Caso nomine a Roma, Marra: “Io vittima di guerra tra gruppi del M5S”

Lazio
Raffaele Marra (ANSA)

"In relazione alla nomina di mia fratello Renato come capo della Direzione Turismo del Comune di Roma mi dichiaro assolutamente innocente", ha dichiarato Raffaele Marra nel corso del suo interrogatorio 

"Mi sono trovato in una guerra tra gruppi interna ai M5S: quelli che stavano con la sindaca Raggi e quelli che invece stavano con Roberta Lombardi. Io non avevo gruppi, anche se ero percepito come vicino alla sindaca: ma non ho fatto politica. Era un massacro sui giornali tutti i giorni". E' quanto affermato in aula da Raffaele Marra, sentito nel processo che lo vede imputato per abuso di ufficio in relazione alla vicenda della nomina del fratello, Renato Marra, promosso da vice comandante della polizia municipale a capo del Dipartimento turismo con un aumento di stipendio previsto di 20 mila euro lordi annui. Raffaele Marra all'epoca era capo del personale del Comune di Roma. Si tratta della stessa vicenda per la quale è stata sotto processo la sindaca di Roma Virginia Raggi, assolta dall'accusa di falso l'11 novembre scorso.

Le parole di Raffaele Marra

Nel corso dell'interrogatorio, l'ex braccio destro della sindaca di Roma ha definito come una "sventura" la sua esperienza nell'amministrazione comunale durante la quale "per tre volte ha chiesto di mettermi in aspettativa". "Non sono mai stato militante M5S. Sono stato chiamato perché sono un valido amministratore - ha detto rispondendo alle domande del PM Francesco Dall'Olio -. Ho conosciuto Raggi nell'aprile del 2016 a una cena organizzata dal funzionario comunale Salvatore Romeo che mi aveva contattato mentre mi trovavo in aspettativa, per chiedermi se potevo collaborare con loro. In quella fase mi sono limitato a inviare via mail alla sindaca la macrostruttura del Comune di Milano perché pensavo fosse fatta bene e infatti quella attualmente in vigore in Campidoglio ricalca questo modello". L'imputato ha sottolineato di avere lavorato in passato con il sindaco Gianni Alemanno di cui è stato "dirigente e uomo di fiducia dal punto di vista tecnico e amministrativo, ma non avevo certo la tessera di An. Così come quando sono stato nominato dirigente durante la consiliatura guidata da Ignazio Marino: non sono mai stato un militante Pd". Marra ha ricordato anche la nomina in Regione Lazio, durante la presidenza di Renata Polverini. "Sono stato scelto nell'ambito di un bando pubblico ma anche in questo caso non ho mai avuto tessere o fatto attività politica", ha precisato.

La dichiarazione d'innocenza

"In relazione alla nomina di mia fratello Renato come capo della Direzione Turismo del Comune di Roma mi dichiaro assolutamente innocente. Sono stato estraneo nella procedura di interpello che nasce su iniziativa della sindaca Raggi che ha potere esclusivo e autonomo nelle scelte e nell'assegnazione degli incarichi", prosegue Marra. Virginia Raggi, nel corso dell'interrogatorio nel processo che la vedeva imputata per falso, aveva ribadito che Marra non aveva alcun potere decisionale e che fu lei a decidere da sola. Spiegando le procedure di nomina, l'imputato ha aggiunto che questa era di "natura esplorativa e non certo comparativa, tanto è vero che la sindaca poteva conferire incarichi anche indipendentemente dalla presentazione delle istanze. Anche io, come altri dirigenti, fummo oggetto di valutazione senza aver presentato istanze. Quanto all'incremento retributivo che nel caso di mio fratello sarebbe passato dalla prima alla terza fascia, era già indicato nella procedura di conferimento dell'incarico". "Tuttavia - prosegue Marra -, per ragioni di opportunità politica la questione fu accantonata, mi fu detto che Renato era molto giovane e sarebbe stato nominato nella prossima tornata. Io dissi: 'decidete voi come ritenete più opportuno'". 

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