A Palazzo Madama è partito l'iter della seconda lettura per un esame praticamente blindato ed è arrivato il parere positivo della commissione Bilancio. Sono circa 800 gli emendamenti presentati dalle opposizioni, nessuno dalla maggioranza. La seduta prevista per le 18 è stata annullata: i senatori si rivedranno direttamente venerdì 27 mattina, alle 11, poche ore prima dell'inizio dell'Aula prevista alle 14. Secondo fonti parlamentari la commissione potrebbe chiudere i lavori senza affidare il mandato al relatore
Si è aperto questa mattina in Senato l'iter della Manovra 2025. La legge di Bilancio è arrivata in seconda lettura a Palazzo Madama per un esame praticamente blindato. La commissione Bilancio si è riunita per dare il parere sul testo approvato venerdì dalla Camera. Poi in Aula la vicepresidente e presidente di turno Licia Ronzulli, sentito il parere positivo della commissione, ha letto le comunicazioni della presidenza: "Alla luce del predetto parere il ddl bilancio è deferito alla quinta commissione in sede referente con il parere di tutte le commissioni permanenti. I rapporti delle commissioni in sede consultiva dovranno essere trasmessi alla quinta in tempo utile affinché quest'ultima possa riferire all'assemblea nella seduta 27 dicembre alle ore 14. Le commissioni sono autorizzate a convocarsi immediatamente per l'esame del disegno di legge". In seguito è stata annullata la seduta della commissione prevista per le 18: i senatori si rivedranno direttamente venerdì 27 mattina, alle 11, poche ore prima dell'inizio dell'Aula prevista alle 14. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, venerdì mattina la commissione potrebbe chiudere i lavori senza affidare il mandato al relatore, lasciando direttamente alla maggioranza in Aula la possibilità di porre la questione di fiducia, per far decadere gli emendamenti delle opposizioni che sono circa 800. Secondo quanto si apprende, la maggioranza non ha presentato alcuna richiesta di modifica. Il via libera finale alla Manovra è atteso il giorno dopo, sabato 28 dicembre.
La protesta delle opposizioni
A una settimana dalla fine dell'anno, con in mezzo la pausa natalizia, l'esame del testo è quindi blindato, senza modifiche, pena l'esercizio provvisorio. Una prassi che avviene da anni ma che questa volta i senatori dell'opposizione non ci stanno a far passare sotto silenzio: questo monocameralismo di fatto "mortifica" ed "umilia" il Parlamento, denunciano. Le opposizioni danno voce a un malessere che serpeggia da tempo: la prassi di una Manovra che dal 2018 viene modificata in un solo ramo del Parlamento, esautorando di fatto l'altro. "La sensazione è che siamo qui per una Manovra arrivata morta, arrivata inerme", dice il capogruppo Dem Francesco Boccia. "Anche quest'anno, uno dei due rami del Parlamento viene mortificato e privato delle proprie competenze", aggiunge il capogruppo del M5s Stefano Patuanelli. "Dobbiamo prendere atto che questa procedura non è più sopportabile", dice il capogruppo di Iv Enrico Borghi. Manovra non solo arrivata a Palazzo Madama blindata, osserva il senatore di Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni ma anche "piena di mancette". Sul piano generale però il ragionamento viene condiviso anche da alcune voci nella maggioranza: "Nella sostanza condivido anch'io - sottolinea il capogruppo di FI in Senato Maurizio Gasparri - i richiami sulla sovranità dal Parlamento e delle due assemblee legislative".
Il via libera alla Camera tra le scintille
La Legge di Bilancio approda al Senato dopo il via libera della Camera di venerdì 20 dicembre con 204 voti a favore e 110 contrari. In quell'occasione ci sono state scintille tra Fratelli d'Italia e il Movimento Cinquestelle durante le dichiarazioni di voto. La deputata meloniana Ylenja Lucaselli, durante il suo intervento, aveva infatti puntato il dito contro "le Leggi di Bilancio del Pd e del M5s" in cui, aveva affermato, "c'erano solo vergognosi provvedimenti spot, come il bonus divano che serviva a lasciare gli italiani seduti sul divano, pagati per non fare nulla". Affermazioni che hanno suscitato le urla di dissenso tra i parlamentari di opposizione, in particolare pentastellati.
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I principali punti della Manovra
Tra i principali provvedimenti contenuti nella Manovra, l'accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni: 23% fino a 28mila euro, 35% fino a 50mila euro e 43% oltre i 50mila euro. Avanti anche con il taglio del cuneo fiscale, con l'ampliamento della platea di lavoratori interessati: sale infatti a 35mila a 40mila euro la soglia di reddito che permette di aver accesso al taglio. Il meccanismo sarà tuttavia diverso da quello in vigore al momento: ci sarà un'indennità esentasse per i redditi fino a 20mila euro (una sorta di bonus non tassabile che varia in funzione del guadagno, dal 7,1% per i redditi fino 8.500 euro al 4,8% di quelli a ridosso dei 20mila), mentre a salire si va su un sistema di detrazioni fiscali, che va pian piano ad azzerarsi progredendo verso i 40mila euro. Arriva, inoltre, un taglio degli sconti fiscali per chi guadagna più di 75mila euro lordi all'anno (circa 1,2 milioni di contribuenti Irpef). Nel testo votato alla Camera presenti misure per incentivare la natalità e contribuire alle spese per i figli, anche per le attività extrascolastiche. C'è l'Ires premiale: le imprese che accantonano almeno l'80% degli utili dell'esercizio 2024 e ne reinvestono in azienda almeno il 30% (e non meno del 24% degli utili dell'esercizio 2023) pagheranno una Ires ridotta di 4 punti. E poi ancora stretta agli abusi della Naspi, proroga del fondo di garanzia per le Pmi, risorse per gli indigenti (con la Carta "Dedicata a te"). E per quanto riguarda i bonus, la Manovra ridisegna in modo sostanziale le agevolazioni sulla casa per il 2025 con poche conferme e tanti tagli. Questione previdenziale: molto ha fatto discutere l'aumento delle pensioni minime previsto, dato che gli assegni saliranno di appena 3 euro (da 614,77 a 617,9 euro).
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La spending review per chi riceve contributi pubblici
Tra le ultimissime novità sulla Manovra, spunta tra i commi una spending review per enti, società, organismi e fondazioni che ricevono contributi pubblici "di entità significativa" (che andrà definita da un Dpcm). Su di essi gli organismi interni di controllo dovranno fare una verifica e inviare una relazione annuale al Mef. Questi soggetti "a decorrere dall'anno 2025, non possono effettuare spese per l'acquisto di beni e servizi per un importo superiore al valore medio sostenuto per le medesime finalità negli esercizi 2021, 2022 e 2023. Per le fondazioni lirico-sinfoniche e i teatri di tradizione, "gli esercizi finanziari di riferimento sono gli anni 2022 e 2023", escluso il periodo Covid.
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