La sindaca di Roma Virginia Raggi assolta dall'accusa di falso

Cronaca
(Foto: Ansa)

Ieri la Procura aveva chiesto una condanna a 10 mesi di reclusione per l’accusa di falso nel processo sulla nomina di Renato Marra. Di Maio su eventuali dimissioni: "Nessuna volontà di modificare il Codice etico"

La sindaca di Roma Virginia Raggi è stata assolta dall’accusa di falso . La prima cittadina era imputata nel processo sulla nomina di Renato Marra con l'accusa di falso (LE TAPPE DELLA VICENDA). Venerdì la Procura aveva chiesto una condanna a 10 mesi di reclusione, mentre oggi i difensori della sindaca avevano richiesto "l'assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste", in quanto “la procedura di nomina seguita dalla sindaca è stata perfetta e senza alcuna illegittimità". La Raggi stamattina è arrivata in tribunale accompagnata, per la prima volta, dal marito Andrea Severini. Ad aspettarla anche una delegazione di consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle (FOTOSTORIA).

La difesa: è un processo indiziario senza prove dirette

"Non è un processo con prove dirette ma un processo indiziario", ha spiegato Pierfrancesco Bruno, uno dei tre legali del collegio difensivo della Raggi, nel corso del suo intervento davanti al giudice monocratico. In merito alla richiesta dell'Anac sulla nomina del fratello dell'allora capo del personale, Raffaele Marra, il difensore ha detto che quel "quesito sembra fatto apposta per confondere il destinatario, che era la responsabile dell'anticorruzione del Campidoglio. Sarebbe dovuto essere restituito con il timbro 'Non capisco'". La difesa, inoltre, respinge totalmente l'impostazione della procura sul ruolo di Raffaele Marra nella nomina del fratello: "È mera illazione e non giustifica il riconoscimento di una responsabilità penale".

Nel Codice etico nessun automatismo ma valutazione caso per caso

Intanto dal blog del Movimento arrivano alcune precisazioni sul Codice etico (COSA PREVEDE) in vigore nel 2016, citato in aula dalla procura, che prevedeva per il sindaco "'l'impegno etico di dimettersi laddove, in seguito a fatti penalmente rilevanti", venisse "iscritto nel registro degli indagati e la maggioranza degli iscritti al M5S, mediante consultazione in rete, ovvero i garanti del Movimento, decidano per tale soluzione...'. Non esisteva alcun automatismo, ma un meccanismo che comportava una valutazione caso per caso". Una spiegazione che, chiariscono i pentastellati, arriva dopo che ieri “il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha sostenuto che l'ipotetico falso” sarebbe stato commesso dalla Raggi “perché 'in base al Codice etico allora vigente nel MoVimento 5 Stelle avrebbe dovuto dimettersi' nel caso di iscrizione nel registro degli indagati”. E come esempio vengono citati i casi di Federico Pizzarotti e Filippo Nogarin che, “a seguito della loro iscrizione nel registro degli indagati per due differenti eventi, non si sono dimessi e non hanno subito alcun procedimento disciplinare per tale motivo”.

La richiesta della Procura

È proprio sul punto cardine del Codice etico del 2016 che ieri la procura di Roma ha chiesto per la sindaca una condanna a 10 mesi, sostenendo che la Raggi "mentì alla responsabile dell'Anticorruzione del Campidoglio nel dicembre del 2016" perché se avesse detto che la nomina di Renato Marra era stata gestita dal fratello Raffaele, sarebbe incorsa in un'inchiesta" e "in base al codice etico allora vigente negli M5S, avrebbe dovuto dimettersi". "Il codice etico del 2016 relativamente agli indagati non è stato mai applicato", si è difesa la sindaca.

Di Maio: nessuna volontà di modificare il Codice etico

Sulla vicenda è tornato anche il vicepremier e leader del M5s Luigi Di Maio che parlando delle possibili conseguenze in caso di condanna, e quindi delle dimissioni che scatterebbero in base al codice etico del Movimento, ha ribadito che il codice "si è sempre applicato nel M5s. Ho sentito anche di quello che si dice in questo momento, che si sta provando a modificare il codice, ma non c'è nessuna volontà di fare alcuna cosa del genere. È una questione di coerenza".

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