Israele, Ucraina, migranti, Africa: i due anni di politica estera del governo Meloni
L’appoggio a Kiev contro Mosca e quello a Israele dopo l'attacco di Hamas, un’Italia atlantista che guarda all’Africa come partner economico e come alleato fondamentale per gestire la questione migranti. L'accordo, tra le polemiche, con l'Albania. I toni aspri con la Francia e la Germania, i buoni rapporti con Biden e gli alleati di sempre, quelli delle destre europee: ecco quali sono stati i temi più caldi per la politica estera dell'esecutivo Meloni, a 24 mesi dal giuramento del 22 ottobre 2022
- La guerra in Ucraina e quella in Israele, l’attenzione all’Africa, l'accordo con l'Albania, l’addio soft alla Via della Seta, atlantismo e attenzione ai rapporti con la Casa Bianca. La politica estera di Giorgia Meloni, in questi due anni dal giuramento del governo al Quirinale il 22 ottobre 2022, è stata a volte in linea e a volte di rottura con quella del suo predecessore Mario Draghi (e ancor di più con quella di Giuseppe Conte)
- In continuità con l’esecutivo che l’ha preceduta e con le posizioni espresse quando Meloni era ancora “l’underdog” all’opposizione, come lei stessa si definisce ancora oggi, il suo supporto a Kiev nel conflitto contro Mosca è sempre stato totale e ben ribadito a ogni occasione utile. Così è stato anche per l’invio di armi, in pieno scontro ad esempio con i Cinque Stelle
- Un primo scivolone è arrivato poco dopo le elezioni, quando furono pubblicati alcuni audio in cui l’ormai defunto Berlusconi, alleato di Meloni, difendeva di fatto l’amico Vladimir Putin, con cui aveva “riallacciato i rapporti”. E attaccava Zelensky per "non aver rispettato" gli accordi di Minsk, “attaccando le repubbliche del Donbas”. Chiarissima Meloni: “L’Italia è a testa alta pare d’Europa e Nato. Chi non fosse d'accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non farlo"
- Difficili, alle volte, invece, i rapporti tra Roma e Parigi. Il punto al centro del dibattito: i migranti. I toni non sono mai stati così caldi come quando, a maggio 2023, il presidente del partito di Macron definì "disumana e inefficace" la politica migratoria del governo italiano, costringendo il ministro degli Esteri Antonio Tajani a cancellare una visita a Parigi alla sua omologa Catherine Colonna
- Macron è più volte intervenuto cercando di smorzare i toni. Lo ha fatto anche a settembre 2024: gli sbarchi a Lampedusa hanno toccato di nuovo cifre alte per diversi giorni di fila, mettendo in difficoltà la logistica dell’isola e del sistema di accoglienza. Il capo dell’Eliseo ha ricordato che la “solidarietà verso l’Italia” è un “dovere” dell’Europa, dopo che Francia e Germania avevano temporaneamente deciso di bloccare il meccanismo di solidarietà e quindi di accogliere migranti arrivati in Italia
- Sempre in quel periodo, Meloni ha visitato i luoghi simbolo della gestione migratoria di Lampedusa insieme alla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, che per l'occasione ha annunciato un piano europeo d'azione in 10 punti per non lasciare da sola l'Italia ad affrontare diverse questioni: gli sbarchi, i rimpatri, la lotta ai trafficanti, le richieste d'asilo
- Per anni Meloni ha usato toni molto accesi contro Bruxelles, accusandola di aver sempre lasciato Roma da sola a occuparsi del dossier immigrazione. Molti i commentatori che hanno quindi sottolineato la sintonia emersa tra le due leader durante la visita di von der Leyen e in generale un cambio di passo nel modo di porsi della nostra premier a causa del peso delle responsabilità del suo ruolo
- Il tema dei migranti si lega alle politiche portate avanti da Meloni e dalla Farnesina per i rapporti con i Paesi africani. Su tutti, quelli con la Tunisia: il suo intervento è considerato cruciale per bloccare le partenze dei migranti provenienti dall’Africa subsahariana. La presidente del Consiglio, sempre insieme a von der Leyen, è volata a Tunisi insieme a Rutte per la firma del Memorandum of Understanding Ue-Tunisia con il presidente tunisino Saied
- Il copione è lo stesso di accordi già sottoscritti in passato, come quelli con Libia e Turchia: fornire alla Tunisia aiuti finanziari dietro alla promessa di impegnarsi di più nel controllo dei migranti sul suo territorio. Con tutte le polemiche sul tema dei diritti umani che questo porta con sé. Dentro il Memorandum anche i pilastri di una partnership a tutto tondo, dalla cultura all'energia
- Meloni ha insistito più volte sulla necessità di stringere collaborazioni più strette con diversi Paesi africani, anche al di là della Tunisia. Fin dal discorso del suo insediamento ha parlato di un 'Piano Mattei' per il Continente, cioè una sorta di "modello di cooperazione non predatorio" con gli Stati africani, "in cui entrambi i partner devono poter crescere e migliorare"
- Si punta anche ad arrivare a uno sganciamento progressivo dalla dipendenza dal gas di Mosca e a trasformare l'Italia in un hub di distribuzione di energia dal Nord Africa a tutta l'Europa. Diverse le missioni della premier in Africa, da quella in Algeria (dove sono stati siglati diversi accordi) a quella ad Addis Abeba. Roma si è poi battuta per l'ingresso nel G20 dell'Unione Africana, poi formalizzato al vertice di New Delhi
- Il Piano Mattei "può contare su 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie: circa 3 miliardi dal fondo italiano per il clima e 2,5 miliardie mezzo dal fondo per la Cooperazione allo sviluppo", ha spiegato Meloni
- In tema migranti c'è poi l'accordo tra Roma e Tirana, siglato nel novembre 2023: ha visto la costruzione di due centri per il rimpatrio dei migranti – gestiti e controllati dall’Italia in territorio albanese – per l’esame accelerato delle domande di asilo dei richiedenti asilo. Il 16 ottobre 2024, in ritardo di mesi rispetto alle tempistiche prospettate inizialmente dall'esecutivo, la prima barca italiana con migranti è arrivata in Albania
- Ma sulla questione è esplosa subito la polemica: la sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti nel centro di Gjader. Una motovedetta li ha così riportati a Bari. Lunedì 21 ottobre, il Cdm ha approvato un decreto legge per inserire l'elenco dei Paesi sicuri per il rimpatrio non più in un decreto interministeriale ma in una norma primaria, che "il giudice non può disapplicare: se la ritiene incostituzionale può fare ricorso alla Consulta", come ha spiegato il guardasigilli Carlo Nordio
- L'esecutivo Meloni ha rivendicato molto la grazia concessa dall'Egitto al ricercatore dell'Università di Bologna Patrick Zaki. Di cittadinanza egiziana, era stato arrestato con l'accusa - tra le altre cose - di aver diffuso notizie false nel febbraio 2020. In foto: Meloni e il presidente egiziano al-Sisi
- Meloni sta poi proseguendo nella via già tracciata da Draghi per il progressivo abbandono degli accordi con la Cina sulla cosiddetta Via della Seta: l'operazione si è politicamente conclusa con il bilaterale che la presidente del Consiglio ha avuto a New Delhi con il premier di Pechino, Li Qiang
- Meloni si è mostrata fortemente atlantista in questi 24 mesi alla guida di Palazzo Chigi. E ha sempre coltivato le relazioni con Washington, con bilaterali con Biden. L'ultima visita di Meloni alla Casa Bianca è stata a marzo di quest'anno
- La premier non ha poi mai abbandonato i suoi alleati di sempre, dalla Polonia di Morawiecki all'Ungheria di Orbán, passando per l'estrema destra spagnola di Vox (è apparsa anche a un evento elettorale del partito). Gli incontri con loro sono stati spesso l'occasione per ribattere alcuni punti cardine della sua ideologia politica, dalla difesa della "famiglia tradizionale" a - ancora una volta - la necessità di un pugno duro sull'immigrazione irregolare. In foto: Meloni e Orbán
- L'8 ottobre, giorno successivo all'attacco di Hamas contro Israele, Meloni ha chiamato il premier israeliano Netanyahu per ribadire la solidarietà del governo italiano. Il 17 ottobre, parlando alla riunione in videocollegamento del Consiglio europeo, la premier ha detto: "Dobbiamo tornare a ragionare di soluzioni di lungo termine della questione israelo-palestinese, riprendendo la questione dei due popoli e due Stati, che deve avere come presupposto il riconoscimento reciproco e il diritto di Israele all'esistenza e alla difesa"
- Ma, dopo la risposta israeliana e con l’acuirsi e l’allargarsi del conflitto, Meloni ha insistito sempre più per un cessate il fuoco sia a Gaza che, ora, in Libano. Il 18 ottobre 2024 la premier è stata a Beirut e in Giordania, dove ha ribadito che "solo rinforzando la missione Unifil si potrà voltare pagina". Diversi, in questi mesi, anche i contatti con il premier israeliano Netanyahu. L'ultima telefonata risale a pochi giorni fa, quando Meloni ha ribadito l'inaccettabilità che Unifil sia stata attaccata dalle forze armate israeliane