioni che ricadono sotto la sua responsabilità, insieme con la continuità del servizio. Lo confermano le decisioni sin qui intraprese - spiega l'azienda - che, tra l'altro, hanno condotto alla risoluzione del contratto con la ditta di manutenzione e alla stipula del contratto con Otis, costruttore degli impianti, per una verifica e revisione straordinaria delle scale mobili. Ciò proprio allo scopo - conclude la nota - di garantire la loro sicurezza e funzionalità, pure se al costo di chiusure prolungate delle stazioni. L'azienda si scusa per i disagi procurati".

A Repubblica manomesso il freno di emergenza

L'incidente alla scala mobile di Repubblica dell'ottobre del 2018 fu provocato dalla manomissione del freno di emergenza attraverso delle fascette di plastica, da una scarsa efficienza del sistema frenante e dal sabotaggio del sistema dei codici di guasto con lo scopo di cancellare gli elementi di riscontro in caso di malfunzionamenti. Quanto all'incidente alla fermata Barberini, avvenuto mesi dopo, è emerso che un dipendente "aveva effettuato una manomissione per alterare il sistema di sicurezza dell'impianto in caso di inversione di marcia involontaria della scala". 

Gli indagati

Le misure interdittive riguardano Renato D'Amico, direttore di esercizio Atac delle linee metropolitane A e B, Ettore Bucci, dipendente Atac con la funzione di Responsabile Unico del Procedimento (R.U.P.) relativo all'appalto a favore della società Metroroma, e Alessandro Galeotti, dipendente Atac con la funzione di Responsabile di esercizio degli impianti di traslazione per le stazioni Repubblica e Barberini. I tre sono stati sospesi per un anno dall'esercizio dei pubblici uffici ricoperti dagli stessi e da tutte le attività ad essi inerenti. Giuseppe Ottuso, responsabile tecnico preposto e amministratore unico di Metro Roma, ha il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire uffici direttivi. I quattro sono indagati con altre undici persone per i reati di frode nelle pubbliche forniture e di lesioni personali colpose gravi.

Le intercettazioni

Ad inchiodare i quattro ci sono anche delle intercettazioni nelle quali emergono comportamenti "volti ad inquinare le prove", "occultando le manomissioni e presentando ad Atac documentazione falsa", e finalizzati anche a nascondere "l'assenza di verifiche sulle manutenzioni". Nonostante l'incidente alla fermata Repubblica, sostengono gli inquirenti, gli indagati "non adottavano alcuna condotta idonea alla salvaguardia della sicurezza degli utenti delle linee della metropolitana di Roma" tanto che il 21 marzo 2019 si verificò un nuovo incidente a Barberini.

"Secondo il calcolo delle probabilità ne potrebbero venire giù 3 o 4"

"Se famo il calcolo delle probabilità su settecento (scale mobili, ndr) ne sarebbero venute giù tre o quattro". Sono le parole registrate in una intercettazione, citata nell'ordinanza, in cui uno degli indagati, D'Amico, discutendo sulla problematica delle scale mobili con una dipendente, secondo il Gip sminuisce "la gravità della situazione utilizzando come parametro di giudizio quello delle probabilità per valutare lo stato di pericolo in cui versano le condizioni di sicurezza degli impianti". Nel provvedimento il giudice scrive che a "D'Amico non interessa affatto l'eventualità che su quelle tre o quattro scale ci siano sopra persone, per lui è solo una questione di numeri percentuali ma ci si consenta di osservare che saranno pure tre o quattro scale quello che possono rompersi, ma se c'è qualcuno sopra rischia di farsi male per davvero".

"Non abbiamo controllato niente"

"Pure noi non abbiamo controllato niente, sta c... di ditta", dice D'Amico in un'altra intercettazione, in cui cita una mail in cui si afferma che nella stazione della metro di Cornelia "i dispositivi di controllo dell'usura e della mancata apertura dei freni risultavano disabilitati dalla centralina di controllo". L'indagato sul punto aggiunge: "Vanno ad agire sulla sicurezza...questi è un continuo... è preoccupante certe posizioni non sono proprio campate in aria, bisogna mandarli via...noi non abbiamo controllato niente sta c... di ditta (Metroroma Scarl, società che aveva l'appalto della manutenzione delle scale mobili ndr)". In relazione a questa intercettazione il Gip scrive che "l'esigenza nasce nell'animo del D'Amico solo a distanza di più di cinque mesi dall'incidente di Repubblica e dopo che anche la stazione Barberini aveva subito analogo sinistro tanto da determinare finalmente Atac a chiedere la risoluzione contrattuale con Metroroma Scarl per grave inadempimento".

"Sequestro di Barberini esagerato"

Il sequestro della stazione Barberini, disposto dalla Procura di Roma il 23 marzo, a detta di D'Amico in un'intercettazione "è una mossa esagerata che condiziona tutti... perchè l'incidente non aveva provocato feriti. Comunque vanno sparando anche addosso...". Sul punto il giudice Di Lauro afferma che non comprende come "la magistratura possa aver condizionato negativamente l'operato di un'azienda che per cinque mesi non aveva certo brillato per spirito di iniziativa nel risolvere il contratto con un'impresa come la 'Metroroma scarl' dimostratasi ampiamente inadempiente ai suoi obblighi".

Le parole della sindaca di Roma Virginia Raggi

"Ringrazio la procura. Abbiamo fatto bene ad interrompere il contratto di manutenzione con la ditta privata. Chi ha sbagliato finalmente pagherà". Lo dichiara la sindaca di Roma Virginia Raggi.

L'incidente del 23 ottobre

L'operazione ha fatto luce sulle cause che avevano portato all'incidente del 23 ottobre 2018, quando alcuni tifosi del Cska Mosca erano stati coinvolti nel cedimento delle scale mobili alla stazione Repubblica. Alcuni di loro erano rimasti anche feriti. Le indagini hanno permesso anche di risalire alle cause del guasto, sempre alle scale mobili, ma questa volta della fermata Barberini del 21 marzo.