Giorgia Meloni e il caso della mail del magistrato Patarnello: cosa è successo

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La premier ha rilanciato lo stralcio di una mail che il sostituto procuratore generale della Cassazione ha inviato ai colleghi sulla mailing list dell’Associazione nazionale magistrati. "Si tratta solo di un passaggio pubblicato per gridare al complotto", dicono le opposizioni. La vicepresidente dell'Anm, Alessandra Maddalena: "Si pretende che i nostri provvedimenti siano in linea con l'azione di governo anche quando risultano in contrasto con il diritto"

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Bufera e polemiche politiche si sono scatenate nelle ultime ore intorno al nome di Marco Patarnello, 62anni, toga aderente a Magistratura democratica e sostituto procuratore generale della Cassazione dopo un lungo trascorso da giudice a Roma. Tanto che nel governo è stato ipotizzato il sospetto che una parte di magistratura "politicizzata" voglia mettere i bastoni tra le ruote. A dimostrarlo, secondo Palazzo Chigi, la mail che Patarnello ha scritto ai propri colleghi e comparsa sulla mailing list dell’Associazione nazionale magistrati, cioè un luogo di dibattito interno tra le toghe di tutti i colori. La premier Giorgia Meloni ne ha rilanciato un passaggio sui social: “Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione. Così un esponente di Magistratura democratica", si legge sull'account ufficiale di X della premier. Parole che precludono adesso una serie di interrogazioni parlamentari. Nonostante la risposta agli attacchi fosse contenuta nella medesima mail: “Non dobbiamo fare opposizione politica, ma difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini a un giudice indipendente. Senza timidezze”, ha scritto Patarnello. E il testo integrale della mail in questione è poi stata diffusa e commentata sempre sui social, con alcuni esponenti dell'opposizione che hanno sottolineato come Meloni ne abbia pubblicato solamente uno stralcio "per gridare al complotto".

La mail di Patarnello

Il "Corriere della Sera" ha pubblicato il testo integrale della mail di Patarnello. "Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni. Innanzitutto perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto", si legge. "In secondo luogo perché la magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora. E isolata nella società. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Quanto meno dobbiamo provarci. Sull’isolamento sociale non abbiamo il controllo ma sul tema della compattezza interna possiamo averlo. Non è accettabile chinare le spalle ora o che qualcuno si ritagli uno spazio politico ai danni dell’intera magistratura. In terzo luogo la compattezza e omogeneità di questa maggioranza è molto maggiore che nel passato e la forza politica che può esprimere è enorme e può davvero mettere in discussione un assetto costituzionale ribaltando principi cardine che consideravamo intangibili. Come corollario di questa condizione politica, anche l’accesso ad un informazione decente è ancora più difficile dell’era di Berlusconi. Quindi il pericolo per una magistratura ed una giurisdizione davvero indipendente è altissimo. Dobbiamo essere uniti e parlare con chiarezza. Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente. Senza timidezze", è un altro passaggio. "Dobbiamo pretendere che il Csm apra un dibattito al proprio interno e deliberi una reazione chiara e netta. Che anche l’Anm mostri il proprio approccio unitario e fermo. Ieri ho sentito un buon Santalucia, pacato ma piuttosto chiaro. Vorrei che si sentisse chiaramente che rappresenta tutta la magistratura. Non possiamo fare molto ma essere uniti, tenere la schiena dritta e parlare con chiarezza questo sì", conclude la mail. 

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Le reazioni, da Schlein a Salvini

Secondo Elly Schlein, segretaria del Pd,  Giorgia Meloni "anche oggi ci regala la sua dose di vittimismo quotidiano". Sul tema è intervenuto anche Matteo Salvini: “Patarnello non dovrebbe più essere al suo posto, molto banalmente", ha detto il ministro dei Trasporti e vicepremier. "Ci sono più di 9mila magistrati in Italia e la stragrande maggioranza fa liberamente e positivamente il loro lavoro. Se c'è qualcuno che ha preso il Tribunale per un centro sociale e per un luogo di vendetta politica ha sbagliato mestiere, molto semplicemente", ha sottolineato. E a chi gli faceva notare che bisognerebbe verificare la veridicità dell'e-mail, Salvini ha replicato: "Diciamo che se fosse vera, sarebbe di una gravità inaudita e comporterebbe l'immediato licenziamento".

Magistratura Democratica: "Esorbitanti le reazioni alla mail"

"Vogliamo consentire a tutti di valutare con sincerità a senza surreali strumentalizzazioni il contenuto di una riflessione del giudice Marco Patarnello che ha provocato reazioni delle massime istituzioni politiche e di alcuni organi d'informazione del tutto esorbitanti rispetto a ciò che realmente è stato scritto. Iniziamo con una semplice considerazione: a chi parla di complotto ordito contro la maggioranza di governo sfugge il semplice fatto che un complotto non si prepara annunciandolo in una mailing-list, quella di tutti i magistrati dell'Anm, con migliaia di accessi". Questo quanto emerso in una nota diffusa da Magistratura Democratica. "Incuriosisce la distratta lettura di un esponente politico che annunciando addirittura un'interrogazione parlamentare parla di 'mail mandata agli altri esponenti di Magistratura democratica': se avesse avuto la pazienza di leggere prima di dichiarare avrebbe capito che di tutt'altro si trattava", sottolinea ancora Md. "Nel merito, la mail riconosce alla presidente del Consiglio dei ministri di non muoversi per interessi personali, ma in base a una visione politica; che è politicamente forte e sostenuta da una maggioranza forte; che la sua visione della giurisdizione non è condivisibile e che mette in discussione l'assetto costituzionale; che i magistrati non devono fare opposizione politica ma essere uniti e fare chiarezza su quello che può compromettere i diritti dei cittadini". La mail "che ha suscitato reazioni estreme, corrisponde semplicemente a un'esigenza di discussione pubblica che in una democrazia costituzionale è necessaria. Non 'consentita' da chi governa. Necessaria".  

Maddalena (Anm): “Ci chiedono sentenze in linea col governo”

In un'intervista concessa a “La Repubblica”, la vicepresidente dell'Anm, Alessandra Maddalena, ha spiegato che "si pretende che i nostri provvedimenti siano in linea con l'azione di governo anche quando risultano in contrasto con il diritto". "Noi non facciamo opposizione, facciamo solo il nostro mestiere" ha aggiunto Maddalena. "Il ministro Nordio ha sostenuto che nelle sue parole non c'era alcun riferimento ad azioni disciplinari; eppure, ha anche definito abnorme il provvedimento e sa bene quali possano essere le conseguenze della abnormità sul piano disciplinare. Comunque non credo sia giusto parlare di attacco ai magistrati. Qui si colpisce al cuore la giurisdizione. Si vuole far credere ai cittadini che la magistratura agisca per ostacolare il bene della nazione. È un inganno. La magistratura applica il diritto, nazionale e sovranazionale, senza fare distinzioni, anche quando non piace ad una parte della politica, a prescindere dallo schieramento a cui può appartenere". Tornando alla mail di Patarnello , la vicepresidente dell’Anm ha spiegato: “Nessuno ha scritto che bisogna porre rimedio alla presidente del Consiglio. E se lo avesse fatto sarebbe stato sbagliato. Anche in alcuni passaggi della mail del collega dice chiaramente che non bisogna fare alcuna opposizione politica".

Il caso migranti

In questo clima ad alta tensione l'esecutivo prepara il decreto-legge con cui, nel Consiglio dei ministri programmato alle 18, intende porre "soluzione" al "problema" nato dalla decisione del Tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento dei migranti all'interno del cpr in Albania. Un provvedimento che dovrebbe rendere norma primaria, e non più secondaria come il decreto interministeriale, l'indicazione dei Paesi sicuri, quelli verso cui è più facile disporre i rimpatri. Si lavora, spiegano fonti di maggioranza, anche ad un altro aspetto, ovvero i ricorsi contro le decisioni sul trattenimento nei cpr, e si sta valutando di farlo con le Corti d'Appello. Una soluzione tra l'altro già introdotta, per le richieste d'asilo, con il recente decreto flussi. Si andrebbero così a toccare due elementi della sentenza del Tribunale di Roma, "abnorme" per il guardasigilli Carlo Nordio e ineccepibile per le l'Unione delle camere penali, secondo cui i giudici si sono "limitati ad applicare la normativa europea di riferimento, in linea con le indicazioni vincolanti della Corte di Giustizia dell'Unione europea".

La Nave della Marina Militare LIBRA al largo di Lampedusa, 1 agosto 2013. ANSA/GIUSEPPE LAMI

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