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Il Senato approva il ddl sulla riforma della Corte dei Conti: è legge. Cosa prevede

Politica
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Palazzo Madama ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulla riforma della Corte dei Conti, confermando il testo già licenziato dalla Camera. Tutti respinti gli emendamenti presentati dalle opposizioni. Il provvedimento, una volta pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sarà legge. I sì a favore del ddl sono stati 93, i no 51, gli astenuti 5

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Il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulla riforma della Corte dei Conti, confermando il testo già licenziato dalla Camera. Tutti respinti gli emendamenti presentati dalle opposizioni. Il provvedimento, una volta pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sarà legge.

Il via libera del Senato

A Palazzo Madama i sì a favore del ddl sono stati 93, i no 51, gli astenuti 5. Il ddl, a prima firma di Tommaso Foti quando era capogruppo di Fdi alla Camera, ha ricevuto il sì di Montecitorio nei mesi scorsi. Nelle intenzioni della maggioranza, il provvedimento vuole contrastare la cosiddetta "firmite", vale a dire la paura della firma da parte degli amministratori pubblici. In mattinata le opposizioni hanno presentato a Palazzo Madama una pregiudiziale di non passaggio al voto sul ddl: a illustrarla sono stati Roberto Cataldi (M5s), Peppe De Cristofaro (Avs) e Dario Parrini (Pd). La critica rivolta al ddl è che esso voglia limitare i controlli sugli sprechi e le scorrettezze degli amministratori pubblici. E che sia una "rivalsa" contro la Corte dei Conti per la recente bocciatura del procedimento governativo sul Ponte sullo Stretto. L’Aula ha respinto la pregiudiziale presentata dalle opposizioni (i sì sono stati 49, i no 99, un senatore si è astenuto) e si è passati alla discussione generale. I senatori hanno poi votato sui circa 200 emendamenti al testo presentati dalle opposizioni, che sono stati tutti respinti. Dopo le dichiarazioni di voto da parte dei gruppi, c'è stato il voto finale che ha dato il via libera definitivo alla riforma.

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Cosa prevede la riforma

Il provvedimento modifica la legge sulle funzioni della Corte dei Conti. Tra le altre cose il testo limita la responsabilità amministrativa dei pubblici ufficiali, riscrivendo la fattispecie della colpa grave. Inoltre, introduce nuove funzioni consultive dei magistrati contabili. Tra le altre misure, poi, il ddl rende strutturale lo scudo erariale introdotto durante il Covid nel 2020 e finora prorogato fino a tutto il 2025.

Le reazioni al via libera alla riforma

Il senatore Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia, ha attaccato la riforma: “In un paese come il nostro, appesantito da una burocrazia onnipresente che ne condiziona fortemente sviluppo e potenzialità, un sistema di controlli efficace, insieme ad una adeguata delle amministrazioni, sono presidi essenziali al buon funzionamento del nostro apparato pubblico. Questa riforma porta in una direzione esattamente opposta, poiché vi sono scelte che portano a una decisiva e sostanziale deresponsabilizzazione degli amministratori e della burocrazia, e insieme limitano la capacità di controllo della corte dei conti".  Il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto di Forza Italia ha detto di essere rimasto stupito dalla “pregiudiziale di costituzionalità delle opposizioni perché la norma ricalca quello che ha detto la Corte costituzionale. Noi non limitiamo la responsabilità solo al dolo, tipizziamo la colpa grave, poniamo un limite massimo del danno all'amministrazione pubblica e rafforziamo le funzioni di controllo della Corte dei Conti. Allo stesso tempo, evitiamo la moltiplicazione delle responsabilità per lo stesso fatto”. Mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha detto: “Non c'è unanimità di dissensi tra i giudici contabili; più di uno di loro ha manifestato favore nei confronti della riforma. Soprattutto nella parte di approfondimento che ha avuto alla Camera, vi è stata una costante interlocuzione con i rappresentanti della Corte dei Conti che ha permesso di modificare più di una delle norme dell'impostazione originaria. Non c'è nessuna vendetta perché l'iter di questa riforma parte all'incirca due anni fa. In Senato è approdata nel marzo di quest'anno, vi è stata una serie di audizioni: legarla al provvedimento della magistratura contabile sul Ponte sullo Stretto che è intervenuto poco più di un mese fa, mi sembra, per usare un eufemismo, una forzatura". Invece, la senatrice M5S Elena Sironi ha attaccato: “Con questa legge passeremo dalla paura della firma alla paura che i dirigenti firmino, visto che sullo spreco di denaro pubblico e sul danno erariale non ci saranno più controlli efficaci e sanzioni adeguate. Alla fine, di fronte agli sprechi, a pagare saranno i cittadini. Una delle varie conseguenze nefaste di questa legge è che la Corte dei conti sarà oberata da richieste, perché attraverso il parere preventivo ci si potrà mettere al riparo da un'eventuale azione di responsabilità. Senza prevedere un incremento dell'organico, cosa che il governo Meloni si guarda bene dal fare, ciò vuol dire che passeremo al silenzio/assenso di default. Il che è gravissimo, perché questo meccanismo impedisce poi l'eventuale condanna per mala gestio. Più silenzio/assenso per tutti, direbbe Cetto Laqualunque".

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