
Tina Anselmi, chi era la partigiana e prima ministra della Repubblica Italiana
“Tina vagante”, come la soprannominavano i suoi compagni DC, è stata una delle politiche più importanti della nostra Repubblica: staffetta partigiana, sindacalista e poi ministro. Grazie a lei oggi abbiamo la legge sulle Pari opportunità, il Servizio Sanitario Nazionale e anche la Legge 194, firmata sebbene da cattolica non ne condividesse il principio. È stata anche presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia Massonica P2

Chi era Tina Anselmi? Partigiana a 16 anni, sindacalista a 18, è stata la prima donna a diventare ministro in Italia (prima del Lavoro e, successivamente, della Salute: grazie a lei oggi abbiamo il Sistema Sanitario Nazionale). E, infine, è stata anche presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2
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LA RESISTENZA - La passione politica di Tina Anselmi (1927-2016) nasce da un evento storico, raccontato anche da lei stessa: il 26 settembre 1944 i nazifascisti costrinsero la popolazione di Bassano, tra cui gli studenti e Anselmi, ad assistere all'impiccagione di trentuno prigionieri catturati durante un rastrellamento sul Grappa, senza che avessero alcuna responsabilità. Tra questi c’era anche Lino Canonica, fratello della compagna di banco di Tina Anselmi. Da qui lei decide di entrare nella Resistenza come staffetta partigiana (nome di battaglia: Gabriella)
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LA DC E L’IMPEGNO DA SINDACALISTA – Non è una semplice staffetta Tina: già nel 1944 si iscrive alla Democrazia cristiana e lei è una dei pochi partigiani che negozia con il comando tedesco per evitare che ci fossero vittime o ritorsioni. Si laurea in Lettere all’Università cattolica di Milano e diventa sindacalista, prima nella CGIL e poi nella CISL, per lavoratrici tessili (1945-1948) e insegnanti (1948-1955) (in foto, Anselmi a un congresso Dc con Maria Eletta Martini, anno 1984)
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L’IMPEGNO POLITICO – Scala pian piano il partito e diventa prima incaricata nazionale dei giovani democristiani e poi entra nel direttivo dello scudo crociato (1959). Soltanto però negli anni’60, precisamente nel 1968, diventa deputata: lo sarà fino al 1992, sempre per il collegio Venezia-Treviso. Lavora in diverse commissioni, da quella di “Lavoro e previdenza sociale” a “Igiene e sanità” e “Affari sociali”. Importante quanto fatto per i problemi della famiglia e della donna: si deve a lei la legge sulle Pari opportunità (in foto con Mattarella e De Mita, 1989)

MINISTRO DEL LAVORO – Accettando il ruolo di ministro del Lavoro nel 1976 (governo Andreotti III), Tina Anselmi diviene la prima donna ad assumere la carica di ministro in Italia. L’impegno a favore delle donne viene conservato anche in questa sede: la ministra è infatti tra i primi firmatari della legge italiana che apriva alla parità salariale e di trattamento nei luoghi di lavoro, nell'ottica di abolire le discriminazioni di genere fra uomo e donna

IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE – Sempre nei governi del Divo Giulio (Andreotti IV e V) Anselmi è di nuovo ministro, questa volta però della Salute. Grazie a lei nasce nel 1978 il Servizio Sanitario Nazionale: le prestazioni sanitarie vengono estese a tutta la popolazione, che ne potrà usufruire senza alcuna distinzione e garantendo sempre parità di accesso. Anselmi ricorderà più tardi di aver ricevuto tentativi di corruzione, pari a 32 miliardi di lire, per il ritiro di alcuni farmaci, ritenuti inutili o addirittura dannosi, rispediti al mittente

LA LEGGE 194 – Sempre in ambito sanitario si ricorda anche come la firmataria della nota Legge 194, quella sulla interruzione di gravidanza. “Quando la firmò, pur se non d’accordo, a chi le chiedeva di non farlo rispondeva di essere una donna della democrazia”, racconta Anna Vinci che ha scritto un libro su di lei edito da Chiarelettere
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LA COMMISSIONE P2 – Ci mette soltanto 15 minuti ad accettare l’incarico affidatole da Nilde Iotti: l’allora presidente della Camera la voleva infatti a capo della commissione interparlamentare P2, che nel 1981 aveva rivelato essere presente ad un livello molto profondo nella vita politica ed economica del Paese. “La Anselmi non si accanì con gli interrogati, conservando sempre un ruolo conforme al suo ruolo di presidente. Fu tenace, ma anche pacata e garantista”, il commento di Pierluigi Castagnetti a Famiglia Cristiana nel 2016 (in foto con Nilde Iotti)
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VICINA ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA – Parte della carriera politica di Anselmi sono anche il 1992 e il 2006, anni in cui l’ex staffetta partigiana è stata vicina a diventare anche la prima presidente della Repubblica. Nel 1992 fu il settimanale “Cuore” a sponsorizzarla, e il gruppo "La Rete" a candidarla, mentre nel 2006 un gruppo di blogger la propose al Quirinale stilando anche “Le 10 ragioni per cui Tina Anselmi dovrebbe andare al Quirinale”
TRA IL VANGELO E IL “VANGELO CIVILE” – Tanti incarichi, spesso scomodi, ma un unico comune denominatore, la forte appartenenza alla “religione della Costituzione”; non una blasfemia per una cattolica morotea fedele fino all’ultimo all’ideale di Moro. Denominata “Tina vagante” dai suoi compagni di partito per il buon rapporto con l’altra donna politica di spessore, Nilde Iotti del PCI, non era benvista in Vaticano, che spesso dubitava di alcune iniziative, ma si faceva rispettare anche negli appuntamenti internazionali (in foto, un bilaterale con gli USA, 1977)
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