L'opera torna al centro del dibattito politico, finanziario e istituzionale. Tra lo spostamento delle risorse nella legge di Bilancio, le rassicurazioni del governo, le critiche degli oppositori e le osservazioni della Corte dei Conti, il dossier dell’opera continua a produrre effetti e divisioni
Un emendamento del governo alla Manovra interviene sugli stanziamenti destinati al Ponte sullo Stretto di Messina, collocando 780 milioni di euro nel 2033. La modifica avviene tramite una variazione tabellare nello stato di previsione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Secondo la Relazione tecnica, l’intervento tiene conto dell’aggiornamento dell’iter amministrativo e del mancato perfezionamento di impegni relativi a somme iscritte in bilancio nel 2025 come residui del 2024. Il rifinanziamento è strutturato in modo da lasciare invariato il valore complessivo delle risorse autorizzate.
Il governo e la società Stretto di Messina: impegni confermati
Il rinvio delle risorse non equivale a un definanziamento dell’opera, ha tenuto a sottolineare l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, secondo cui l’emendamento alla Manovra finanziaria 2026 ribadisce l’impegno del governo e del Mit per la realizzazione del ponte. Alla luce delle decisioni della Corte dei Conti e dell’aggiornamento dell’iter amministrativo, gli stanziamenti vengono confermati mantenendo inalterato il valore complessivo delle somme autorizzate, pari a 13,5 miliardi di euro.
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Le critiche dell'ex sindaco di Messina Accorinti: “Battaglia ancora lunga”
Di segno opposto il giudizio dell’ex sindaco di Messina Renato Accorinti, da sempre contrario all’opera. Per Accorinti, il rinvio delle risorse rappresenta “un’altra buona notizia” dopo lo stop della Corte dei Conti e indebolisce ulteriormente la posizione del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Secondo l’ex primo cittadino, il governo non avrebbe mai sostenuto con decisione il progetto, definito un “giocattolo” nelle mani del ministro. Accorinti ha ribadito che il costo del ponte equivale a una Finanziaria intera e chiede che le risorse vengano destinate al Meridione per infrastrutture, scuole, sanità e servizi essenziali. La chiusura della società Stretto di Messina Spa resta, per lui, l’obiettivo finale.
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Corte dei Conti: atto aggiuntivo incompatibile con norme Ue
Sul piano giuridico, invece, pesano le motivazioni depositate dalla Corte dei Conti in merito alla sentenza del 17 novembre scorso. I magistrati contabili hanno giudicato incompatibile con le norme europee il terzo atto aggiuntivo alla convenzione tra Mit e società Stretto di Messina. La Corte parla di "perplessità" in riferimento all'articolo 72 della direttiva europea 2014/24/UE, che disciplina la modifica di contratti durante il periodo di validità. Viene sottolineata l'incertezza sul costo complessivo dell'opera: "La valutazione degli aggiornamenti progettuali in misura pari a euro 787.380.000,00, in quanto frutto di un'attività di mera stima, rende possibile il rischio di ulteriori variazioni incrementali, incidenti - in disparte i problemi di reperimento di nuove coperture - sul superamento della soglia del 50 per cento delle variazioni ammissibili, anche in considerazione dei dati offerti dalla stessa Amministrazione", spiegano i magistrati contabili.
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Prezzo e contratto: dubbi sul limite del 50%
Nelle motivazioni si sottolinea che l’Amministrazione non avrebbe fornito una prova certa e rigorosa del rispetto del limite del 50% di aumento del prezzo rispetto al valore del contratto iniziale, come richiesto dalla normativa europea. Un elemento che incide sulla legittimità delle modifiche contrattuali adottate. La Corte dei Conti affronta anche il tema della copertura finanziaria. In origine, il progetto prevedeva un contributo dei privati pari al 60%, ma oggi l’opera risulta interamente finanziata con fondi pubblici. Secondo i giudici, l’ipotesi che la concessionaria reperisca ulteriori risorse sui mercati appare priva di necessità e legittimazione. Questo mutamento modifica sostanzialmente la natura del contratto, liberando la concessionaria dall’obbligo di reperire finanziamenti esterni e alterando il rapporto con il contraente generale. "Tale circostanza - si legge nel documento della Corte dei Conti" concreta un'ipotesi di modifica sostanziale del contratto in quanto introduce una modifica dell'assetto contrattuale che non solo cambia l'equilibrio economico del contratto a favore dell'aggiudicatario in modo non previsto nel contratto iniziale ma crea una condizione che, se fosse stata conosciuta al momento della procedura d'appalto iniziale, avrebbe potuto attrarre candidati diversi ed ulteriori rispetto a quelli inizialmente selezionati, in considerazione della più favorevole condizione di finanziamento dell'opera", sottolineano i giudici, facendo presente che "tra i motivi che giustificarono, nel 2012, l'interruzione della realizzazione dell'opera - con le inevitabili conseguenze sui rapporti contrattuali - vi era anche la difficoltà di reperire idonei capitali sul mercato".
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Opposizioni all'attacco
Alla luce del rinvio delle risorse e delle motivazioni della Corte dei Conti, le opposizioni sono andate all'attacco del governo. Con lo spostamento delle risorse "cade l'architettura finanziaria del Ponte sullo Stretto di Messina, un segnale chiaro del disastro compiuto da Matteo Salvini", attacca il leader di Avs, Angelo Bonelli, aggiungendo, dopo la pubblicazione delle motivazioni della Corte, che il Ponte "non si farà e, se vorranno riavviare le procedure, dovranno presentare un nuovo progetto con una nuova gara". L'emendamento alla manovra "che introduce l'iperammortamento per le imprese che investiranno nel Ponte sullo Stretto è l'ennesima prova che il progetto è nei fatti irrealizzabile", aggiunge il vicepresidente della Camera, Sergio Costa (M5S). E sulla questione interviene anche la Cgil. "Sulla vicenda ponte sullo Stretto si sta consumando una farsa il cui esito finale è l'ennesimo scippo di risorse alla Sicilia", denunciano Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia e il segretario confederale regionale Francesco Lucchesi.
Salvini: "Una parte del sistema Paese complica le cose"
Intanto il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, inaugurando le stazioni Porta Metronia e Colosseo della Metro C di Roma, ha sottolineato che "non esiste una galleria o una metro sovranista e una multiculturale". E quindi "lo stesso diritto non lo hanno i siciliani? ha detto, riferendosi al Ponte. "So che anche qui c'è qualche parte del sistema Paese che complica le cose. Spero che nel 2026 lo spirito che ha permesso di realizzare queste stazioni animi la politica", ha aggiunto Salvini, descrivendo la nuova tratta della linea C di Roma come "un'opera incredibile".
Sicurezza e ordine pubblico: l’allerta del Viminale
Sul fronte della sicurezza, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi segnala un possibile spostamento dell’attenzione degli antagonisti verso le grandi opere infrastrutturali. Tav e Ponte sullo Stretto, secondo il titolare del Viminale, potrebbero diventare nuovi punti di concentrazione delle proteste, motivo per cui le autorità si stanno preparando.